#Elezionicomunali2021 | Quale sarà il ruolo della cultura nella città a 15 minuti?
Il programma del sindaco di Milano Beppe Sala per la cultura
Come tutti avevano previsto, il Sindaco Beppe Sala è stato confermato con una grande maggioranza, sostenuto da PD, Milano radicale, Europa verde, la sinistra di Milano Unita e da numerose liste espressione della società civile (Volt, Beppe Sala sindaco, Riformisti lavoriamo per Milano, Milano in salute)
Gli ambienti milanesi della cultura e dello spettacolo non si sono molto esposti durante la campagna elettorale, hanno preso atto (o forse concordano su una visione “trasversale” della cultura, o forse non si sono accorti) della scarsa attenzione al settore del sindaco.
Nel programma infatti non c’è un capitolo dedicato al tema, e non c’è nemmeno una parola sulle grandi istituzioni: si cita solo la riapertura del Teatro Lirico, dopo una ristrutturazione infinita.
Tuttavia emergono la consapevolezza e un certo orgoglio per il rilievo economico del settore e alcuni passaggi possono essere letti come linee (per quanto vaghe) di una futura politica culturale.
La politica culturale della città dipenderà in buona parte dall’Assessore che verrà scelto (tecnico o politico?), dalle risorse di cui disporrà, dalla continuità o discontinuità con l’assessore uscente, Filippo Del Corno (le cui scelte più leggibili – e certo non le sole e in quasi due mandati– sono riconducibili alla costruzione di “palinsesti” a costo zero, con lo sviluppo degli eventi definiti “city” e “week”). Un ruolo lo avranno i consiglieri eletti (non sono pochi i candidati che in campagna elettorale si sono espressi in materia, e fra loro c’era anche qualche operatore), ma anche la volontà o la capacità del settore di incidere in questa fase.
Di seguito i passaggi del programma che indirettamente riguardano lo spettacolo: quelli orientati all’obiettivo della “Milano a 15 minuti”, potrebbero prefigurare una (maggiore) attenzione ai luoghi della cultura (e allo spazio pubblico), alla funzione di rigenerazione dei territori e aggregazione sociale, ai giovani e alla dimensione formativa al ruolo dei quartieri; quelli dedicati al turismo e alla vocazione internazionale della città nominano esplicitamente la cultura.
Dal programma di Beppe Sala
Milano a 15 minuti. Scuole, sport, sanità, servizi, tecnologia
Per la metropoli dei quartieri
(…) Rigenerare la città vuol dire anche il recupero di immobili dismessi di proprietà del Comune. Grazie alla collaborazione e agli investimenti da parte di operatori del privato sociale, diverse aree abbandonate, tra cascine e locali dismessi, verranno restituite alla cittadinanza, coniugando la necessità di valorizzare economicamente il loro utilizzo ad una destinazione d’uso con vocazione socio-culturale, così da generare un impatto virtuoso nella vita della comunità. È l’occasione per dare questi spazi una destinazione sociale, educativa e inclusiva, attenta alle tante realtà aggregative giovanili (e non solo) che nel periodo della pandemia hanno costruito relazioni con le aree della città che maggiormente hanno sofferto il disagio e la solitudine. L’estensione dei patti di collaborazione che si sono diffusi grazie al regolamento sulla cura dei beni comuni da parte della cittadinanza attiva, sarà una modalità di condivisone del percorso di rigenerazione della città.
(…)
La città a 15 minuti, che decentra i servizi, riduce i tempi e garantisce maggior sicurezza grazie al rafforzamento della polizia locale unita alla digitalizzazione, proietta il disegno di innovazione inclusiva tracciato dal Pgt Milano 2030 in una nuova stagione successiva alla pandemia. Una direzione capace di valorizzare le identità dei nostri quartieri, grazie a una rigenerazione urbana basata su cultura, formazione universitaria, verde, socialità e accessibilità. La Milano a 15 minuti esige la valorizzazione delle deleghe, delle competenze e delle responsabilità dei 9 Municipi che con più forza rispetto al passato devono svolgere ruolo di regia sul territorio milanese con sguardo attento a quella sfida ancora tutta da combattere della Città Metropolitana.
