Quando le battute non sono solo battute, ovvero come raccontare la logica dei sentimenti
Non erano battute[ di Casto all'Elfo-Puccini di Milano
Si fa chiamare Casto, un casto divo, – in tournée nei teatri – perché aldilà dei testi delle canzoni, esplicite rassegne di rapporti sessuali, quello che caratterizza Manuel Cuni è un candore verso la vita. Come se guardasse le cose e le analizzasse in un suo laboratorio di logica e matematica, giocando con il linguaggio.
Immanuel Casto, cantante pop, abile content creator, già presidente di Mensa Sana per quozienti intellettivi top, affronta con passione un monologo “meta comico”, affilato, tagliente, mai banale. Ma come nello svelamento della fiaba per bambini, tiene incollato il pubblico con un continuo dichiarare “Il re è nudo”. Il teatro è presenza, si compone in un corpo che sappia tenere la scena e anche di una storia intensa e personale.
In Non erano battute Manuel riesce nella operazione più ardita: rendere la propria storia uno spettacolo, senza retorica ma utilizzando il semplice dono di saper dire la verità. Una sincerità che viene dalla sua esperienza di vita.
Racconta della sua adolescenza e delle sue passioni. Del suo desidero di diventare importante e famoso. Ha una carriera come cantante, in cui racconta il sesso in modo esplicito, senza metafore. Nell’Italia perbenista nominare atti impuri lo relega in una nicchia, ma al contempo lo rende unico, simpaticissimo alle giovani generazioni.
Ma c’è di più: una tensione maniacale per la logica. Per le parole esatte con cui descrivere la vita- Questa è la novità. Non si nasconde. Gioca con ironia con la sua avvenenza. Spiega la differenza tra gioco e giocattolo, snocciola episodi, demolisce lo stereotipo della spiaggia assolata estiva, che vive come in nuvola di unte creme e accecanti giornate sporche di sabbia. Questa autenticità nel parlare di sé crea inevitabilmente un rispecchiamento che ti accompagna fin dentro il suo modo di ragionare. Non erano battute renda semplici le cose complesse come i sentimenti e le emozioni, demolisce le convenzioni, spiega i meccanismi della paura. E anche se non non vuole coinvolgere attivamente il pubblico, sa fare di più: crea uno spazio dove si riflette insieme. Le parole esatte per descrivere le cose che accadono e non frasi di circostanza o luoghi comuni. Non quei modi di dire vuoti. Ma andare a cercare l’essenza dei rapporti. Una certa funzionalità del linguaggio che dà forma delle emozioni. L’abbandono della parola “egoismo” e la nascita di nuove tendenze che vengono dall’America. La difficoltà ad accettare il rifiuto. Come dietro il linguaggio ci sia sempre un’interpretazione che ciascuno applica con la lente delle proprie paure. Il rifiuto in amore (che andrebbe insegnato a scuola) e una retorica che viene demolita da un ragionamento impeccabile.
La buona arte serve sostanzialmente a questo: a spiegare il senso della vita. Senso palpabile e rintracciabile di un monologo elegante e bello, profondo a modo suo. Che lascia domande, ispira curiosità e voglia di conoscere, ma soprattutto – come dice il Casto divo – desiderio di farne presto un altro. E per noi il desiderio di ascoltare ancora.
NON ERANO BATTUTE
MONOLOGO METACOMICO
Immanuel Casto
Produzione Barley Arts e Freak & Chic
Sala Shakespeare, Teatro Elfo Puccini, Milano, 12 giugno 2024