Le residenze teatrali tra entusiasmi e perplesstà
Appunti dal convegno di Ivrea, 12-13 novembre 2009
Apertura del convegno e interventi istituzionali
Si è svolto a Ivrea il 12 e 13 novembre 2009 il convegno nazionale sulle realtà teatrali di residenza, promosso da Piemonte delle Residenze, a cui hanno partecipato numerosi operatori e artisti, e durante il quale è stato firmato un protocollo d’intesa fra le Regioni Toscana, Piemonte e Puglia per la creazione di una rete e di un circuito interregionale e con l’obiettivo, da parte delle Regioni, di valorizzare e favorire l’attività delle Residenze teatrali.
Presente al convegno anche Associazione Etre, espressione delle residenze lombarde, nata e sostenuta sulla scia del progetto Etre di Fondazione Cariplo che attraverso un bando Etre, appunto sostiene e co-finanzia l’attività di residenza in Lombardia. Presenza anomala, quella dell’esperienza lombarda, per la mancanza di Regione Lombardia al tavolo delle istituzioni presenti e la novità di un modello di finanziamento misto privato-pubblico.
Ad aprire la due giorni di lavoro è Gimmi Basilotta, rappresentante di Piemonte delle Residenze, che ha sottolineato l’importanza del lavoro delle residenze definite con le parole dannunziane oro di lieve peso: strutture piccole ed agili, con scarsi finanziamenti, che riescono comunque a portare avanti progetti anche complessi di profondo dialogo e radicamento nel territorio che le ospita.
Gli interventi dei quattro sistemi di residenze rappresentati ne hanno evidenziato la diversità di nascita e di strutturazione sul territorio:
– la Puglia con il progetto Teatri Abitati si mette in evidenza da subito per la sua particolarità: la rete di residenze, stimolata e sostenuta anche grazie a finaziamenti europei dalla Regione, è emanazione del Circuito Teatro pubblico pugliese, che ha scelto di investire sullunione fra molti spazi ristrutturati, ma vuoti, e le giovani compagnie in cerca di dimora: si registra così una notevole crescita del pubblico e un’ottima interazione fra la programmazione del circuito e l’attività che la compagnia porta quotidianamente avanti sul territorio, riuscendo a comprenderne meglio bisogni e necessità di sviluppo, e a formare il pubblico alla visione teatrale;
– la Toscana, terra storica delle residenze, ha visto formalizzare dalla Regione una serie di realtà già attive e radicate sul territorio: si caratterizza per tanti micro-sistemi provinciali, e per una linea di finanziamento che evidenzia per ogni realtà delle funzioni di servizio pubblico-culturale e degli obiettivi da raggiungere, con un ritorno individuato e significativo sul territorio e il panorama culturale circostante, e una progressiva sostenibilità economica;
– anche in Piemonte cè stato un riconoscimento regionale del già esistente con la creazione di Piemonte delle residenze (a cui comunque non aderiscono tutte le compagnie residenziali piemontesi), ma il territorio non è ancora coperto in modo capillare, e difficili se non inesistenti appaiono i rapporti col Circuito, vero collante del teatro periferico piemontese: gli obiettivi futuri sono orientati principalmente alleducazione del pubblico (che le statistiche ci dicono interessato ai linguaggi contemporanei) e alla definizioni di criteri per riconoscere la qualità e la legittimità del finanziamento alle strutture coinvolte; manca inoltre la fondamentale legge regionale sullo spettacolo dal vivo;
– sorella diversa la Lombardia, che non vede promuovere le Residenze e lAssociazione Etre dalla Regione (che anzi sinora si ostina ad ignorarla), ma dalla Fondazione Cariplo, la più grande fondazione bancaria italiana. Radicato su 9 province con 22 residenze coinvolte, il progetto è stato presentato anche al tavolo nazionale delle fondazioni bancarie (in sede ACRI), le quali hanno espresso interesse alla nascita e alleventuale sostegno di una dimensione nazionale (di un sistema nazionale di residenze).
