Passaggio in Mozambico | 2. Incontri a Maputo fra musica, teatro e street art
Tra musica classica, rap e fado-jazz, impegno e satira, nelle strade e nei centri culturali della capitale
La via mozambicana alla musica classica: Xiquitsi
di Mimma Gallina
A Maputo, nel quartiere borghese di Sommerschield, il grande salone del Indy Montebelo Maputo Congress Hotel, ospita il primo concerto della stagione di musica classica dell’associazione Kulungwana.
Il genere annunciato è fado-jazz, il titolo è Almo. Un un pianista, Julio Resende, e due cantanti portoghesi, Paulo Lapa e Tiago Matos e, nel finale, il coro di Xiquitsi, propongono un viaggio nell’anima del fado, l’essenza della musica portoghese (con qualche incursione in brani internazionali noti, che con il fado hanno qualche affinità). Insomma, quello che avete disperatamente cercato a Coimbra, Porto o Lisbona e che probabilmente non avete trovato a questo livello.
Una serata molto piacevole: pubblico numeroso, non popolare – nonostante i prezzi contenuti – anche internazionale, forse un po’ mondano. Ma la serata prende una piega del tutto diversa, e l’atmosfera diventa coinvolgente e emozionante, quando nel finale entrano in scena i giovanissimi e le giovanissime del coro del progetto Xiquitsi, bravi, belli e pieni di energia.
Il progetto nasce nel 2013 con la direzione artistica della musicista, e attuale ministra della cultura, Eldevina Materula e si ispira al modello didattico venezuelano “El Sistema” di José Antonio Abreu. Promuove l’insegnamento in forma gratuita della musica classica presso i giovanissimi, dai 6 ai 25 anni: la musica è intesa come strumento di trasformazione nella vita dei ragazzi, di integrazione sociale, di espressione e crescita individuale e professionale. Anche la stagione concertistica è collegata al processo didattico: offre infatti l’occasione per incontrare musicisti professionisti attraverso i laboratori.
Xiquitsi ha costituito la prima orchestra giovanile del Mozambico che oggi ne conta tre, oltre a due cori. Il progetto è promosso da Kulungwana, un’associazione di sviluppo culturale che opera dal 2006 nella formazione, nell’organizzazione di festival musicali internazionali e ha un proprio spazio, la Sala de Espera, presso la stazione di Maputo (uno dei monumenti più belli della città), dove ospita esposizioni d’arte, presenta libri e piccoli concerti.
Xiquitsi può contare oggi su patrocini internazionali, sponsorizzazioni importanti e l’appoggio di un’organizzazione di amici: è un modello anche dal punto di vista organizzativo e della sostenibilità.
Il concerto di fado-jazz è possibile anche grazie alla collaborazione con l’Ambasciata portoghese. Le principali relazioni internazionali riguardano in effetti i paesi di lingua portoghese (la comunità delle ex colonie, PALOP), e quelli confinanti: il Malawi, lo Zambia, ma soprattutto il Sudafrica, lo Zimbabwe e lo eSwatini.
Nei centri culturali stranieri le ospitalità dai paesi fondatori non mancano (non troppo impegnative in termini economici per la verità). Anche l’Italia per il passato ha fatto la sua parte (danza e jazz, soprattutto), ma oggi non esiste un Istituto Italiano di cultura e l’ambasciata non ha un programma culturale.
Uno dei temi degli operatori è proprio come attivare percorsi di internazionalizzazione, per ospitare e confrontarsi, ma soprattutto per portare spettacoli e individuare opportunità all’estero (i sostegni economici statali in questa direzione sono scarsi e simbolici).
Offenbach alla Scala e un concerto sorprendente al Centro Alemanno-Mozambicano
di Lanfranco Li Cauli
Nel cuore di Maputo si trova il Cine-Teatro Scala. Straordinario trovare un’attiva sala culturale il cui nome è un naturale omaggio al celebre teatro milanese.
