anteprima specialemilano Eppur si muove

La stagione teatrale milanese

Pubblicato il 24/10/2006 / di / ateatro n. 102

Il nostro specialemilano sta ottenendo un successo superiore alle aspettative della spettabile Redazione, nonché degli sciagurati cui si deve l’iniziativa (Mimma & Oliviero…).
Accanto a questa panoramica della stagione cittadina a cura di Giovanna Crisafulli, ospiteremo numerosi interventi di teatranti, operatori, eccetera .
Sono già arrivati, tra gli altri, i contributi di Daniela Benelli, Carlo Fontana, Sisto Dalla Palma, Filippo Del Corno, Elena Cerasetti; e altri ne attendiamo nelle prossime ore.
Il dibattito è dunque aperto e saremo felici di ospitare altre voci.
Tutto questo materiale (quello che ci è arrivato e quello che arriverà nei prossimi giorni) fornirà la base dell’incontro del 22 novembre all 17.30 alla Civica Scuola d’Arte Drammatica di Milano.

E come ogni anno, dopo le dovute litanie sui tagli dei finanziamenti pubblici, eccoci di nuovo a scartare le stagioni di Milano come regali di Natale, pieni di fiducia e di buone intenzioni. Ed eccoci di nuovo, sempre un po’ più delusi dell’anno prima, a constatare tristemente che i tempi sono cattivi per tutti e che dietro i bei biglietti e i pacchi ben confezionati si nascondono spesso regali riciclati, costruiti male, o datati. Poche, come sempre, le importanti prime nazionali, assenti dai grandi teatri progetti fatti ad hoc, segnali di attenzione per altre forme di rappresentazione. Eppure, nonostante la stasi apparente, qualcosa si sta muovendo, nascono nuove piccole realtà, ma soprattutto si moltiplicano i luoghi, cambiano le gestioni, anche se il teatro cittadino di tutto soffriva fuorché di penuria di spazi (se non quelli per le prove delle compagnie).

