Due mail su Faccia di cuoio di Krassner

Un dialogo

Pubblicato il 12/04/2001 / di and / ateatro n. 007

Ciao Oliviero,
Andrea mi ha riferito della vostra telefonata a proposito di Faccia di cuoio. Mi piacerebbe conoscere più nel dettaglio cosa ne pensi.
Per noi è stata un’esperienza molto positiva fino al momento di entrare al Portaromana. Siamo entrati in teatro tre giorni prima del debutto e da lì in poi la situazione ci è sfuggita di mano per grossi problemi tecnici che non ti sto a dire, ma soprattutto ai miei occhi lo spettacolo ha cambiato sapore. E’ già la seconda volta che mi capita (lo stesso era stato con Hamletmaschine) e credo proprio che le dimensioni e l'”aria” del Portaromana poco si addicano al nostro lavoro. La replica che hai visto tu era già molto più soddisfacente, giorno per giorno abbiamo rimessa mani a tutto.
E’ un onore per noi essere nel cartellone di Teatridithalia, ma sono sicura che il nostro lavoro in  luoghi così è penalizzato, a meno che non nasca lì, ma questo non sarà mai possibile.
Dobbiamo riflettere molto bene per scelte future. Io amo spazi dove il rapporto con il pubblico è più ravvicinato, dove tutto sia più gestibile, visto che non abbiamo una squadra di tecnici a disposizione.
Andrea mi ha riferito i tuoi dubbi rispetto all’età degli attori. E’ un dubbio che all’inizio ho avuto anch’io, ma rileggendo il testo mi è poi sembrato poco probabile che un ventenne possa fare ragionamenti sulla vita come quelli che fa “lui”, discorsi che presumono un’esperienza di vita molto profonda e a tanti livelli, una maturità. Anche i conflitti di coppia su problemi economici e altro sono tipici di persone non giovanissime. Mi sembra interessante, invece, mettere in scena persone adulte che si giocano tutto in modo irrazionale, perchè non sono ancora riusciti a dare valore e solidità alla propria esistenza, per assaporare un momento di gloria, consci dell’inutilità delle proprie convinzioni al cospetto degli altri.
In fondo è la condizione di tanti miei “nostri” coetanei, che non accettano certe regole, che sanno di avere una testa che funziona, ma che subiscono molte frustrazioni, che non hanno molto da perdere, che hanno voglia di brividi veri. Tanta pigrizia, ma anche tanta rabbia, poi a un certo punto, qualcosa esplode.
Tieni anche conto che i testi interessanti (e soprattutto rappresentabili per noi per i diritti) che ci passano fra le mani sono pochissimi: quando abbiamo letto questo non avevamo tante alternative… in ogni caso è stata una scelta convinta.
Comunque se hai qualcosa da suggerirci, volentieri, non aspettiamo altro!
Mi hanno detto che le mail devono essere brevi, questa non lo è. Chiudo qui.
Grazie per interessarti sempre a Extramondo.
Michela

cara michela, cerco di riassumere.
il testo mi è sembrato curioso e interessante, e mi sembra anche che il lavoro di regia che hai fatto fosse funzionale ed efficace e valorizzasse il testo.
Avevo invece delle perplessità perché mi sembra che dua attori (o meglio due persone) come Andrea e Bruna Rossi abbiano un’età tale per cui in quei ruoli non sono naturalmente credibili, e dunque devono fare un gran lavoro (che svolgono con grande impegno) per “adolescentizzarsi” – ma lasciando sempre qualcosa d’irrisolto.
E’ un problema di realismo, o meglio di credibilità. Non sarò certo io a dire che Amleto dev’essere un pallido spilungone in calzamaglia nera, o Otello un negro. Ma i protagonisti di Faccia di cuoio sono con tutta evidenza due ragazzi inesperti della vita e pieni di slanci. Chi abbia vissuto un po’, o è completamente fuori di melone, oppure ha imparato (magari a sue spese) che su certe cose è meglio non scherzare. Di più: l’intera logica del testo mi sembra basata sul fatto di raccontare una storia apparentemente assurda e vagamente surreale, per poi dire alla fine: “Guardate, è successo davvero”. Insomma, l’effetto sorpresa e l’efficacia del testo (il pugno nello stomaco) dipendono proprio dalla credibilità del tutto.
Per calarsi nei panni dei due ragazzi, Andrea e Bruna devono invece fare una serie di deformazioni vagamente grottesche. La camminata tutta sghemba di Bruna, che hanno solo certe ragazzine che cercano di fare le timide e qui diventa un tic distorto è la più clamorosa: è una bella soluzione registica e attorale, ma è una caricatura. Anche i “discorsi” dei ragazzi: se li fanno due adolescenti, a caldo, come dettati da circostanze che li portano a esseer più saggi, è un conto; se li fanno due adulti per i quali rappresentano il distillato di decenni d’esperienza, è un altro (e non sono i monologhi di Amleto).
Ecco questa è la mia perplessità, per certi analoga a quella che mi ha suscitato Arturo Cirillo che sceglie di fare La notte è madre del giorno interpretando un adolescente che dovrebbe avere la metà dei suoi anni (e che anche lui si sente costretto a fare “qualcosa di fisico” e bello – ma che in qualche modo porta la pièce su un terreno che non è il suo).
Dopo di che, sia Krassner sia Norèn hanno scritto testi in apparenza realistici (uno ispirato a un fatto di cronaca, l’altro alle proprie vicende familiari) che poi raccontano tutt’altro. Ma se questa forzatura del realismo è il dato di partenza, credo che poi l’impatto dei testi (di testi peraltro poco conosciuti in Italia) rischi di perdersi.
Un altro problema di cui abbiamo parlato con Andrea riguarda i suoi possibili ruoli. Per certi aspetti è un attore anomalo: ha una tecnica costruita con l’energia, ed è nato come “monologante”. Credo che non sia facile stargli accanto in scena, è necessario costruire un equilibrio e una fiducia reciproca, e in questo caso ci siete riusciti. Mi sembra la strada giusta (dopo gli squilibri di Hamletmaschine, quand’era circondato dagli allievi della vostra scuola).
Il problema, lo dici anche tu, è il repertorio, e non è di facile soluzione (anche pensando al fatto che non vi potete permettere grandi compagnie). Faccia di cuoio è certo un testo interessante – e non ce ne sono molti di quel livello.
Infine, il teatro di Porta Romana. Non credo sia un vero problema (al di là dei tempi di prova): quando ho visto lo spettacolo (all’ultima replica, è vero) mi sembrava ormai messo a punto, con una serie di soluzioni tecniche interessanti (e non semplicissime: il filmato, le luci, eccetera). Certo che nell’intimità di uno spazio più raccolto certe cose hanno maggior impatto – o un impatto diverso. Ma insomma, Faccia di cuoio sul palcoscenico regge più che bene.
Cia-o.

Michela_Blasi_e_Oliviero_Ponte_di_Pino




Scrivi un commento