BP2024 | Alcune parole chiave per l’incontro Gli spazi culturali urbani tra coesione sociale e costruzione del futuro

Dal Nuovo dizionario dello spettacolo dal vivo a cura di ateatro

Pubblicato il 05/10/2024 / di / ateatro n. 200 | #BP2024 | Trieste

Alcune voci dal Nuovo dizionario dello spettacolo dal vivo a cura di ateatro, con approfondimenti su alcuni dei temi che verrano affrontati a Trieste il 7 ottobre 2024 nel corso della giornata dedicata a Gli spazi culturali urbani tra coesione sociale e costruzione del futuro.

circuiti teatrali

Nelle difficoltà del mercato teatrale italiano, i circuiti – associazioni di enti locali e teatri nate a partire dalla metà degli anni Settanta – hanno un ruolo cruciale a livello culturale, organizzativo, tecnico, economico, di comunicazione, escludendo rigorosamente la produzione. Sono un elemento di mediazione tra domanda e offerta orientato al servizio pubblico, svolgono funzioni di “promozione” (nella doppia accezione di formazione del pubblico – audience development e engagement – e sostegno alle aree innovative e/o più fragili del sistema produttivo: ricerca, giovani, teatro ragazzi). A partire dal Decreto 1° luglio 2014, hanno la facoltà di una programmazione multidisciplinare.
Sono funzioni fondamentali e articolate, ma nel tempo sono emerse numerose criticità. Soffermandoci sulle più recenti, va rilevato come la funzione multidisciplinare non sia stata supportata da contributi adeguati e come le prescrizioni del MiBACT nel quadro del DM citato (2014) e del successivo (2017) siano risultate particolarmente condizionanti, soprattutto considerando che i Circuiti Regionali operano con particolare riferimento alle aree non metropolitane. Sono molto chiare in questo senso le considerazioni di Patrizia Coletta, direttore di Fondazione Toscana Spettacolo, nel suo intervento alle #BP di Firenze, Distribuzione | I Circuiti tra rischio culturale, rischio d’impresa e rischio di fruibilità.

Va inoltre tenuta in considerazone la grande differenza di politiche e finanziamenti fra le Regioni, fondamentali per tutti i circuiti, e che in alcuni territori ne hanno impedito la nascita o bloccato lo sviluppo. Si pensi agli alti e bassi nel tempo di Calabria e Basilicata, all’assenza di circuiti in Sicilia, ai problemi di un circuito storico come quello di Abruzzo e Molise. Una diffusione efficace e capillare avrebbe potuto favorire il riequilibrio tra i diversi territori, funzione originariamente affidata all’ETI (l’ente è stato sciolto nel 2010)
Sono stati frequenti nel tempo alle Buone Pratiche gli interventi dei direttori dei Circuiti, da un lato entusiasti e appassionati rispetto alla loro missione, ai progetti e all’attività di rete che in questi anni sono comunque nati, dall’altro frustrati per le limitazioni, i mancati o inadeguati riconoscimenti della funzione multidisciplinare, gli appesantimenti procedurali.
Un ripensamento e una valorizzazione delle funzione dei Circuiti, anche in un’ottica di più precise competenze di Stato e Regioni, sarà fondamentale per uno sviluppo più equilibrato del sistema. (Mimma Gallina)

I link
I circuiti teatrali su ateatro
Le Buone Pratiche dei circuiti teatrali

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“Nel settore dello spettacolo, per l’assoluta differenza e varietà di tipologie di contratti – gli intermittenti gli stagionali i precari – siamo entrati in un terreno inesplorato.” (Dario Franceschini, Ministro della Cultura, al Senato il 4 marzo 2021)

Se il ministro (e i dirigenti e i funzionari del Ministero) volessero qualche informazione, abbiamo esplorato questa terra incognita in diverse occasioni e in sedi prestigiose e istituzionali, cercando di raccontare il dramma del lavoro nel settore dello spettacolo ben prima dell’emergenza sanitaria.

