TourFest 2024 | La scorciatoia verso la felicità: una città ecosostenibile ed effimera nel cuore dell’Appennino

Montelago Celtic Festival

Pubblicato il 05/09/2024 / di / ateatro n. 197 | TourFest 2024

Il Montelago Celtic Festival nasce, prende vita e svanisce in un solo weekend. Tra le meraviglie dell’altopiano di Colfiorito, nel cuore dell’appennino umbro-marchigiano, ogni estate da oltre vent’anni prende forma una vera e propria città ecosostenibile, con tendoni circensi e radici che si intrecciano armoniosamente con la natura circostante.
La sostenibilità è una delle basi fondamentali del festival, certificato Ecoevents, marchio garantito dal comitato tecnico-scientifico di Legambiente nazionale. L’associazione che gestisce l’evento, La Catasta, è seconda nella graduatoria nazionale del bando TOCC (Transizione Ecologica Organismi Culturali e Creativi), promossa dal Ministero della Cultura per incentivare l’innovazione e l’eco-design inclusivo e orientare il pubblico verso comportamenti più responsabili nei confronti dell’ambiente e del clima.

Una città ecosostenibile

A Montelago si cammina tra viale Baggins, Mordor Street o Galadriel Boulevard. La vita si svolge all’aria aperta, sotto l’ombra dell’accampamento montato, con fatica, seguendo per quattro giorni il ritmo delle albe e dei tramonti tra musica folk, workshop, giochi celtici e talk.
L’evento è diventato un punto di riferimento non solo per gli appassionati dei generi folk, ma anche per chi desidera un’esperienza autentica e lontana dalla frenesia quotidiana. Qui il cellulare non prende, il tempo rallenta e migliaia di persone si ritrovano per vivere un senso di comunità unico: famiglie, amici e viaggiatori solitari si raccolgono attorno a una griglia, birra in mano, mentre si godono il panorama spettacolare dei monti Sibillini.
Per chi ama campeggiare c’è un’area attrezzata con servizi essenziali (bagni chimici, docce, acqua), mentre chi preferisce un po’ più di comfort può optare per il Village Resort, dove è possibile affittare tende già pronte e arredate. Anche i camperisti trovano una zona attrezzata di 5 ettari vicino all’ingresso del festival. Per le famiglie c’è il Family Camping, uno spazio sicuro e divertente, quest’anno anche con servizi dedicati.
Il festival ospita anche un accampamento storico, un autentico villaggio altomedievale animato da decine di rievocatori, dove vengono presentati esempi di vita quotidiana dell’epoca, dimostrazioni di archeologia sperimentale, sessioni di addestramento militare e le suggestive Cerimonie Celtiche, che rappresentano uno degli appuntamenti più attesi.
I 50 ettari di campeggio si possono definire il vero cuore del festival, dove la comunità si forma e si rafforza giorno dopo giorno al di là degli eventi ufficiali in cartellone: le jam session nascono spontaneamente tra una tenda e l’altra, gli accampamenti e i clan organizzano giochi e sfide all’aperto, mentre le grigliate si trasformano in festosi banchetti. La buona compagnia, insieme a una lattina di birra, è sempre presente, e ogni angolo del campeggio diventa teatro di nuove amicizie e avventure. C’è anche chi si trasforma davvero, abbracciando appieno lo spirito del festival, magari vivendo in kilt per tutta la durata dell’evento, in un simbolico ritorno alle origini. E non importa se la musica folk non è il tuo genere: Montelago è un festival pensato per tutti, capace di conquistare chiunque con la sua energia, la sua autenticità e la straordinaria varietà di esperienze offerte.

