Tradizione e sperimentazione in Mimmo Cuticchio: la nuova Opra sui Ventimiglia

Tra i sentieri di Ventimiglia in scena a Castelbuono e in mostra a Palermo

Pubblicato il 29/05/2016 / di / ateatro n. 158

“Il popolo si avvicina e con più genialità alle sue tradizioni. Le plasma; le molleggia; le modifica e le rende più vivide. Tutto ciò che sembrava dimenticato ritorna. Incomincia a vegetare più rigoglioso. E ha l’ardire di imporsi. Il popolo sente ch’egli non può tralasciare quelle consuetudini dalle quali attinge pace e divertimento, dovere e tranquillità.”

Con queste parole dense di significato antropologico e civile, Giuseppe Cocchiara – pioniere nella formazione degli studi sulle tradizioni popolari in ambito accademico – in Farse e canti di Carnevale, apriva un capitolo del suo studio su Popoli e canti nella Sicilia d’oggi (1923). Pochi anni dopo veniva edita una sua pubblicazione sulle “vastasate”. Mimmo Cuticchio è oprante e cuntista, narratore e artigiano, ma è prima di tutto uno studioso curioso e attento. Cocchiara, con altri intellettuali siciliani hanno modificato profondamente gli studi sul folklore, resta uno dei suoi punti di riferimento. Il confronto con la storia resta imprescindibile per costruire una memoria del contemporaneo. Ma più ancora che ai classici del pensiero etnoantropologico, Cuticchio guarda a una poetica d’avanguardia che trova la sua ragion d’essere in uno studio attento dei fenomeni artistici del Novecento, per esempio il percorso di Fortunato Depero.

A circa un mese dal debutto del nuovo lavoro teatrale dei Figli d’Arte Cuticchio Tra i sentieri di Ventimiglia, viene inaugurata la mostra fotografica Petite histoire d’un voyage di Desideria Burgio, che ha seguito l’allestimento dello spettacolo, abitando la bottega-laboratorio in cui sono stati creati i nuovi pupi: gli scatti sono fruibili gratuitamente nella galleria del Grand Hotel et des Palmes di Palermo fino al 17 luglio 2016.

Fotografie di Provvidenza Padalino.