I link
Il lavoro nello spettacolo su ateatro
vedi anche Le Buone Pratiche del Teatro 2018, l’incontro Il welfare nel settore dello spettacolo (2019) e il volume Attore… ma di lavoro cosa fai?

residenze

Le Residenze hanno rappresentato uno dei più significativi elementi di novità degli ultimi decenni. La formule si è sviluppata originariamente nel mondo della arti visive e nel teatro ha trovato nuovi sviluppi, a partire dalle esperienze dell’Arboreto e del Castello Pasquini a Castiglioncello.
Nel corso degli anni si sono sviluppati diversi modelli: le Residenze più legate alla produzione (e al processo delle prove), quelle con una vocazione organizzativa, quelle più attente al rapporto (o al radicamento) nel territorio.
Le Residenze hanno rappresentato un’occasione di crescita umana e professionale per molte giovani compagnie. Hanno proposto un modello inedito di stabilità leggera. Hanno offerto presidi culturali in territori che ne erano privi.
Ateatro ne ha accompagnato l’evoluzione nei diversi territori, mettendo a fuoco le differenze e la versatilità.
Tra le novità dell’ultima generazione di Decreti, spiccava l’articolo dedicato alle Residenze, sulla base di accordi di programma fra Stato e Regione. La norma è stata condizionata dalla rigidità delle normative e dall’oscillazione fra il primo e il secondo triennio: durata delle permanenze, produzione sì o produzione no, ospitalità sì o forse no, meglio non troppo… Nonostante questo si sono affermate come una rete importante, imprescindibile per il sostegno ai processi produttivi e per la circolazione degli spettacoli di ricerca.
L’analisi di Fondazione Fitzcarraldo, relativa alle residenze selezionate dall’articolo 45 del decreto 2014 (residenzeartistiche.it, citato nel documento delle Residenze alle Buone Pratiche 2017), ci dice che

– gestiscono 176 spazi (in prevalenza medio/piccoli e non solo strettamente teatrali);
– producono l’ 8% degli incassi SIAE del 2015;
– il 34% di ricavi delle residenza sono generati da biglietti (nel settore sono le strutture con la maggiore percentuale di incassi di pubblico);
– il 40% di risorse umane ha meno di 35 anni.

Le Residenze, come forme di stabilità leggera, nella loro capacità di fare rete (anche in un’ottica distributiva), nella qualità del rapporto con il territorio, potranno essere una delle forze propulsive dei prossimi anni. Con la loro tensione innovativa, avranno la possibilità di cogliere e dare forma ai nuovi bisogni sociali ed estetici, anche in una ottica di prossimità e di ricambio generazionale.
Se la “residenza” come modalità di lavoro, diventasse una pratica diffusa anche presso le istituzioni, come avviene nel sistema francese, potrebbero crearsi le condizioni per dare maggiore solidità e prospettive alle organizzazioni non finanziate direttamente dal FUS.

I link
Le residenze su ateatro
vedi anche il volume Stefano Laffi e Andrea Maulini Il territorio in scena. Dieci anni di residenze Etre

spazi

https://francoangeli.it/ricerca/Ricerca_Collana_Libri.aspx?Collana=31

I nuovi spazi della cultura sono luoghi di contaminazione e contagio, che sfruttano la connessione 24/7. Tra discipline diverse, tra lavoro e tempo libero, tra sfera pubblica e sfera privata, tra cultura e intrattenimento, tra interno ed esterno. Comunicazione, condivisione, coworking. Sharing economy. Spazi di libertà e innovazione, ma anche istituzioni totali in grado di soddisfare tutti i bisogni e desideri.
I nuovi spazi della cultura rappresentano anche innovazioni strategiche sul versante della socialità e dell’imprenditorialità. Uno dei presupposti della ricerca era che i luoghi della cultura non potessero restare inchiodati a un’unica funzione, restando chiusi per buona arte della giornata, e spesso escludenti anche negli orari d’apertura. Per questo ateatro ha dedicato ai nuovi spazi della cultura un progetto di ricerca, un’edizione delle Buone Pratiche e uno dei volumi della collana Lo spettacolo dal vivo e ha presentato i risultati della ricerca in varie occasioni, a conferma dell’interesse per il tema.
Il confinamento dovuto al Covid-19 ha trasformato le nostre case in “istituzioni totali”: lavoro agile, didattica a distanza, Netflix, Amazon, aperitivi e cene online, sesso virtuale… Tutto tra le mura domestiche, almeno per chi possiede un wifi performante.
Avremo ancora bisogno di spazi condivisi? A quali condizioni?

