TourFest 2024 | In un festival sostenibile, se vuoi vedere lo spettacolo… sali in bici e pedala!
Teatro a Pedali a Piossasco
Avete mai sentito parlare di Philippe Bihouix? È il nome di un ingegnere e consulente energetico francese, nonché esperto di risorse minerarie, che decise di progettare il primo ufficio a pedali della storia. Il funzionamento si basava sulla generazione di energia elettrica attraverso la pedalata: in questo modo riusciva ad alimentare i device e gli strumenti tecnologici necessari per la sua attività lavorativa e ridurre gli impatti ambientali.
La sua decisione rifletteva l’adesione allo stile di vita proposto dalla “decrescita felice”, un movimento sociale, economico e politico che promuove la riduzione controllata e volontaria della produzione e del consumo, al fine di migliorare la qualità della vita e ridurre l’impatto ambientale. Questa filosofia si oppone all’idea che una crescita economica continua sia necessaria per il benessere umano e sostiene che la continua crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) non porta necessariamente a un miglioramento del benessere umano e può avere conseguenze dannose per l’ ambiente e la società.
Ma sarà mai possibile applicare questa teoria alla pratica? La compagnia Mulino ad Arte ci sta provando e il risultato è davvero interessante.
Il festival Teatro a Pedali nasce da un’idea del direttore artistico della compagnia, Daniele Ronco. Traendo spunto dall’esempio di Philippe Bihouix, ha immaginato una declinazione teatrale della sua visione. In collaborazione con il Politecnico di Torino e un’azienda locale, è stato progettato il primo prototipo di bicicletta in grado di illuminare la scena teatrale attraverso la pedalata dell’attore. In questo modo, si riescono a ridurre le emissioni generate dall’utilizzo del service audiovisivo.
Quella che sembrava un’idea incredibile ha avuto una evoluzione ancora più straordinaria: si è concretizzata in uno spettacolo teatrale dove era la pedalata degli attori a illuminare la scena, Mi abbatto e sono felice, che ha debuttato a Torino il 4 maggio 2019 al Palazzo della Luce. Il successo e il riconoscimento ricevuto hanno dato il coraggio di provare a fare di più, sviluppare il progetto in modo da coinvolgere il pubblico: attraverso la loro pedalata, gli spettatori possono illuminare l’intera scena teatrale.
Oltre alla questione energetica, il Teatro a Pedali dedica particolare attenzione al tema della sostenibilità sia nelle scelte di programmazione artistica sia nelle scelte del materiale utilizzato, del cibo e delle attività proposte.
DIREZIONE ARTISTICA PARTECIPATA
Una parte degli spettacoli del festival è scelto dai Green Guys, che fanno parte della direzione artistica partecipata, DAP, che si pone all’interno della rete nazionale Risonanze Network, composta da altre 15 realtà simili, con l’obiettivo di promuovere il teatro giovanile a un pubblico altrettanto giovane. Ragazze e ragazzi under 30 scelgono una parte del programma e lavorano all’organizzazione del festival.
A mettere in relazione le 15 realtà di Risonanze ci pensa il progetto Next Generation, attraverso incontri online e in presenza ospiti di alcune realtà della rete. Questi incontri ospitano ogni anno attività differenti, i cui esiti sono riportati in una conferenza annuale finale ed esposti a diversi operatori culturali interni al network e non.
Quest’anno uno degli incontri in presenza del progetto Next Generation si è svolto proprio a Teatro a Pedali il 24 e 25 giugno 2024, con laboratori ed esercizi sulla sostenibilità degli eventi ad hoc, coinvolgendo anche i Green Guys.
GREEN-CHIESTA CON RICCARDO VISCONTI
Il 25 giugno ho assistito al talk intitolato Green-chiesta con Riccardo Visconti, giocatore di pallacanestro di serie A, un talk diverso da quelli a cui siamo abituati: ha coinvolto quasi tutto lo staff e l’intera direzione artistica partecipata (DAP) in un mix tra intervista, quiz, giochi, sketch teatrali e pedalate. Tutto incentrato sulla sostenibilità ambientale.
La sala era allestita con tavoli recuperati da materiali in disuso con snack e bevande offerte dallo sponsor NaturaSì. L’area adibita al talk era a livello del terreno e delimitata da cuscini che fungevano da ulteriori posti a sedere. Di lato le immancabili biciclette simbolo del festival che sono state occupate dal pubblico o dai Green Guys per tutta la durata dell’evento.