L’imponente cinema, con più di ottant’anni di storia, è stato costruito nel 1931 e si trova in Av. 25 de Setembro, vicino all’angolo con Av. Samora Machel. È un’icona dell’Art Déco e dispone al suo interno di una grande sala cinematografica da circa mille posti, continuando a proporre attività culturali, siano esse proiezioni cinematografiche o altri spettacoli. Il Cine-Teatro alla Scala è un reperto sopravvissuto al passare del tempo e conserva ancora la sua forma originaria.
Al Cine-Teatro Scala, nell’ambito della seconda serie di concerti della Stagione di Musica Classica di Xiquitsi, è andata in scena il 3 e 4 agosto 2023 per la prima volta in Mozambico l’opera Orpheus in Hells, una satira sul mito di Orfeo con musiche di Jacques Offenbach (1819–1880), in cui il tema che ha reso il compositore, e quest’opera, degni di notorietà internazionale è il Can-Can.
Nell’allestimento erano coinvolti artisti portoghesi, tra cui il direttore dell’ensemble musicale, il Maestro Roberto Costa, e la vivacissima Marina Pacheco nel ruolo di Euridice. In tutto il percorso di preparazione dello spettacolo, sono stati coinvolti decine di giovani attori, cantanti e mimi mozambicani all’interno di un apposito progetto di integrazione e di educazione teatrale.
La composizione del pubblico dello spettacolo era degna di una capitale internazionale, con la presenza di circa il 65% di spettatori mozambicani, in particolare di giovani, e un 35% di pubblico internazionale, perlopiù cittadini stranieri delle diverse comunità che lavorano e vivono a Maputo.
Al Centro Mozambicano-Alemanno danno a Corações em Movimentos de Reencontros Sonoros, artisti dal confinante eSwatini (già al festival Raiz 2022): con Thobile Makhoyane, una cantante di grande presenza fisica, con una voce che ricorda quelle tibetane, strumenti e repertorio tradizionale. La sorpresa della serata però è il tenore brasiliano Rio Bantu Fulô do Kariri: il suo aspetto, le sonorità, il repertorio richiamano i temi della transizione di genere e della diversità.
La libertà con cui si è esibito Rio Bantu Fulô do Kariri, indossando un bellissimo abito femminile e con un trucco vivacemente colorato, è stata emozionante.
Non bisogna infatti dimenticare che l’omosessualità è diventata legale in Mozambico con l’istituzione del nuovo Codice Penale, entrato in vigore soltanto nel giugno 2015. A tutt’oggi anche nella capitale Maputo non esiste una vera “cultura Queer” e anche i giovani mozambicani vivono con riservatezza e talvolta timore la loro vita sociale LGTB.
Rio Bantu Fulô do Kariri e Thobile Makhoyane erano accompagnati dal musicista Sumalgy Nuro. L’incontro è originale e piuttosto sorprendente. L’occasione è più informale, il pubblico più giovane, e a fine concerto tutti si mettono a ballare, ma, come già al concerto di fado-jazz, è anche pubblico internazionale. E’ la comunità degli expat, che in tutte le capitali africane è un target importante per le attività culturali.
Il teatro fra impegno e satira
di Mimma Gallina
Esplorando teatri e spazi culturali a Maputo – ma anche in provincia – è più difficile imbattersi nel teatro che nella musica e nella danza. Forse perché la forma più praticata è il teatro di sensibilizzazione, che non ha programmazioni pubbliche, ma è molto diffuso nei quartieri e in situazioni disagiate, in qualche caso supportato anche da contributi internazionali, collegati a progetti con precisi obiettivi sociali (come vedremo in Zambesia nella terza puntata di questo reportage: ai bambini di strada, alla prevenzione di malattie, al matrimonio precoce).
Nei suoi interventi nel quadro del progetto Costruire con la musica, Dadivio José, docente di “Teatro aplicado” e Storia del Teatro Mozambicano all’ECA (Escola de Comunicação e Artes da Universidade Eduardo Mondlane), ha sottolineato come il teatro in Mozambico, partendo da origini coloniali, abbia progressivamente sviluppato caratteri originali e conquistato una precisa funzione politica e proprie caratteristiche estetiche recuperando uno stretto collegamento con la danza, la musica, le tradizioni, la dimensione della festa (la riscoperta dei riti, delle maschere) e uno stretto rapporto con la comunità. Anche per questa evoluzione, e per la funzione educativa che gli è riconosciuta, il teatro in Mozambico oggi ha una spiccata vocazione sociale e privilegia le forme partecipative.