GLI ANNIVERSARI
Tanti i compleanni festeggiati e da festeggiare nel 2006, a partire dai sessant’anni del Piccolo Teatro. Il Teatro d’arte per tutti (ma ci credono ancora?) offre al suo pubblico un cartellone che riassume in sessanta spettacoli il percorso compiuto finora. Ecco allora Toni Servillo con Le false confidenze, Branciaroli con Finale di partita, Carriglio con Il povero Piero, Massimo Castri con Il Padre, Paolo Rossi con I giocatori, ed ecco ancora gli amici stranieri dei Teatri d’Europa: Peter Brook, Nekrosius, Lassalle, Bob Wilson, Lluís Pasqual e Declan Donnellan. Il tutto accompagnato dalle regie di Giorgio Strehler, L’Arlecchino servitore di due padroni, (che chiuderà al Piccolo la sua lunga tournée internazionale) e Giorni Felici, e dagli spettacoli di Luca Ronconi: Il silenzio dei comunisti (dalle discusse Olimpiadi Invernali di Torino), Il ventaglio di Luca Goldoni e Inventato di sana pianta di Hermann Broch. Una stagione che, festeggiamenti o no, ricorda molto quelle passate, fatta eccezione per due anomalie: la presenza della compagnia ravennate Fanny & Alexander con il lavoro sulle suggestioni letterarie di Nabokov (l’anno scorso il pubblico non sembrò capire l’analoga presenza del Teatro delle Albe) e la Masterclass affidata a Serena Sinigaglia (anche se “Spazio a Serena Sinigaglia” non sembra proprio un bel titolo). Un bel riconoscimento per la trentenne regista milanese, che quest’anno ha celebrato con la sua compagnia i dieci anni di onorata attività proprio al Piccolo Teatro, e che per il 2006/07 è presente anche al Teatro Verdi con Qui città di M. e al Teatro dell’Elfo con 1989.
Settant’anni festeggiati con un probabile sfratto, sono invece quelli del Teatro Nuovo che, se le cose dovessero andare come previsto, per la prossima stagione dovrebbe ospitare una cinquantina di negozi.
Un altro compleanno importante è quello dell’Out Off, che approfitta del suo trentesimo anniversario per incontrare i registi e le compagnie che più di altre hanno segnato la sua storia, proponendo uno dei programmi più intriganti di quest’anno. Nella bella nuova sede di via Mac Mahon si avvicenderanno Danio Manfredini (Tre studi per una crocifissione) il Teatro della Valdoca (Paesaggio con fratello rotto), Antonio Latella (Studio su Medea e I Trionfi)e le nuove regie di Lorenzo Loris (Terra di Nessuno e Il Trionfo dell’amore).
Trent’anni sono anche quelli del Teatro Ciak e della Compagnia Quelli di Grock, che a causa delle difficoltà economiche ha poca voglia di fare feste, mentre tutt’altro spirito anima evidentemente il Cabaret Zelig, che in vent’anni è diventato il punto di riferimento nazionale del cabaret.
Anche i Teatri Possibili di Corrado D’Elia hanno festeggiato da poco i dieci anni di attività. Dagli spazi ormai stretti del Teatro Libero, il direttore artistico del teatro è riuscito negli anni a creare un vero e proprio circuito teatrale nazionale per far fronte alle difficoltà distributive. La lunga stagione presentata quest’anno, però, dimostra quanto l’intelligente soluzione di un problema come quello della distribuzione, finisca col cadere negli stessi errori del sistema che si cerca di combattere. In stagione, infatti, ci sono sempre di più ospiti provenienti dalle altre sedi, in un’ottica di scambio che deprime il confronto e gira attorno a se stessa.
Non dimentichiamo, infine, gli anniversari goldoniani e beckettiani che ovviamente permeano le scelte di quasi tutti i teatri. A Goldoni e alla maschera della Commedia dell’Arte è dedicata la stagione del CRT, con I segreti di Arlecchino di Enrico Bonavera, La storia di Don Giovanni della compagnia Pantakin e Vita e morte dei comici gelosi delle Belle Bandiere.
Un interessante percorso attorno a Beckett, ma anche a Ionesco, Cèline, Copi, si sta delineando in queste ultime stagioni al Teatro dell’Arsenale, che quest’anno ci ha già presentato i bei lavori di due compagnie i Sacchi di Sabbia e Gogmagog, e che proseguirà su questa linea con Alla mèta di Thomas Bernhard del Teatrino Giullare (questa compagnia bolognese di teatro d’attore e di figura si è guadagnata l’interesse della critica per Finale di partita, in scena al Crt) e la ripresa dell’esilarante Copi coprodotto con EgumTeatro.