Milano sempre più giusta
È soprattutto una città a misura dell’articolazione della società reale. La Milano in grado di offrire al grandissimo investimento nel campo del welfare un metro di intervento nuovo, concreto e misurabile che dia:
• agli anziani, un’assistenza più diretta che traduca nel giorno per giorno lo sforzo fatto a loro favore durante la pandemia
• ai giovani, opportunità formative, lavorative, ricreative e culturali non solo fruibili ma anche aperte ad accogliere il loro contributo e la loro creatività
• ai genitori, lo sviluppo di una più articolata serie di servizi a favore delle famiglie, dei pic – coli e dei più deboli, che consenta anche alle donne, su cui troppo spesso pesa il maggior carico del lavoro di cura, una reale parità di vita.
(…)
Milano sempre più internazionale
E val appena la pena di ricordare le parole di Ursula Van der Leyen in Bocconi: “Milano, così bella e così ferita, è una capitale europea. Dove solo un anno fa fervevano la vita e un’economia sana, musica e artisti, il virus ha portato silenzio e dolore nelle strade di Milano. Ma è anche una città della resilienza, dove vivono molti eroi del quotidiano. Milano, città di arte e moda, è oggi una città di solidarietà, dove migliaia di persone si sono mobilitate per aiutare i propri vicini. E stanno dimostrando la verità di quella vecchia canzone, ‘Milan l’è un gran Milan’”. (…)
Dal capitolo sull’internazionalità
La Milano della Cultura e del Turismo, prima della Pandemia, correva. Deve tornare a farlo in modo più sostenibile.
Dal rapporto “Io sono Cultura 2021”, emerge che in termini sia di valore aggiunto sia di occupazione – oltre ad esserci una chiara differenziazione tra il Nord Italia e il Mezzogiorno – la grande area metropolitana di Milano è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,7% e il 9,8%. In termini di occupazione, la leadership per incidenza dei posti di lavoro sul totale dell’economia è da attribuire a Milano. Ma il ruolo della cultura non si ferma alla sola quantificazione dei valori della filiera. La nostra città ha tutte le carte in regola per conservare e migliorare la sua vocazione di città da vivere, rimanere la città del tempo libero, delle aree gioco per bambini, dei concerti, dei grandi eventi. Ora è più che mai fondamentale restituire lo spazio pubblico alle persone, attraverso misure concrete: regolamentando i dehors, individuando le soluzioni migliori grazie all’urbanistica tattica, procedendo con i progetti delle diverse piazze aperte. In questo senso sarà fondamentale insistere sul percorso intrapreso per l’”accessibilità universale”: il lavoro che il Comune ha fatto anche grazie alla collaborazione delle diverse associazioni di categoria non solo non va perso, ma va rilanciato in tutti i grandi progetti futuri della città. Oltre all’avvenuto completamento del restauro del Teatro Lirico che dopo due decenni viene restituito alla città e che sarà, per operatori e spettatori, polo di riferimento non solo teatrale ma musicale e per altre forme di linguaggio artistico, vanno anche considerati i grandi investimenti in materia di sedi e di strutture culturali, i più importanti dei quali riguardano la realizzazione della BEIC – Biblioteca Europea di Informazione e Cultura e l’ampliamento del Museo del 900, anche grazie al fondamentale contributo dei privatiSarà necessario ampliare il confronto con tutti gli attori (esercenti, comitati, giovani, residenti, associazioni di vie e organi di rappresentanza più vasta come Confcommercio Confesercenti), ma anche valutare concretamente una competenza specifica dedicata a questi temi, in modo da affrontare il mondo della vita notturna e la sua economia dell’intrattenimento con una visione d’insieme, in una chiave seria, non punitiva, ma coordinata (ad esempio nel tentativo di creare nuovi poli decentrati di attrazione per i giovani con offerta più varia e di contenuto). Il sistema di “Week” e “City” che negli ultimi anni ha promosso e valorizzato l’offerta culturale e turistica di Milano deve trovare il suo naturale sviluppo anche nella Milano a 15 minuti, nella valorizzazione dei quartieri della città con particolare attenzione a quelle realtà istituzionali e associative che proprio nei quartieri insistono nel loro lavoro quotidiano e che la pandemia ha messo in crisi per mancanza di fondi (non certo di idee, professionalità e proposte). Portare l’offerta culturale e artistica nei quartieri significa costruire una visione complessiva che incida proficuamente sui quartieri là dove le diseguaglianze sociali e economiche sono più forti. La Pubblica Amministrazione deve farsi regista di un progetto integrato, orientato ad una produzione culturale diffusa, agevolandone la fruizione da parte di tutti i cittadini.
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