Quasi tutti gli operatori teatrali presenti agli incontri del 2022, rispondendo a un questionario e di persona, hanno dichiarato di praticare anche danza e musica, in stretto contatto con le comunità e le associazioni di quartiere, spesso coinvolgendo giovani e giovanissimi.
Ma anche il teatro “da palco” – la definizione è utilizzata per distinguerlo dal teatro di sensibilizzazione, spesso praticato secondo il metodo del teatro dell’oppresso del brasiliano Augusto Boal – tende a orientarsi su temi sociali, toccando comunque problemi sentiti nel presente. A Maputo si sviluppa come teatro impegnato anche e soprattutto a partire dalla storia e dal percorso di Manuela Soeiro, considerata la “madre” del teatro mozambicano, regista e direttrice della compagnia Mutumbela Golo, che ha fondato nel 1986.
Manuela è intervenuta autorevolmente negli incontri del 2022, sottolineando anche le difficoltà del periodo del Covid – l’assenza di aiuti e il peso delle tassazioni – e i problemi della ripartenza per il suo teatro, il Teatro Avenida, uno dei più importanti della città.
La incontriamo di nuovo nello spazio che Mutumbela Golo utilizza per prove e formazione, che è anche archivio-museo della compagnia e che contiene una piccola – ma bellissima – raccolta personale di arte africana.
La comunità del teatro a Maputo riconosce al Teatro Avenida (per la sua storia e come spazio) e alla sua direttrice una funzione fondamentale: si tratta di un teatro di produzione, ma anche di ospitalità, con una tradizione di accoglienza e sostegno ai gruppi giovani.
Il repertorio di Mutumbela Golo attinge alla drammaturgia classica e contemporanea europea, adattando sempre i testi ai problemi del paese, ma si è ispirata anche ai versi e ai temi del massimo poeta nazionale, João Craveirinha. Ha intrattenuto rapporti significativi con l’Italia – con Dario Fo e Franca Rame soprattutto, di cui ha messo in scena alcuni testi. Ed è stata più volte in tournée nel nostro paese: la presenza più recente a Milano presso lo spazio No’hma.
Il Teatro Avenida si è sempre autofinanziato con grande creatività: è nota l’acquisizione e gestione di una panetteria per sostenere il teatro. Ne parla fra l’altro un bel romanzo, Comédia infantil di Henning Mankell (Marsilio 2013): lo scrittore svedese, scomparso nel 2015, è stato regista per Mutumbela Golo e la stessa Manuela – non nominata – è fra i personaggi. Mankell è molto conosciuto in Mozambico, dove sono ambientati anche altri romanzi (e la Svezia è molto presente e attiva nel paese).
Ma è il Cine Teatro Gilberto Mendes l’unico teatro di prosa con un’attività regolare, sede della Compagnia Teatro Gungu che gestisce anche una rete televisiva di intrattenimento. E’ un teatro di grandi dimensioni, nato in epoca portoghese come teatro di varietà, nella zona del porto. Fondatore e direttore è Gilberto Mendes, personalità di primo piano nel paese – campione di nuoto, attore molto noto (fra l’altro protagonista del primo lungometraggio interamente mozambicano, O Vento Sopra do Norte, diretto da José Cardoso e di molti altri film) – Mendes è stato un componente di Mutumbela Gogo, che ha lasciato proprio per fondare Gungu (divergenze artistiche). Dal gennaio 2020 è anche Segretario di Stato per lo Sport.
Della compagnia Gungu, in un teatro esaurito, ho visto nel 2022 Vita de Outrous, una commedia leggera che per l’ambientazione e i personaggi “di ringhiera”, oltre che per modi di recitazione e l’adesione entusiasta del pubblico, mi ha ricordato i Legnanesi.
