Quando tocchiamo il culmine della genialità?
Dall’altra parte | 2+2=?, ovvero la scienza prenatale di Putéca Celidònia
Si aprono le porte. Si chiudono le porte.
E’ una voce fuori campo di donna ad annunciarlo. Ci siamo, è fatta. Tre spermatozoi riescono a fecondare l’uovo. Sanno perfettamente cosa sono e dove si trovano. L’ambiente attorno a loro è l’utero materno, uno spazio intimo e circolare che li collega alla mamma grazie a una grande quantità di tubi, altoparlanti e scale. Che il viaggio abbia inizio.
Uno studio di Marian Diamond, neuroscienziata e professoressa della University of California, dimostra che il 50/75% dei neuroni viene perso durante lo sviluppo pre-natale e si continuano a perdere neuroni lungo tutto l’arco della vita. A partire da questa scoperta nasce Dall’altra parte | 2+2=?, lo spettacolo di Putéca Celidònia – compagnia napoletana nata dall’incontro tra sei ex allievi della Scuola del Teatro Stabile di Napoli – che immagina che l’atto del concepimento sia il culmine della nostra genialità. Vincitore del Premio Giovani Realtà del Teatro 2019 e Semifinalista InBox 2021, lo spettacolo ha debuttato ufficialmente al Napoli Teatro Festival Italia 2020, è stato trasmesso a Rai Radio 3 in una versione radiofonica nel 2021 ed è approdato a Teatro-i dal 9 al 12 dicembre 2022.
In scena tre gemelli eterozigoti. Una corda di canapa di circa dieci metri – il cordone ombelicale – li tiene uniti, a tratti intrappolati. Indossano un paio di occhialini, una maschera e un completo monocromatico bordeaux, outfit che ci ricorda quello di un pilota pronto a iniziare un viaggio – che in questo caso avrà una durata di nove mesi. Il tutto rigorosamente coordinato e diretto da una voce fuori campo che somiglia a quella di una hostess. Sanno di essere tre geni, ma sono altrettanto consapevoli che con l’avvicinarsi della nascita perderanno gradualmente neuroni, fino al raggiungimento della totale incoscienza natale. E’ possibile contrastare questo processo naturale? Probabilmente no, ma loro ci provano lo stesso.
Inizia così una lunga serie di competizioni matematiche e sfide di logica talmente difficili da risolvere che ci portano a capire – con un po’ di amarezza – che la teoria della neuroscienziata Diamond è proprio vera. Allora reagiamo con una risata, che spesso è quello che ci riesce meglio – merito anche di Emanuele D’Errico, Dario Rea, Francesco Roccasecca che sanno coinvolgere il pubblico con botta e risposta esilaranti e dialoghi spassosi. I tre fratelli parlano rapidamente tra loro, il linguaggio è statistico, gli argomenti scientifici.
Alcune misteriose scosse e una voce che annuncia l’inizio del nuovo mese di gravidanza scandiscono il passare del tempo. A ogni scossa qualcosa cambia: la loro postura, il modo di comunicare, le capacità cognitive. Il gioco diventa sempre più infantile, passando da complicate equazioni matematiche risolte correttamente in pochi secondi, ad addizioni e sottrazioni di livello elementare che non trovano risposta. Il linguaggio è meno forbito, con parole pronunciate in modo errato fino all’incapacità di esprimersi – il “languorino” diventa un “liquorino”, il “complotto” un “corpetto”. In pochi minuti di passa da riflessioni profonde a filastrocche, da poesie degne di nota a canzoni per neonati.
Una progressiva involuzione intellettiva dovuta alla perdita dei neuroni che Emanuele D’Errico – non solo performer, ma anche regista e drammaturgo – decide di rappresentare con i tre gemelli che gradualmente si privano di un elemento del costume – si inizia con la maschera, poi gli occhialini, la cravatta, la camicia, concludendo con i pantaloni.
Ma non finisce qua. Con il passare dei mesi Damiano, Febo e Innocente – sì, sono questi i loro nomi – scoprono le rispettive peculiarità, quei tratti caratteriali che li rendono singoli e unici. Damiano è competitivo, a tratti arrogante ed esteta. Innocente è il suo opposto: fragile, buono e affettuoso. Le loro diversità sono spesso causa di litigi e discussioni, dove il primo si impone e il secondo si rattrista per il trattamento subito. Tra di loro c’è Febo che, con equilibrio e saggezza, cerca di far ragionare e riappacificare i fratelli, ma ben presto anche lui inizia a ridere dell’emotività di Innocente. Paura, fragilità, debolezza, arroganza, superficialità, ira, violenza. La regressione cognitiva si accompagna a una regressione della coscienza – e ci fa un po’ male riconoscerci sempre più simili a loro.
Il tempo passa, la fine della gravidanza si avvicina. Ma alla quarta scossa qualcosa non va come le volte precedenti. Innocente resta piccolo, non cresce, è strano – come lo definiscono Damiano e Febo. Innocente non nasce. Una non nascita che però è una salvezza, perché Innocente sopravvive all’inevitabile e terribile involuzione intellettiva ed emotiva. Per questo non ha vergogna di chiedere un abbraccio e non ha paura di dimostrare l’amore e l’affetto incondizionato che prova per i fratelli, dai quali non vorrebbe mai separarsi. E infatti, anche se il risultato non pare matematicamente corretto, una cosa per lui è certa: 2+2 farà sempre 3.
Dall’altra parte | 2+2=?
Un progetto di Putéca Celidònia
Drammaturgia e regia Emanuele D’Errico
Con Emanuele D’Errico, Dario Rea, Francesco Roccasecca
Voce Clara Bocchino
Aiuto regia Marialuisa Diletta Bosso
Costumi Giuseppe Avallone
Scene Rosita Vallefuoco
Sound design e musiche originali Tommy Grieco
Disegno Luci Giuseppe Di Lorenzo
Maschere a cura di Luca Arcamone
Produzione Putéca Celidònia/Tradizione e Turismo
Foto di scena Anna Abet
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