Campeggio

Il mio Montelago

Durante la mia esperienza a Montelago, oltre a godermi ciò che avveniva nel mio accampamento e in quelli circostanti, ho partecipato a varie tipologie di eventi offerti dal programma del festival.
I concerti, che sono il centro della programmazione, hanno offerto un’ampia gamma di stili: dal folk tradizionale al folk metal e folk punk, fino a esibizioni più insolite come i Gangstagrass, un gruppo che mescola country e hip hop.
Eivør, cantante proveniente dalle remote Isole Faroe, ha incantato il pubblico con la sua aura stregata e la sua voce ipnotica, frutto di un mix di influenze musicali che fondono folk nordico, elettronica e pop, trasportandolo in un mondo etereo. La sua musica è intrisa della natura selvaggia delle Faroe, un elemento che rende le sue performance particolarmente evocative.
Un altro punto forte del festival è stato l’European Celtic Contest, che ogni anno vede competere gruppi da tutta europa sul palco del Mortimer Pub. Qui, all’ombra del tendone del Mortimer, i musicisti si sono sfidati a colpi di ghironde, violini e cornamuse, facendo ballare (e pogare) i montelaghisti.
Anche il Market Square, dove è possibile acquistare verdure e carne da grigliare, ha un suo palcoscenico, il Davo’s Stage, dove si sono alternati momenti di poetry slam, jam session e open mic, offrendo così uno spazio creativo libero e aperto che rispecchia lo spirito del festival.
Ho inoltre preso parte alle lezioni di ballo sul nuovo palco che il festival ha introdotto quest’anno, il Balfolk Stage, dove insegnanti esperti hanno guidato i partecipanti in danze tradizionali scozzesi, irlandesi e di altre tradizioni popolari. Un’occasione per imparare nuovi passi in gruppo e conoscere altre persone del Popolo di Montelago
Ho assistito ai talk nella Tenda Tolkien, dove studiosi, filosofi e attori hanno condiviso le loro riflessioni e performance. Cesare Catà, performer marchigiano habitué a Montelago, con Shakespeare juke box. Lezione-spettacolo tarologica sul teatro del Bardo, ha offerto un viaggio originale nel mondo di William Shakespeare: utilizzando gli Arcani Maggiori dei tarocchi, associati a un personaggio, il pubblico poneva domande e Catà rispondeva attraverso una lettura tarologica, collegando le risposte ai drammi e ai temi delle opere di Shakespeare. Cesare Catà ha così affascinato il pubblico unendo la profondità della letteratura con elementi di storytelling, recitazione e un pizzico di comicità. Il risultato è stato un percorso sempre diverso, che ha mescolato simbolismo, filosofia e teatro, coinvolgendo attivamente gli spettatori in un’esperienza coinvolgente e dinamica.
Maura Gancitano, co-fondatrice del progetto Tlon, nel suo talk Ripensare l’incrocio tra pensiero logico e pensiero magico ha portato una riflessione sul complesso rapporto tra razionalità e magia, richiamando le storie fantastiche di J.R.R. Tolkien. Gancitano ha dimostrato come l’equilibrio dei due tipi di pensiero sia fondamentale per una comprensione più profonda della realtà: criticando la tendenza moderna a sminuire ciò che non è scientificamente dimostrabile, ha sottolineato la neecessità di rivalutare il valore culturale e spirituale di miti e leggende, mostrando come il razionale e il magico possano coesistere e arricchirsi, proprio come nelle narrazioni epiche di Tolkien.
Nell’ultima sera di Montelago ho assistito alla tradizionale accensione dei fuochi sacri, un rito che affonda le radici nella cultura degli antichi Celti, accompagnato dalle arpe di Vincenzo Zitello. Come scrivono gli organizzatori, “nella notte che segnava la fine della stagione calda e l’inizio di quella delle tenebre e del freddo, fra il 31 ottobre e il 1 novembre, i Celti credevano che tutte le leggi dello spazio e del tempo venissero annullate e che il mondo degli spiriti potesse così unirsi al mondo dei viventi. Per allontanare gli spiriti maligni dai villaggi allora veniva spento ogni focolare. Spettava ai Druidi il compito di accendere il Nuovo Fuoco, sulla cima di una collina, in mezzo alle querce (albero considerato sacro). Attorno a questo si danzava e cantava fino all’alba, quando il trapasso dalla stagione solare a quella delle tenebre era compiuto. Così i Druidi si recavano presso le famiglie donando loro le ceneri ardenti del Nuovo Fuoco per riaccendere quello domestico, in segno di speranza e ritorno alla vita.” (scopri di più)
La cerimonia è stata molto suggestiva e ha avvolto l’altopiano in un’atmosfera magica.

Talk nella Tenda Tolkien: Cesare Catà

Saudade da Montelago

Mentre le ultime note dei concerti svaniscono tra i monti e il campeggio si dissolve nel ricordo, emerge una sensazione profonda e difficile da spiegare, che potremmo chiamare “saudade da Montelago”: una nostalgia dolceamara, un desiderio intenso di ritornare a quell’oasi di libertà e comunità che sembra distante dalla routine quotidiana. Non sono solo la musica e la danza a lasciare il segno, ma soprattutto le persone che animano il festival. Montelago è molto più di un evento: è un’esperienza immersiva che lascia un’impronta indelebile nel cuore e nella mente. La magia del festival risiede nella connessione profonda con la natura e con gli altri, nel modo in cui avvicina le persone, abbattendo barriere e creando un senso di appartenenza: è il sorriso sincero di uno sconosciuto diventato compagno di danza, il calore di una grigliata sotto le stelle e le conversazioni intime che emergono tra un idromele e l’altro. E nonostante le “poche comodità” del festival — le docce fredde, i bagni chimici, la mancanza di elettricità in accampamento — c’è la consapevolezza condivisa che ne vale la pena.
Quando l’accampamento viene smontato e si torna alla vita quotidiana, si avverte quella sottile malinconia, quella mancanza che sa di bellezza e riflessione. Tuttavia, c’è anche la speranza di poter rivivere quella magia l’anno prossimo, e questo rende l’addio più dolce.




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