NUOVE IDEE PER LA RICERCA
E alla fine Rodrigo Garcia sbarcò a Milano (forse). Il caso del regista argentino, che già da qualche anno spopola nel resto d’Europa, che quest’estate ha attraversato molti festival italiani, è sintomatico della situazione teatrale milanese per almeno due ragioni. La prima riguarda il deprimente ritardo con il quale ormai da anni gli artisti internazionali arrivano qui, la seconda è che se effettivamente il regista (che nel frattempo ha perso probabilmente molta della sua carica eversiva) sarà a Milano con uno spettacolo e non con un video (spesso unica magra consolazione) il merito sarà di una realtà ancora non sovvenzionata, nata nel 2004: il Teatro I. Il piccolo teatro gestito dal Teatro Aperto già dal suo debutto ha presentato al pubblico ospiti che una volta erano presenze fisse al CRT, come Motus e Fanny e Alexander . Quest’anno, forti anche di un piccolo contributo di Telecom Italia (insperato per una realtà così di nicchia) e del sostegno variabile di Comune e Provincia di Milano, rilanciano con Garcia, un lavoro ancora in fieri di Fausto Paravidino diretto da Renzo Martinelli, un popolosissimo Martin Crimp (17 attori in scena in uno spazio di ) di Fabrizio Arcuri. Lo spirito che anima il Teatro I, seppur con le dovute distinzioni, si ritrova in un’altra piccola e giovanissima realtà cittadina: il Pim Spazio Scenico. Aperta nel 2005 da Massimo Bologna, Edoardo Favetti e Maria Pietroleonardo, la nuova sala, con un centinaio di posti a disposizione nello stesso cortile di via Tertulliano dove si affaccia la sede provvisoria del Franco Parenti, propone un cartellone di tutto rispetto. Non saranno presenti solo le nuove leve del teatro di ricerca, ma anche teatri stabili di innovazione, come il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (presente anche nella stagione del Teatro dei Filodrammatici con Le cinque rose di Jennifer, diretto da Arturo Cirillo), I Cantieri Teatrali Koreja, il CSS di Udine, compagnie e attori già conosciuti: Teatro del Lemming, Giuseppe Battiston, Filippo Timi, Davide Enia. Un segnale piuttosto forte ai teatri di innovazione della città, che sembrano non riuscire più a dare una vetrina conveniente alle compagnie ospiti e, quel che è peggio, a coinvolgere il pubblico. La scorsa stagione troppi erano, infatti, gli spettacoli anche molto validi assolutamente disertati dagli spettatori, fatto che dovrebbe far meditare di più gli operatori.
Tra le realtà nate di recente, ma ormai ben radicate nel territorio, resta importante l’esempio del Teatro della Cooperativa, presente nel cartellone del Teatro Litta con due produzioni, La nave fantasma e Ritter, Dene, Voss, e una stagione di prossima pubblicazione.
Da un’occhiata generale sulle stagioni di innovazione emergono alcune indicazioni rassicuranti. La prima è che forse, finalmente, stiamo uscendo dall’onda lunga del teatro di narrazione e dalla necessità economica dei monologhi, la seconda è una consolidata attenzione per la produzione teatrale meridionale. Già da qualche anno si parla della scena siciliana di Emma Dante (in scena al CRT con Mishelle di Sant’Oliva e Cani di Bancata), Scimone e Sframeli, Davide Enia, ai quali si aggiungono Vincenzo Pirrotta (con Eumenidi al Teatro dell’Elfo) e il bravo Tino Caspanello, segnalato nel 2003 con un premio speciale a Riccione, in scena con Mari e Rosa al Teatro I. Oggi è la Puglia ad emergere con diverse compagnie da tenere d’occhio. Al Teatro Verdi è di scena, ad esempio, Il deficiente, del tarantino C.R.E.S.T. (vincitore dell’ultimo premio Scenario). Sempre al Verdi è di scena un’altra compagnia pugliese che meriterebbe un’attenzione particolare, il Teatro Minimo, protagonista di Sacco e Vanzetti – loro malgrado –prodotto dal Cerchio di Gesso, e Amleto, mentre al Pim Spazio Scenico sono di scena gli Armamaxa con Orlando e all’Elfo Mario Perrotta con Italiani Cincàli. Da non perdere, infine, il focus dedicato dal Teatro Verdi all’interessante compagnia calabrese Scena Verticale (promotrice del festival Primavera dei Teatri a Castrovillari), presente con due spettacoli: Dissonorata-delitto d’onore in Calabria e Hardori di Otello-tragedia calabro-scespiriana.
Discreta presenza anche delle compagnie milanesi, con a capo l’A.T.I.R. e la Dioniso Compagnia Teatrale protagonista di una rassegna monografica al Teatro Litta. Con loro, i più giovani diplomati alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi : Baby Gang, in programma al CRT con Casa di Bernarda Alba e al Piccolo Teatro al fianco di Paolo Rossi e i Quinto Settano, di scena al Teatro Litta con Perversioni sessuali a Chicago di Mamet. -Dell’autore americano quest’anno sono di scena altri due lavori, Boston Marriage, al Teatro Libero, e Glengarry Glen Ross della Compagnia Teatrale Gank al Teatro dei Filodrammatici.-
Sulle nuove generazioni di registi cresciuti artisticamente a Milano punta anche Teatridithalia, aprendo una nuova sezione della loro stagione, Opere prime, con le prime regie di Nicola Russo (Le muse orfane) e Lorenzo Fontana (Les escaliers du Sacré-Coeur), due attori della compagnia.

