Un festival di comunità sulle rive del Po
Totem Arti Festival dal 7 al 9 giugno
Sulle sponde del fiume Po sorgono i resti di un piccolo paese della provincia di Ferrara. Prima della seconda guerra mondiale, Pontelagoscuro era un porto fluviale attivo e vivace. Contava tre zuccherifici, due mulini, tre distillerie, un saponificio, una fabbrica di concimi chimici.
I bombardamenti cancellarono ogni traccia del vecchio borgo. La ricostruzione di Pontelagoscuro un po’ pi˘ in là del Po recise il legame col fiume e strappò via la vecchia identità. Pur trattandosi di un paesino con una storia e una memoria fitte e condivise, ogni senso di appartenenza andò perduto.
Ci piace immaginare il fiume come una sorta di totem, un’entità spirituale, selvaggia o divina, nella quale l’individuo e il gruppo sociale potevano identificarsi.
L’aspetto magico però ci è precluso. Sappiamo solo che pian piano, dopo anni di lotte contro il tempo e lo spazio, Ponte ha ricostruito una propria immagine di sé. La sua identità si è ridefinita allargando i contorni e inglobando una nuova diversità, quella marchigiana. L’ondata migratoria dei minatori di Cabernardi negli anni Cinquanta, trasferitisi in blocco a Ponte con le loro famiglie, complicò la quotidianità di questo paese fantasma. Ma quando l’integrazione, seppur lenta e difficile, fu compiuta, Pontelagoscuro nacque per la seconda volta.
In questo processo di ricostruzione culturale e identitaria, ha giocato un ruolo importantissimo il Teatro Julio Cort·zar, sede della compagnia Teatro Nucleo. Nel 2005 l’edificio venne rivestito con enormi murales che raccontavano da un lato la storia del paese, con i suoi storici personaggi, dall’altro la storia della compagnia teatrale, in una sorta di reciproco omaggio.
Proprio davanti alla facciata di via Ricostruzione si estende il parco Tito Salomoni, che conserva le uniche rovine della vecchia Ponte, appena ai margini del Po.
In questo scenario nasce il Totem Arti Festival, quest’anno alla sua prima edizione. Il Festival, con la direzione artistica di Natasha Czertok e Nicola Galli, è sostenuto da Teatro Nucleo, Associazione Teatro e Comunità, Proloco Pontelagoscuro, Comitato Vivere Insieme, Patchanka Music Pub.
Il progetto nasce come punto d’incontro tra arti e persone, dove per tre giorni convivranno teatro, arte urbana, musica e arte comunitaria. Accanto a performance di teatro e danza, infatti, il Festival in collaborazione col Patchanka, music bar dirimpetto al teatro, propone laboratori di riciclo e cucina, attraverso una vera e propria trasmissione di saperi: gli anziani del paese sveleranno ai giovani la ricetta e la preparazione dei tortelloni ripieni.
Antico e nuovo si integrano a vicenda, sperimentazione e tradizione, vecchi e giovani trovano un luogo dove riconoscersi. Per dirla ancora con l’antropologia, il Festival costruirà una specie di spazio liminale, una ‘communitas’ di persone temporaneamente legate in uno stato di assoluta parità. Questa fase antistrutturale rispetto alla struttura sociale sarà un momento molto particolare in cui si potranno creare inediti rapporti tra persone diverse per età, idee politiche, classe sociale, che potranno sperimentare una condivisione comunitaria. Il parco Tito Salomoni diventerà allora una terra franca dove mostrarsi attraverso l’arte.
Con la partecipazione di giovani compagnie che in questa nuova cornice, tutta divisa tra parco, strada antistante il teatro e teatro, il festival è una vetrina del nuovo panorama artistico. Ci consentirà di provare a capire cosa inseguono le nuove generazioni, dove vanno, che cosa cercano, e da dove vengono. Cosa le vecchie generazioni, invece, possono ancora trasmettere e insegnare?
Dove va la comunità, se esiste ancora. Il totem forse per qualcuno resta il fiume, per qualcun altro, invece si chiama arte.
Scrivi un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.