Quest’anno ho visto TSU, che sta per Tarefa Social Unica: come se da noi qualcuno avesse messo in scena uno spettacolo intitolato Reddito di cittadinanza: forse Dario Fo avrebbe potuto farlo. Forse perché capisco meglio il portoghese o perché mi oriento meglio in questo paese, nel secondo spettacolo mi colpisce l’articolazione e l’impegno dei temi trattati.
La struttura e i personaggi, la storia e perfino la scenografia, richiamano la commedia classica (latina o rinascimentale): c’è un padre vedovo con due figli, uno un po’ ingenuo e molto religioso, mentre l’altro è un violento che si crede furbo. Anche le loro mogli solo molto diverse: una emancipata e una succube, ma che alla fine si ribella. Poi c’è la una vicina di casa che concupisce l’anziano vedovo… e naturalmente ci riuscirà.
Personaggi molto caratterizzati, maschere comiche, satira: l’impianto è l’occasione per parlare di innumerevoli problemi che il pubblico conosce, che gli stanno a cuore, e su cui amano ridere, come la presenza pervasiva delle sette religiose (molto evidente in tutto il paese), i rapporti fra generazioni all’interno delle famiglie, la precarietà economica e le politiche dell’assistenza, l’emancipazione femminile ma anche la violenza sulle donne, la condizione degli anziani. Insomma, uno spettacolo comico e educativo, per un pubblico entusiasta. In concreto significa tre recite la settimana, ottimi incassi seppure a prezzi molto popolari, un ottimo livello di sostenibilità. Può dare un’idea della popolarità di Gungu la sua presenza su FB, con 28.700 followers.
Anche per i gruppi giovani, l’orientamento prevalente è l’impegno civile e la contemporaneità.
Ancora a Mafalala, presso il bel centro culturale Projecto Utopia (in varie forme supportato da Agape), iniziano le prove di un nuovo spettacolo: il testo parla di un militare che non vuole andare a combattere nel Nord del paese, non crede che le armi siano la soluzione al terrorismo.
Nei sotterranei del Centro culturale dell’Università Edoardo Mondlane (che ha fra l’altro un bellissimo palco), assisto al breve monologo Hipolito del Grupo Teatral Fungula Masu, la compagnia teatrale universitaria che ha compiuto di recente i dieci anni. Il testo è di Michael Oliveira con Leonel Oliveira e Sharon Cumbe e riprende a suo modo il tema del mito: il rapporto del giovane Ippolito con la matrigna e i suoi turbamenti giovanili. Interessante e originale il ritratto della condizione sociale urbana e contemporanea in cui si ambienta il tema classico e la scelta dello spazio: l’atmosfera molto intima dà all’interpretazione il carattere di una confessione un po’ ingenua e un po’ perversa (così mi sembra: ma il mio portoghese non consente per la verità di cogliere le sfumature). Il gruppo è conosciuto e il pubblico è tutto di studenti e di giovani artisti.
Mutumbela Golo, Progetto Utopia, Gungu, Fungla Masu (e altri gruppi che vedrò in provincia): che sia originale o ispirata, sarebbe interessante esplorare meglio questa drammaturgia.
L’ultima generazione è vivace in campo artistico e sensibile ai temi politici e sociali.
Musica e impegno sono incarnati da Azgaia, il notissimo “rapper del popolo”, molto critico nei confronti del governo, la cui morte nel marzo 2023 per cause non del tutto chiarite ha scosso e scalda ancora gli animi.
Arte visiva e impegno sociale trovano la massima espressione nella street art. Artisti affermati in centro città, e artisti giovani nei quartieri periferici, fanno di Maputo una città scenografica, con scorci illusionistici e coloratissimi che riscattano angoli altrimenti degradati e trasmettono messaggi decisamente espliciti: contro la miseria, la corruzione, i problemi ambientali.
Nel progetto per il riconoscimento a Maputo come città creativa UNESCO, la street art potrà essere sicuramente un punto di forza.
Passaggio in Mozambico | 1. Maputo, città creativa
Passaggio in Mozambico | 2. Incontri fra musica e teatro
Passaggio in Mozambico | 3. In viaggio alla scoperta della Zambesia
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