I Motus sono al Teatro I, il Lemming al Pim, i Fanny e Alexander al Piccolo Teatro, il Teatrino Clandestino nuovamente all’Elfo (anche per un consolidato legame tra Elfo ed Emilia Romagna Teatro), allora che c’è di nuovo al CRT? A parte l’imminente e quasi certo sfratto dal Teatro dell’Arte (che non preoccupa di certo Sisto della Palma, pronto a rinascere nel vecchio e glorioso Salone di via Dini), troppo poco. Certo, non mancano alcune interessanti prime nazionali, Try di Abbondanza Bertoni e Cani di bancata di Emma Dante o nomi di richiamo (Alfonso Santagata, Le Belle Bandiere e Enrico Bonavera), ma nell’insieme la programmazione, (quest’anno concentrata sulle celebrazioni goldoniane) non offre niente di diverso da altri luoghi della città. E’ giusto dare spazio a nuove esperienze di valore (La Fionda Teatro, Mimmo Sorrentino, Leo Muscato, Baby Gang), ma perché non si riesce a coordinare le attività dei teatri di ricerca di Milano? Esistono già diverse realtà che con molta più coerenza e attenzione offrono spazio alle compagnie emergenti, investono nel “teatro normale” per citare Adriano Gallina . Quello che manca ancora è una finestra sul resto del mondo, su modalità di rappresentazione altre (ovviamente anche quest’anno la Raffaello Sanzio che debutta al Festival d’Automne di Parigi, che sarà presente a Modena a Vie Festival, a Milano non è in programma). Dobbiamo veramente sperare ogni anno che il festival Danae, e ancor di più Uovo di Umberto Angelini continuino a sopravvivere nonostante i cambiamenti negli assessorati, con budget magari più dignitosi, per vedere qualcosa che vada al di là della narrazione, che concerti arti visive, musica e teatro in quella specie di bestemmia chiamata performance?

CAVALLI, CANZONI, COMICI E ILLUSIONI
Con una simpatica pacca sulla spalla, l’Assessore Sgarbi commentava una bella uscita dello showman Arturo Brachetti che più o meno recitava così “alla fine sui libri di storia resta Totò. La cultura con la K, quella con cinquanta persone in scena e cinque in sala non se la ricorda nessuno”. Evviva. L’occasione era una delle più attese e deludenti della stagione, quella di presentazione degli spettacoli degli Arcimboldi, ed è probabile una frase del genere riassuma abbastanza gli orientamenti del nuovo Assessore, che sulle chiassate televisive ha costruito la propria fama di critico d’arte, che pubblicizza le proprie mostre con prolisse polemiche, che alterna incarichi ufficiali a comparsate a imbarazzanti reality.
Il teatro commerciale a Milano, come nel resto d’Italia, è il settore che incassa di più, e si moltiplicano in cartellone in particolare i musical e gli spettacoli di prosa tratti da film celebri, preferibilmente con protagonisti televisivi. Ne sono un esempio il musical Tre metri sopra il cielo, tratto dall’omonimo film e libro campione di incassi, che chiuderà in aprile la stagione del Teatro della Luna di Assago (dopo Jesus Christ Superstar, Grease, Sweet Charity e Cabaret) o Alta società, con Vanessa Incontrada, di scena al Teatro Nuovo, o spettacoli come Una strega in Paradiso con Nathalie Caldonazzo (vi ricordate il film con Kim Novak e Jack Lemmon), Notting Hill con la pasionaria Anna Falchi, sempre al Teatro Nuovo, e Indovina chi viene a cena, con Gianfranco D’Angelo e Ivana Monti, al Manzoni.
Ceduto il teatro Nazionale, Gianmario Longoni ha in programma agli Arcimboldi la realizzazione di un imponente musical da Peter Pan, diretto dal trasformista Arturo Brachetti, mentre al teatro Smeraldo mantiene gli show campioni di incasso di Teo Teocoli e Antonio Albanese, rilancia in teatro Cochi e Renato e I fichi d’India, promuove la danza spettacolare di Parsons e Ezralow e accattivanti spettacoli di Flamenco e Tango. Al Teatro Ciak, dopo la parentesi noir di Delitto e Castigo, sono di scena gli spettacoli comici, da Neri Marcoré a Paola Cortellesi, da Geppy Cucciari a Paolo Migone, da Dario Vergassola a Giobbe Covatta.