Dopo la firma del protocollo, da parte degli assessori Paolo Cocchi (Assessore alla Cultura Regione Toscana), Gianni Oliva (Assessore alla Cultura Regione Piemonte) e Silvia Godelli (Assessore al Mediterraneo Regione Puglia), per scelta e per fortuna non troppo solenne ma rilevante, e senza precedenti nell’organizzazione del teatro italiano, i lavori proseguiti suddivisi in quattro tavoli, che spaziavano per argomenti dal protocollo dintesa alla legge quadro, dai circuiti alla formazione dei giovani, dalla multidisciplinarietà alla definizione del modello di residenza.
Alcuni aspetti significativi emersi dalla discussione sono:
– la volontà di creare un tavolo di lavoro interregionale tra le quattro realtà regionali di residenza (Lombardia, Toscana, Piemonte e Puglia) che renda attuativo il processo messo in moto dalla firma del protocollo dintesa. Tale tavolo prescinde dai rapporti politici con le istituzioni locali pur muovendo da essi per promuovere a livello nazionale il concetto di residenza teatrale ed ottenerne un riconoscimento istituzionale;
– i modelli di residenza sono molto diversi, e devono rimanere tali, proprio per il rapporto dialettico e constante fra le compagnie e il territorio nel quale si collocano. Sono tuttavia riconducibili a tipologie, o macroaree di intervento, riconducibili agli obiettivi e ai risultati artistici, alla caratterizzazione derivata dal luogo dorigine, alla finalità di produzione e accoglienza, alla fisionomia di case aperte alla residenzialità di altre compagnie, di luoghi di studio laboratoriale, di formazione e alta formazione con grandi maestri;
– la necessità di un monitoraggio nazionale delle residenze, anche per ampliare gli orizzonti verso quelle realtà non ancora accorpate in reti o associazioni: dopo un periodo di studio i primi risultati potrebbero essere presentati al Convegno Forme innovative nell’organizzazione del teatro. Lombardia, Italia, Europa che Fondazione Cariplo organizzerà il 12 e 13 marzo 2010 a Milano.
– la residenza sembra essere il luogo deputato allaccompagnamento al lavoro delle giovani compagnie e dei giovani artisti: si auspica la creazione di vetrine nazionali di questo tipo organizzate e promosse dalle realtà di residenza;
– il circuito delle residenze a livello nazionale dovrebbe essere uno dei primi obiettivi per il tavolo interregionale: la logica non potrà essere quella della vendita e dello scambio, ma dovrebbe riflettere lattenzione sul processo produttivo con ospitalità lunghe, laboratoriali, incentrate sullesperienza e lincontro di linguaggi artistici differenti: la residenza si caratterizza per un valore non nel prodotto finale, ma nel processo creativo, e nella rivalutazione e riqualificazione di un territorio e di un pubblico.
Ha chiuso il convegno l’intervento dell’onorevole Emilia De Biasi, sottosegretaria alla Camera e firmataria della proposta di legge quadro dello spettacolo dal vivo per il Partito Democratico. L’on. De Biasi, sottolineando il contesto drammatico della cultura in Italia dove l’investimento nel settore è pari a solo lo 0,3% del Pil (contro numeri come il 3% francese) e dove la situazione è peggiorata dall’inesistenza di un sistema di defiscalizzazione che permetta al privato di supplire dove il pubblico è negligente, evidenzia come la nuova proposta di legge voglia porre laccento sull’importanza dello spettacolo come forma culturale qualificante della nostra Nazione, e punto focale per il turismo e l’esportazione della cultura italiana. I nuovi regolamenti andranno nella direzione di scardinare le storiche baronie lasciando margine a nuove forme organizzativo-produttive, rimarcando l’importanza del rapporto con i territori come uno dei fattori caratterizzanti per stabilire e verificare qualità e valore dei soggetti finanziabili e dei progetti da sostenere: le residenze che – anche se brevemente – sono esplicitamente citate nella proposta di legge rimangono materia e tutela di competenza regionale.