Lo spettacolo, andato in scena a Castelbuono lo scorso aprile, è una maestosa creazione artigianale, registica, musicale e letteraria, una vera e propria “Opra” che si sviluppa in dieci quadri. Si apre con il sonetto del 1590 che Tasso dedica al nobile Giovanni III Ventimiglia, per un poema incompiuto scritto su commissione e si chiude con Il Rosario di Sant’Anna, brano cantato anch’esso come il precedente dal soprano Picci Ferrari. La cura storica sul testo è responsabilità del dramaturg Pietro Longo, le musiche originali sono state composte per lo spettacolo da Giacomo Cuticchio e sono state suonate dal vivo da Alfia Bakieva (primo violino), Marco Badami (secondo violino), Francesco Biscari (violoncello), Alessandro Bianco (chitarra), Sergio Calli (percussioni), Nicola Mogavero (sax soprano, baritono e flauto), Marco Reoletti (secondo violino e cornetto). Le scene sono firmate da Tania Giordano, così come i costumi in dialogo con alcuni già in possesso della famiglia di artisti, fatte da Pina Patti Cuticchio. Oprante è Mimmo Cuticchio, manianti e combattenti Giacomo Cuticchio, Tiziana Cuticchio e Tania Giordano. Rosalia Riccobono è stata aiutante di palcoscenico. Il pupo Giovanni I Ventimiglia – “con occhi di vetro, utilizzati per le statue dei santi e acquistati da Cuticchio in Messico, è sbozzato ad arte e con lo scudo che riprende l’aureola del busto argenteo di Sant’Anna, conservato nella cappella palatina del Castello dei Ventimiglia di Castelbuono” – è stato realizzato da Mimmo Cuticchio, unitamente al video dello spettacolo, è patrimonio del Museo Civico di Castelbuono. Questa nuova pièce, inserita nel repertorio della compagnia, è stata realizzata su commissione del Comune di Castelbuono e in coproduzione con la stessa compagnia Cuticchio, in collaborazione con il Museo Archeologico A. Salinas, l’Accademia di Belle Arti di Palermo e il sostegno di Elenka. Impeccabile come sempre la preziosissima organizzazione di Elisa Puleo.
La vicenda narrata è consegnata al pubblico con la consueta cura per la storia, evidenziata da costumi e scene, riprodotti fedelmente per rappresentare i fatti che hanno riguardato un casato ligure che tra il XII e il XIII secolo ha svolto un ruolo importante nella egemonia del Mediterraneo. “Ho scelto alcuni capitoli”, rivela Mimmo Cuticchio “e mi sono preso qualche licenza poetica facendo alcuni tagli temporali che facilitano la comprensione”. I dieci quadri sono annunciati dalle percussioni in maniera solenne, il prologo è introdotto dai pupi di farsa Nofrio e Virticchio, coerentemente al lavoro fatto quest’anno dai Cuticchio. Dal mese di febbraio ha infatti avuto inizio un evento dedicato ai pupi di farsa che proseguirà durante l’anno, grazie al quale è stato possibile visitare la mostra curata da Tania Giordano e da lei realizzata dal titolo L’Opra e le sue Maschere popolari, in cui le marionette sono state anche ritratte su tela, veicolando così una duplice valenza, sia tridimensionale sia sostanziale. Sono stati anche rielaborati alcuni spettacoli, improvvisando sull’esecuzione di una coerenza che pur fondandosi sulla tradizione, da essa si emancipa. Valga tra tutti l’esempio dello spettacolo Ricciardetto si finge Bradamante per amore di Fiordispina da Giacomo Cuticchio diretto e rielaborato dalla trascrizione della Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lo Dico. Una operazione questa caratterizzata da un coraggioso ed erotico travestimento, l’amore nella sua purezza è stato messo in luce, creando un rapporto tra i personaggi che li ha resi attuali e sensualissimi, con opportuni ritmi e tempi comici, per adattarsi alla visione anche da parte di un pubblico di bambini, sebbene occorre ricordare che si tratta di marionette, l’animazione attoriale recata ai pupi da Giacomo Cuticchio li ha resi autentici e vivi.
L’attualizzazione della vicenda dei Ventimiglia è evidente fin dall’inizio, quando i pupi denunciano un problema di spazi, facendosi portavoce di un disagio che riguarda la situazione dei teatranti italiani. Nella prima scena esplode una battaglia tra tre serpi e il protagonista, che viene dichiarata dopo una battuta di caccia al cinghiale. Il fondale del salone su cui si apre la scena successiva si caratterizza anch’esso per la dettagliata simbologia con cui sono riprodotti gli stemmi della casata. Gli scudi dei personaggi e i loro costumi, accampamenti e modalità di uccisione dei nemici, sono compiutamente collocati da un punto di vista storico. Le scene di battaglia inquietanti e feroci, le danze raffinate non spaventano però i bambini in sala, anche alcuni stranieri applaudono divertiti. Sono proprio i piccoli castelbuonesi a riconoscere nelle scene gli edifici storici del loro paese. Grande cura è data anche alla lingua, caratterizzata da iterazioni ispaniche, o da trittici dati da ricorrenze aggettivali, che conferiscono esotismo ma anche una comicità che smorza i toni più violenti.
Le scene creano stupore e meraviglia: scrittoi in miniatura, fondali di una profondità cinematografica, una processione simulata da un fondale rettangolare che scorre animato sul boccascena, due asini con arieti di bronzo che recano sacchi (forse contengono la prelibata manna di Castelbuono?). Due coreografie particolarmente importanti, oltre alle già citate battaglie, hanno definito i punti salienti. Un ballo con quattro coppie di pupi crea una circolarità sacrale, sulle musiche d’epoca suonate dal vivo dall’orchestra. Il complotto dei mercanti che darà il via all’azione centrale del dramma è un cerchio allegorico, in cui tra le battute ravvisiamo rimandi a uno dei più noti dialoghi tra Lady Macbeth e il suo ambizioso consorte, citazioni che omaggiano non solo i quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare, ma anche i precedenti e molteplici allestimenti del Macbeth da parte dei Figli d’Arte Cuticchio. D’altro canto Mimmo Cuticchio è da sempre portatore di un messaggio di rottura ed emancipazione da un potere che si nutre di ignoranza e crudeltà: la sua è una battaglia da perseguire ogni giorno, non solo con la condotta di vita quotidiana, ma anche e soprattutto con veicoli spettacolari destinati ad accrescere la consapevolezza del pubblico.




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InformazioniVincenza Di Vita

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