TourFest2024 | Un festival per celebrare la danza contemporanea
Umbria Danza Festival a Perugia
Situata a pochi chilometri dal centro più centro d’Italia, capoluogo dell’unica regione sotto il Po senza sbocco sul mare, difficile da raggiungere con i mezzi pubblici, arroccata su un colle e ricca di passaggi sotterranei nella roccia, Perugia è una città tutta da scoprire. Tra il Quattrocento e il Cinquecento ha visto succedersi artisti come Perugino, Raffaello Sanzio, Pietro Aretino e Piero della Francesca. Nonché, in tempi più recenti ha dato il Natale, tra gli altri, al poeta Sandro Penna. Camminando per le vie della città si respira un’aria storica, che riporta subito indietro a un tempo in cui le auto non esistevano e l’Italia non era unita. All’interno di questa città dal sapore rinascimentale si sviluppa un festival di danza con artisti d’eccellenza italiani e internazionali, che riporta i pensieri ai nostri giorni…
Qui, dal 23 al 28 luglio 2024 ha preso vita l’ultima edizione di Umbria Danza, festival di danza contemporanea. Nello storico complesso Sant’Anna, sede di Dance Gallery, la scuola di danza che cura l’organizzazione della manifestazione, si sono succedute una ventina di performance.
In cartellone spiccano Virgilio Sieni, Abbondanza/Bertoni, Sosta/Palmizi, Zerogrammi e Aldes, ma sono presenti anche degli inediti delle ex-allieve della scuola.
Il titolo di questa edizione, Celebration, festeggia il trentennale di attività della scuola fondata da Valentina Romito, che è anche direttrice artistica del festival, e Rita Petrone. Le due insegnanti, originarie di Napoli, dopo anni di formazione in Italia e in Europa, approdano a Perugia dove aprono la loro scuola. Presto si crea un forte legame con il Comune e con il Teatro Stabile dell’Umbria, che consente a Dance Gallery di diventare un centro rilevante a livello regionale.
Il 23 luglio, Umbria Danza si è aperto con un dittico firmato Centro di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni, preceduto da Sleep in the Car, performance site-specific con Jari Boldrini e Maurizio Giunti, un viaggio onirico all’interno di una Citröen Dyane. Con movimenti rallentati e molto dolci e un look anni Sessanta, camicie larghe estive e bermuda color pastello, i due performer indagano il rapporto tra sonno e auto. Per qualcuno l’auto diventa una seconda casa dove dormire quando si è in viaggio; per altri, che non possono permettersi una prima casa, offre un rifugio. Oggi la macchina è vista come un luogo sicuro, avulso dal tempo e dallo spazio, in cui ci si può sentire protetti.
A seguire poi, la performance Danza cieca, oramai un cult di Virgilio Sieni, che ha debuttato nel 2019 a Matera. Il coreografo e danzatore ha rappresentato la dinamica di movimento con un danzatore cieco, Giuseppe Comuniello. I due si muovono nello spazio in maniera molto precisa, guidandosi a vicenda attraverso il rumore dei piedi sul tappeto di cartone, il suono del respiro e il contatto con il corpo del partner. I due sono in un ascolto così profondo che supera il concetto stesso di vista, senso al quale si dà estrema importanza e priorità. Così Danza cieca ribalta la normalità per costruirne un’altra, diversa, alla quale abbandonarsi, lasciandosi affascinare dal sorriso dolce di Giuseppe Comuniello e dalla concentrazione di Virgilio Sieni.
La seconda giornata del festival è stata completamente dedicata al trentennale della scuola Dance Gallery. Nel pomeriggio si è tenuto il vernissage della mostra fotografica Omaggio ad Alwin Nikolais, con gli scatti di Tom Caravaglia, che studiano il rapporto tra la luce e il corpo dei danzatori. La sera sono stati realizzati tre spettacoli (You might find you somewhere, 1994-2024. Appunti per un archivio personale di trent’anni di movimento, Commosse geografie / Capitolo 1 Terracarne) di ex-allieve ed ex-allievi della scuola. Un momento particolarmente toccante perché, anche chi non conosceva quella realtà, ha potuto assistere a una famiglia che si mette in scena, un gruppo che, unito dalla stessa passione, condivide tante fatiche, ma anche tanto stupore. In tutti e tre i lavori, la performance era avvolta da un’aria densa di ricordi, nostalgia e senso di appartenenza. Alcune delle performer che si sono esibite non vivono più a Perugia, alcune non vivono nemmeno più in Italia, eppure era chiaro che quello fosse stato un luogo molto significativo per loro e l’emozione negli occhi di Valentina Romito e delle altre insegnanti era molto esplicativa.
Insomma, un inizio molto intenso. Un festival che non ha la pretesa di coinvolgere l’intera cittadinanza, ma parla a chi è appassionato e vuole assaporare spettacoli in cui il corpo è protagonista. Un festival che prende il pubblico e lo fa entrare nella sua casa fatta di storia e danza.
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