L’onorevole De Biasi ha positivamente sottolineato la convergenza di opinioni e obiettivi fra maggioranza ed opposizione nei riguardi del testo di legge.
Tirate le fila del discorso, restano alcune perplessità e considerazioni da sviluppare.
Prima perplessità: la mancanza di un piano attuativo del protocollo dintesa firmato da Regione Toscana, Regione Piemonte e Regione Puglia; non è stato previsto nessun tipo di seguito normativo e, al momento, nemmeno operativo.
La larga presenza di Associazione Etre quindi di una forte realtà regionale lombarda di residenza – contrastava con lassenza di Regione Lombardia come istituzione: se obiettivo delliniziativa e del protocollo da parte delle tre Regioni firmatarie è la promozione del concetto e dell’appoggio alle residenze anche presso altri territori, è tuttavia auspicabile che l’iniziativa possa costituire un primo step promozionale in questa direzione. Da tener presente anche il tabù delle elezioni di marzo che proiettano le tre Regioni firmatarie in un futuro dalle prospettive incerte.
Diventa a maggior ragione fondamentale un piano di lavoro parallelo a quello delle Istituzioni locali, la costituzione del tavolo di lavoro tra le associazioni di residenza che si formerà proprio a partire dal convegno tenutosi ad Ivrea che vuole e deve andare avanti a prescindere dallappoggio o meno delle Regioni nella ricerca di un riconoscimento formale e normativo sia a livello locale che ministeriale.
Desta perplessità anche leccessivo entusiasmo e il carico di responsabilità di cui improvvisamente sembra si vogliano investire le residenze, cui si vorrebbe demandare ogni cosa: accompagnamento ai giovani, formazione del pubblico, arricchimento del territorio, laboratori, ospitalità impegnative, e chi più ne ha più ne metta, col rischio di ingabbiare organismi modellati da forti caratterizzazioni personali, ognuno con una vocazione differente, verso questo o quell’altro ambito.
E di fronte a tutti questi possibili compiti e oneri, ma anche agli impegni già perseguiti da ciascuno, è forte la preoccupazione che l’intervento – e l’investimento – del settore pubblico possa vacillare dal punto di vista politico-normativo e finanziario (in particolare se qualche Regione cambiasse di segno in primavera). Non sarà facile in questo caso trovare soluzioni e risorse alternative rivolgendosi al privato. Se infatti una residenza, così legata al proprio territorio, potenzialmente dispone di buoni argomenti per ottenere forme di sostengo da sponsor locali, mancano tuttora adeguati strumenti fiscali che favoriscano il successo su questo fronte.
A Ivrea non poteva sfuggire infine, a un osservatore attento, quanto la rete lombarda, con la sua nascita privata e il suo modello di sostentamento misto pubblico-privato, desti simpatia o antipatia a seconda dellinterlocutore. Staccata dalle logiche politiche e di categoria, stimolata dai limiti del cofinanziamento a trovare forme e fonti diversificate di sostegno, la rete ETRE rappresenta per molti un modello positivo, che apre porte e prospettive nuove, ma può risultare anche un confronto scomodo per chi dipende totalmente o quasi dalla storicità di finanziamenti pubblici, spesso del tutto svincolati da valutazioni di qualità e merito.
E’ davvero il caso di concludere chi vivrà vedrà, visto che di protocolli e leggi scritte e mai approvate in Italia siamo degli esperti: ma non volendo essere così disfattisti, è indubbio che il convegno di Ivrea ha smosso le acque e riconosciuto de facto che il sistema cambia, si evolve e cresce, e che le Residenze rappresentano sicuramente uno dei modelli innovativi più interessanti nel panorama culturale attuale.
Cristina_Carlini_e_Simona_Fremder
2009-11-20T00:00:00
Tag: Ivrea (15), politicaculturale (20), Residenze (34)
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