Focus AdoleScen[z]a | Quando hai bisogno di sentire dolore, quando vuoi rinunciare alla vita
I comprtamenti autolesivi degli adolescenti in Bunker. Un’ombra su cui porre luce del Collettivo Clochart
Come affrontare l’emergenza del disagio giovanile, che spesso sfocia in comportamenti autolesivi e a volte in un atto estremo come il suicidio? Il teatro può dare un contributo anche quando affronta questi temi?
Una possibile risposta la dà il Progetto Psychaché, in collaborazione con Giovanna Bronzini, che ha realizzato Bunker. Un’ombra su cui porre luce, portato in scena dal Collettivo Clochart alla Campana dei Caduti e al Teatro Zandonai di Rovereto.
Il Progetto Psychaché. Il valore della parola è nato nell’autunno 2019 per sensibilizzare rispetto al tema dell’autolesionismo e della rinuncia alla vita da parte degli adolescenti in relazione a un fenomeno che purtroppo è sempre più presente. Il progetto si è evoluto con una serie di difficoltà dovute alla impegnatività del tema e alle restrizioni portate dalla pandemia.
Spunto di partenza è stato un articolo di Daniele Autieri, “Nel Bunker dei ragazzi stanchi di vivere: ‘Così li aiutiamo a ritrovare il sorriso’” (“la Repubblica”, 24 gennaio 2021) che racconta quello che accade in un reparto dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, dove vengono ricoverati bambini che presentano gravi disagi psicologici.
Lo spettacolo del Collettivo Clochart ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica. Un gruppo di ragazzi ha risposto all’appello e ha costruito un testo lavorando sul tema della “rinuncia alla vita”, ricercando – attraverso articoli di cronaca e interviste a adulti e ragazzi – sensazioni, emozioni, paure e luoghi comuni sul tema.
IL LINK
La recensione di Roberto Rinaldi
Bunker
Regia e drammaturgia di Michele Comite
Coreografie di Hillary Anghileri
Scenografie di Anna Ucosich e Gigi Giovanazzi
Con Martina Scrinzi, Anna Ucosich, Alice Ucosich, Sergio Sartori, Alisia Aurora Calzà, Paolo Ruscazio, Giuliano Tonolli, Maddalena Zucchelli, Andrej Beregoi, Sofia Girardelli.