La forte presenza di emanazioni televisive, come il musical Lungomare firmato da Maurizio Costanzo con gli Amici di Maria De Filippi (al Teatro Nuovo), sembra danneggiare teatri abituati ad ospitalità di compagnie vecchio stampo, come il San Babila, che coglie ogni occasione per lamentare una diminuzione del proprio pubblico e dell’attenzione della stampa nei suoi confronti. Il Teatro San Babila (che ancora non si abitua all’idea di una biglietteria elettronica) cerca così di tenersi al passo, inserendo in programmazione il musical Le amiche delle suore , che sulla lunga scia del successo di Sister Act dovrebbe essere più seguito del Fantasma dell’Opera dell’anno passato, titoli di richiamo come Sabrina con Gianrico Tedeschi e attori come Massimo Lopez, protagonista di Oh Romeo, (l’ex compagno Tullio Solenghi è invece al Carcano con La bisbetica domata).
Al di là degli spettacoli inseriti in regolari cartelloni, non mancano i grandi eventi sparsi per la città, dalla grande celebrazione equestre Apassionata (45 cavalli per un centinaio di personale tra allenatori, cantanti, danzatori, tecnici più qualche tonnellata di sabbia e biada) in scena per tre giorni al Mazda Palace, al grande illusionista David Copperfield (quello che ha fatto sparire la Statua della Libertà), che nello show in scena ad ottobre al DatchForum di Assago dovrebbe esaudire i desideri del pubblico, con fumose apparizioni e sguardi magnetici.
Non sempre questi eventi, peraltro enormemente pubblicizzati, incontrano il numero di spettatori sperato. Il fortunato caso del Cinque du Soleil non si è ripetuto per le acrobazie circensi cinesi che l’anno scorso tenevano impegnati una trentina di artisti per un pubblico di poche decine di persone al Mazda Palace, così come quest’anno l’evento tanto atteso del Teatro Smeraldo, I colori della vita del francese Marciel, finora ha potuto contare su un centinaio di persone in sala, anche a causa di un ritardo di tre giorni del debutto per ragioni tecniche.

GRANDI MANOVRE
Il gioco più divertente dell’anno in corso non è, comunque, chi va in scena, ma dove. Si moltiplicano, in effetti già da qualche tempo, i progetti di ampliamento dei teatri storici, gli spostamenti di sede, la conquista delle periferie, in una moltiplicazione dei luoghi che ancora non si sa a cosa corrisponderà dal punto di vista dei contenuti. Il punto più dolente è senza dubbio e ancora il Teatro degli Arcimboldi. Senza neanche chiedere scusa ai cittadini, ma con la solita graziosa smargiasseria che lo contraddistingue, l’Assessore Sgarbi ha presentato i pochi mesi di programmazione del teatro, da ottobre a dicembre, resi necessari dalla preoccupazione del Sindaco Moratti di non incorrere in giustificati rimproveri da ogni parte politica per la mancanza di un progetto serio. Quale sarà il futuro degli Arcimboldi difficile dirlo. La Fondazione che dovrebbe gestirlo, trasformandolo in un centro policulturale, dovrebbe nascere il prossimo anno, con un presidente designato reticente, il finanziere Francesco Micheli (nelle stessa occasione Sgarbi offriva scherzosamente l’incarico a Gianmario Longoni e a Brachetti), e un sovrintendente Stefano Zecchi non più convinto dell’altro sulla possibilità di realizzare qualcosa di decente in una struttura che avrebbe bisogno di contributi ben superiori a quelli attualmente a disposizione (3,8 milioni di euro). Il polo culturale non avrebbe un solo direttore artistico ma un comitato di costituito da Maurizio Sciaccaluga per l’arte, Renata Ranieri per il cinema, Paolo Arcà dello spettacolo, il Maestro Schiavi per la musica e Maurizio Costanzo per la T.V.. Cosa farà Maurizio Costanzo e cosa sia il comparto televisivo resta un mistero. Certo è che per ora e per i prossimi mesi continuerà la collaborazione con Gianmario Longoni, che qui produrrà il musical Peter Pan di Arturo Brachetti e con l’Ater e il Piccolo Teatro per la danza.
Sempre Gianmario Longoni, capofila dell’ATI – l´associazione che raggruppa Milano Festival e Gestioni Teatrali che si è aggiudicata il Teatro Lirico affidandone la direzione a Dell’Utri – ha rinunciato quest’anno al Teatro Nazionale per concentrarsi sulla costosa riapertura del contestato Teatro Lirico, ora intitolato a Giorgio Gaber (sebbene l’assegnazione dello stabile escludesse ogni ricorso a finanziamenti pubblici, il Lirico potrebbe rientrare nei progetti finanziati dall’A.R.C.U.S. spa insieme al Teatro Carcano).

