Nella penombra, pedalando verso la fine della specie umana

Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione al Teatro Studio Melato

Pubblicato il 14/03/2022 / di / ateatro n. 182

Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione è frutto di un progetto ambizioso, animato dalle migliori intenzioni, realizzato in coproduzione da alcuni tra i più prestigiosi e innovativi teatri europei.

Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione (ph. Masiar Pasquali)

Una figura minuta di donna con lunghi capelli neri in punta di piedi si introduce nello spazio teatrale e inizia a raccontare episodi della vita privata di una delle attrici, quasi a voler mescolare la grande e la piccola storia, una specie moribonda e una mamma sconosciuta che sta per morire in qualche ospedale.
Si spengono le luci della sala e ci viene spiegato che la scena sarà illuminata soltanto dall’energia prodotta da quattro ciclisti che pedaleranno per tutta la durata dello spettacolo. Ma, visto il preambolo, dobbiamo credere o no a questa modalità di approvvigionamento dell’energia? Ci fidiamo. I quattro ciclisti maschi bianchi salgono in sella per attivare i riflettori e l’audio. Un led ci illumina sull’energia prodotta.

Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione (ph. Masiar Pasquali)

In un monologo che non arriva mai come una freccia o come un pugno, il cimento di una donna sola, Noemi, che si chiede se davvero siamo sull’orlo del tracollo. La protagonista, che si presenta come drammaturga, continua a leggere un copione tra la rassegnazione e l’autoronia. Forse vuole indurci a riflettere sulla penombra nella quale stiamo sprofondando, mentre la storia della vita sul pianeta ci viene narrata come un continuo processo di creazione e glaciazioni, esplosioni di vita ed estinzioni. Pian piano questa esperta tenta di convincerci che per il genere umano si sta avvicinando la fine, ma quasi scusandosi, come se dicesse “Non preoccupatevi”.

Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione

Però, spiega, bisogna ritrovare il rapporto con la natura. E chiede agli spettatori di raccontare “il tuo albero”. Alcuni lo fanno: è teatro partecipato. Poi elenca alcune delle specie animali estinte dopo la sua nascita: si ritiene complice.
Nella scena finale, un coro evoca attraverso il canto un’armonia celeste ritrovata, o forse quelle voci arrivano dell’oltretomba, dove queste anime vagano in un mondo fantastico popolato non solo da piante ma anche da un labirinto di plastica.
La storia del mondo è una sequenza di errori genetici, scambi molecolari tra il carbonio e l’acqua e l’ossigeno, la luce, il sole. Ci si avvicina ai temi chiave dell’incrocio tra cultura ed economia, e dunque alla sostenibilità e all’economia circolare. Manca l’elemento tragico: più della commozione e dell’indignazione, prevale il torpore. O forse l’obiettivo è spingere lo spettatore a ribellarsi, a manifestare il proprio dissenso. Ma restiamo rassegnati, seduti al nostro posto, come se dovessimo entrare in punta di piedi dentro al grande buio.
Soli con il nostro senso di colpa. Senza gridare. Senza protestare. Impotenti di fronte all’ineluttabile. Senza pensare, come abbiamo fatto in tante altre occasioni, che il genere umano ha ancora una possibilità, anche se il buio avanza.

Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione
testo* Miranda Rose Hall
concept di produzione e regia originale Katie Mitchell
drammaturgia originale Ntando Cele
concept per l’Italia lacasadargilla
traduzione e drammaturgia italiana Margherita Mauro

regia Lisa Ferlazzo Natoli
con Esther Elisha
scene/allestimento e suono Alessandro Ferroni
luci Luigi Biondi
immagini Maddalena Parise
composizioni Gianluca Ruggeri
cura del movimento Marco D’Agostin

Lo spettacolo è il primo capitolo del Progetto “Sustainable theatre?”
concept Katie Mitchell, Jérôme Bel, Théâtre Vidy-Lausanne
in collaborazione con il Centro di competenza in sostenibilità dell’Università di Losanna
Viaggia sotto forma di script ed è ricreato in ogni teatro partner da un’équipe locale
Produzione Théâtre Vidy-Lausanne, R.B. Jérôme Bel, Rete dei Teatri in Transizione: Dramaten Stockholm, MC2: Maison de la culture de Grenoble, National Theater & Concert Hall, Taipei, NTGent, Piccolo Teatro di Milano -Teatro d’Europa, Teatro Nacional D. Maria II, Théâtre de Liège, Lithuanian National Drama Theatre, National Theatre of Croatia Zagreb, Slovene National Theatre Maribor, Trafo.

In scena al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano.




Tag: FerlazzoNatoliLisa (3), PiccoloTeatro (38), sostenibilità (27)