3,2,1 si parte! Interviene per primo Daniele Ronco, direttore artistico del festival insieme a Federica Leone, per fare una breve presentazione di quello che stava per succedere. Nel frattempo la DAP ballava e recitava insieme a lui.
L’intervista iniziale sulla vita del giocatore di basket, a cura del divulgatore scientifico Andrea Da Vico, è stata incentrata sul passato di Riccardo, sulle scelte fatte e sulle diverse squadre con cui ha potuto giocare e allenarsi.
A seguire i Green Guys e Daniele Ronco con una serie di giochi e domande hanno iniziato a interrogare il cestista riguardo le sue abitudini sostenibili. Da domande semplici, come “Sei solito fare la raccolta differenziata?” a domande più complesse che hanno messo in difficoltà l’atleta, per esempio sui consumi energetici della sua abitazione. Il tutto sotto lo sguardo attento di tre Green Guys che fungevano da giudici e alzavano palette verdi o rosse per promuovere o bocciare le risposte di Riccardo. Oltre alle domande, vi erano anche giochi per mettere alla prova le conoscenze dell’intervistato sull’argomento. Uno di questi per esempio, coinvolgeva uno spettatore e consisteva nel lanciare i rifiuti nei bidoni della spazzatura più appropriati per una corretta raccolta differenziata. Non è mancato anche per Riccardo il momento di pedalare per produrre l’energia necessaria per ridurre al minimo quella utilizzata per l’illuminazione dell’evento.
Infine tramite qr sono stati a tutti gli spettatori inviati dei questionari, per rilevare la percentuale finale di sostenibilità rispetto alle proprie abitudini e usi quotidiani.
Riccardo Visconti si è prestato molto bene agli sketch teatrali, ai giochi e alle improvvisazioni, anche se non aveva mai avuto esperienze teatrali e non avesse voluto essere messo al corrente di quello che sarebbe successo una volta in scena.
CINQUE MODI DI SALVARE IL MONDO
Dopo la Green-chiesta è andato in scena Cinque modi di salvare il mondo della Compagnia Fitzcarraldo di Giulia Cermelli con Miriam Moschella e Elia Galeotti. La location è sempre la stessa, il Teatro il Mulino, ma l’organizzazione dello spazio è differente. Il pubblico ora siede su poltrone ed è molto più numeroso che nel pomeriggio.
Buio in sala. Luce su due ragazzi. In scena una serie di oggetti – secchi pieni d’acqua, stivali di gomma… – che verranno utilizzati durante la narrazione e che non sono soltanto parte della scenografia. Alle spalle dei ragazzi, uno schermo su cui vengono proiettate immagini di luoghi o semplici immagini colorate per accompagnare il racconto. Altre volte si vedono veri e propri video con persone, città, luoghi altamente inquinati e video stile macchina fotografica con tanto di “rec” rosso presente in alto a sinistra.
I due ragazzi, lo si capisce subito, sono molto affiatati, una coppia che si scambia spesso effusioni. Parlano, ridono, si scontrano. Condividono anche un sentimento di rabbia verso chi sta rovinando questo pianeta che li porta a compiere una serie di gesti violenti per far sentire la propria voce. Mentre cercano di agire sul mondo circostante e mettono tutto il loro impegno nel cercare di cambiare le cose… Ma nel loro rapporto qualcosa si rompe e l’impegno viene meno se si tratta di dover risolvere qualcosa di interno alla coppia.
L’immagine di copertina del programma del festival sono questi due ragazzi con un passamontagna, un’immagine adatta a presentare tutti i diversi tentativi narrati per sensibilizzare al cambiamento. Infatti l’oggetto viene utilizzato più volte per non farsi riconoscere, come quando scatta l’allarme nella fabbrica della quale stanno cercando di manomettere il quadro elettrico.
Una storia di fallimenti, sia per quanto riguarda il loro rapporto, che è ormai giunto al termine, sia per quanto riguarda il loro attivismo: le loro azioni non sembrano aver portato grandi risultati. Lo spettacolo termina con una preghiera a Madre Terra per chiedere il suo perdono.
GRANDI NUMERI
La serata di venerdì 29 luglio prevedeva la cena di comunità e a seguire lo spettacolo di Lorenzo Maragoni, Grandi numeri. Si respirava una bella atmosfera di convivialità, dove spettatori, tecnici e staff della compagnia erano radunati nella sala teatrale per vivere insieme il momento della cena condivisa.
Una volta terminata la cena, si ritira tutto e si esce nell’arena estiva per lo spettacolo.