A chi andrà al Nazionale? Niente è certo, ma proposte sembranp arrivano dalla Stage Holding, la stessa che l’anno scorso si diceva interessata alla gestione degli Arcimboldi, salvo verifiche economiche (il presidente in alcune interviste si diceva sconcertato per l’insensatezza di alcuni costi, come la necessità di mantenere sempre accesi i condizionatori del teatro per mantenere la temperatura del legno a 22 gradi). Ipotesi comunque subito scartata dal Comune che appunto aveva in programma di mantenerne la gestione attraverso una Fondazione.
Nel marzo del 2008 il Teatridithalia traslocherà definitivamente nella nuova sede di Corso Buenos Aires. I lavori del Teatro Puccini, procedono ora regolarmente, e dovranno riportare al pubblico un’area per lo spettacolo di 5000 mq, con tre sale, due delle quali con un’acustica appropriata alla musica (il 29 ottobre sarà possibile visitare lo stabile in occasione della festa del teatro).
Chi erediterà allora il Teatro dell’Elfo? Durante la conferenza stampa di apertura della stagione, lo stesso Elio De Capitani ha indicato il nome dell’A.T.I.R come giusto successore, ma a puntare allo spazio ci sono anche altri, Corrado D’Elia di Teatri Possibili, per esempio, al quale ormai il Teatro Libero va un po’ stretto.
Un ampliamento della sede ha riguardato lo scorso anno il Teatro Litta, che ha aperto il bello spazio della cavallerizza, utile a ospitare gli spettacoli più sperimentali.
Due sfratti sono invece in arrivo per due importanti realtà: il Crt, che nel 2007 dovrà quasi certamente abbandonare il Teatro dell’Arte (ma è poi così grave? Negli ultimi anni gli spettatori non riempivano nemmeno il Salone Dini) e il Teatro Nuovo. E’storia degli ultimi giorni, infatti, la decisione dei proprietari dell’immobile di Piazza San Babila, dove il teatro ha sede da 70 anni, di trasformare tutta l’area in altri 50 negozi. Un bel centro commerciale, insomma. Proteste da parte di pubblico e Comune di Milano, la questione per ora è sospesa, ma nel frattempo la So.ge.te. srl che gestisce il Teatro Nuovo ha rilevato anche il Teatro Oscar, allargando i propri orizzonti in un luogo periferico come zona Tertulliano, che si sta pian piano trasformando in nuovo polo teatrale cittadino. Il Nuovo Teatro Oscar già da quest’anno si presenta con una programmazione (affidata a Gemma e Monica Ghizzo) analoga a quella del teatro Nuovo, con protagonisti come Roberto Ciufoli e Amanda Sandrelli.
L’allargamento alle periferie riguarda anche il Teatro Franco Parenti e il Teatro dei Filodrammatici.
Il teatro di Andrée Ruth Shammah, al di là dei lunghi lavori per la realizzazione della Cittadella Spettacolo che dovrebbe aprire la prossima stagione, già da due stagioni promuove il Teatro Sotto Casa, una programmazione di spettacoli nei tanti teatri parrocchiali della città, e l’anno scorso ha avviato una stagione anche nel nuovo Villaggio Barona.
Non da meno è il Teatro dei Filodrammatici che dopo aver occupato provvisoriamente gli spazi della sfortunata Fabbrica del Vapore per una rassegna dedicata alle nuove generazioni, quest’anno ha colto l’opportunità (offerta da Comune di Sesto San Giovanni) di prendere in gestione per i prossimi sette anni uno «spazio culturale» nell’area dell’ex-Breda, dove sta per essere aperto, dopo un accurato intervento di restauro durato due anni e costato quasi quattro milioni di euro, il Mil, Museo dell’industria e del lavoro.

Giovanna_Crisafulli

2006-10-24T00:00:00




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