I link
I nuovi spazi dello spettacolo e della cultura su ateatro
vedi anche spazi (le Buone Pratiche degli) e il volume Reinventare i luoghi della cultura contemporanea

squilibrio territoriale (tra piccoli e grandi centri urbani, tra centro e periferie, tra Nord e Sud)

L’attenzione per i territori svantaggiati in tutto il paese è sintomo di una sensibilità nuova e apprezzabile, che deve trovare concretezza nei decreti attuativi e in un complesso di azioni concertate con il territorio, ma non deve far dimenticare che il cronico squilibrio Nord/Sud resta rilevante e che per fronteggiarlo occorrono idee e politiche dedicate.
I meccanismi del FUS tendono inevitabilmente a privilegiare le realtà più strutturate ma faticano a cogliere e valorizzare i fermenti creativi e imprenditoriali innovativi che possono arrivare dalle realtà più svantaggiate: è dunque necessario promuovere soluzioni e strumenti nuovi, anche istituzionali. Il dibattito non deve ridursi alla discussione sul FUS.
E’ necessario individuare e sostenere, in una progettazione che colleghi amministrazioni pubbliche e operatori, una serie di progetti pilota (o di Buone Pratiche) che possano aiutare a ridurre questi squilibri, implementando alcuni prototipi che potrebbero in seguito diffondersi sul territorio.
(dal documento conclusivo delle Buone Pratiche 2019)

I link
Lo squilibrio territoriale su ateatro
con le Buone Pratiche del Teatro 2006 (La questione meridionale a teatro, l’incontro di Castrovillari nel 2016) e il Gioco del Riequilibrio (2020)

Stato-Regioni (rapporto)

Ne abbiamo discusso a tutti i livelli: le chiacchiere tra amici, gli studi e le ricerche, le Buone Pratiche, i progetti collaterali. Nell’ottobre 2018 abbiamo organizzato un importante incontro a Bologna. Al tema abbiamo accennato persino alla VII Commissione del Senato.
Perché il rapporto Stato-Regioni è il nodo nevrotico degli assetti istituzionali del nostro paese, con un zigzag di riforme, controriforme, referendum che dura da decenni. Ateatro provato a individuare una linea d’azione:

Le posizioni delle Regioni in materia di cultura e spettacolo sono da sempre molto diverse. Tradizionalmente l’impegno di alcune Regioni (al Sud come al Nord) è stato molto limitato: il settore dello spettacolo dal vivo non gode di pari opportunità sul territorio nazionale.
Il teatro italiano nel suo complesso e le sue rappresentanze sono tendenzialmente diffidenti rispetto all’attribuzione della gestione del FUS alle Regioni, ma il problema non può ridursi a questo tema. E’ necessario e urgente definire un riparto delle competenze moderno, chiaro e adeguato, superando la logica del “tutti finanziano tutti, se e come vogliono o come possono”. E’ fondamentale che in questo percorso vengano coinvolti gli operatori.
Se è vero che il diritto alla cultura (e dunque l’opportunità di usufruire di servizi culturali) è previsto dall’art. 117 della Costituzione, anche nel settore dello spettacolo un quadro normativo corretto ed efficace deve garantire a tutti i cittadini, sul piano quantitativo e qualitativo, i livelli essenziali di prestazione, secondo parametri da individuare.
Definiti quindi le competenze e i livelli minimi di prestazione nel rispetto dell’autonomia delle Regioni, va esteso il ricorso allo strumento degli accordi di programma (attualmente in atto in particolare per le Residenze), per attuare specifici obiettivi e sperimentare nuove forme, non necessariamente nell’ambito del FUS.
(dal documento conclusivo delle Buone Pratiche 2019)

Partiamo da alcune certezze. Primo: non tutto deve restare nelle mani dello Stato (del MiBACT), non tutto può andare alle Regioni. L’importante è capire quale siano le competenze e le funzioni di rilevanza nazionale, e quali funzioni possano essere gestite al meglio dalle Regioni. Secondo: esistono grandi differenze tra le politiche culturali delle diverse Regioni, e il sostegno che danno al teatro è variabile. Riteniamo invece che i livelli minimi di servizio debbano essere garantiti a tutti i cittadini anche in campo culturale. Qualunque politica dovrebbe infatti avere tra gli obiettivi prioritari la riduzione degli squilibri territoriali e le pari opportunità tra tutti i cittadini.

I link
Il rapporto Stato-Regioni su ateatro
con l’incontro Le competenze istituzionali: Stato, Regioni, Enti Locali (2018)