I bambini sono i più esperti e corrono a posizionarsi sulle bici.
Pronti, partenza e via!
Si inizia a pedalare.
Le prime pedalate risultano abbastanza faticose, come quando si pedala in salita, e sul display inizia ad apparire la quantità di watt generata. 5 watt, 10 watt, 20 watt al massimo…
Aumentando lo sforzo cresce la potenza generata… ora 25, si legge sul display, poi 30 fino ad arrivare a 40, 45…
Quanto più si pedala, tanto più si genera energia.
Anche lo spettacolo parla di numeri, quelli dei sondaggi e dei social. Lorenzo Maragoni è divertente, leggero e spiritoso. Dialoga con il pubblico facendo domande, intervistando e reperendo dati. Lui, che di formazione è uno statistico, è proprio fissato con i numeri. Racconta del rapporto con i social, della privacy dei nostri dati e di quanto ormai Internet arrivi a conoscerci quasi meglio di quanto noi stessi ci conosciamo. Alla fine dello spettacolo, viene da domandarsi se ci sarà un modo per poter fermare questo meccanismo pervasivo di dipendenza che sembra quasi inarrestabile o se ci sia la possibilità di volgerlo a degli scopi positivi.
APERI-TALK – ECONOMIA CIRCOLARE
La seconda giornata ha un taglio nettamente più scientifico. L’ospite dell’aperi-talk pomeridiano è Carlotta Cicconelli, responsabile d’impatto della società benefit torinese Mercato Circolare, intervistata dal divulgatore scientifico Andrea Vico. Attraverso un percorso di dieci tappe elaborato sulla base di un paper scientifico, Carlotta racconta i principi su cui si fonda il paradigma dell’economia circolare, le dieci “R” che sintetizzano i principi guida che puntano a promuovere comportamenti sostenibili e a ridurre gli sprechi attraverso un uso più efficiente delle risorse.
- Rifiuta (Refuse): Evita l’acquisto di prodotti che generano rifiuti inutili o che non sono necessari.
- Riduci (Reduce): Minimizza l’uso delle risorse e la produzione di rifiuti attraverso un consumo più consapevole.
- Riusa (Reuse): Utilizza gli oggetti più volte invece di gettarli via dopo un solo uso.
- Ripara (Repair): Aggiusta i prodotti danneggiati invece di sostituirli con dei nuovi.
- Rinnova (Refurbish): Aggiorna, rinnova o ripensa i prodotti esistenti per prolungare la vita utile.
- Rigenera (Remanufacture): Ricostruisci i prodotti con componenti usati per farli tornare come nuovi.
- Riprogetta (Repurpose): Pensa a nuovi usi per i prodotti o per i materiali che altrimenti diventerebbero dei rifiuti.
- Ricicla (Recycle): Trasforma i materiali di scarto in nuovi prodotti per ridurre la domanda di risorse vergini.
- Recupera (Recover): Estrai materiali o energia dai rifiuti attraverso processi come il compostaggio o la combustione con recupero di energia.
- Ricerca (Rethink): Ripensa i modelli di consumo e di produzione per trovare modi più sostenibili e innovativi di utilizzo delle risorse.
L’incontro ha portato a galla una serie di dubbi e domande che hanno animato il confronto e che sono stati di stimolo per trovare insieme dei piccoli miglioramenti delle nostre azioni individuali.
LA SOSTENIBILITA’ AI TEMPI DELL’ANTROPOCENE
La giornata si è conclusa con lo spettacolo-conferenza di Stefano Massini La sostenibilità ai tempi dell’Antropocene, proprio partendo dalla domanda “Quando è iniziato l’Antropocene?”. Il nostro rapporto con l’ambiente si è costruito sulla base di una considerazione sbagliata del pianeta, che abbiamo trattaro come se fosse solo un “mercato” di risorse da estrarre e da sfruttare a nostro vantaggio, oppure come una scenografia dentro cui si sviluppano le vicende umane. Ma per quanto tempo potremmo ancora continuare a trattarlo come un semplice sfondo senza prendercene cura, invece di iniziare a considerarlo come uno degli attori compartecipanti?
Lo spettacolo ripercorre alcuni momenti salienti della storia, rileggendoli in una luce diversa, partendo da quando l’uomo ha iniziato a colonizzare l’ambiente che lo circonda. Prendere coscienza di quando questo approccio abbia avuto inizio è utile per provare a cambiare il rapporto che abbiamo con il pianeta Terra.
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