TourFest 2024 | Le periferie e i giovani al centro della scena
Nessuno Resti Fuori a Matera
UN FESTIVAL PER RESTARE
“Io non ho desideri né paure”, dichiarò il Kan, “e i miei sogni sono composti o dalla mente o dal caso.”
“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altra bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.”
“O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere.”
Italo Calvino, Le città invisibili
L’immagine che riaffiora quando si pensa a Matera è probabilmente quella di uno scorcio sui Sassi, magari all’imbrunire, quando il sole lascia spazio alla luce artificiale dei lampioni e l’atmosfera si riempie di magia. Ogni anno migliaia di turisti accorrono da tutto il mondo per esplorare le strade di una città antichissima, assaggiarne i sapori, sentirne gli odori e apprezzarne l’unicità. Ma Matera è anche tanto altro. È, soprattutto, chi la abita.
LA STORIA E LA POLITICA DEL FESTIVAL
Quello che colpisce maggiormente chi partecipa alle attività di Nessuno Resti Fuori Festival di Teatro, città, persone, tenutosi a Matera dal 21 al 27 giugno 2024, è la cura dei luoghi e delle persone che li abitano: il teatro anima le periferie e dà nuova vita a spazi altrimenti vuoti di arte, di persone. Il festival nasce nel 2016, in un momento di grande fermento (culturale e non) per la città, in attesa del 2019, anno in cui Matera è stata Capitale Europea della Cultura.
I coordinatori e fondatori di IAC – Centro Arti Integrate, nonché direttori artistici Nadia Casamassima e Andrea Santantonio, raccontano di aver pensato a un festival che attraversasse le periferie della città – ogni anno un luogo diverso – e che si fermasse nelle zone meno coinvolte nella fioritura delle attività culturali di quegli anni.
Per l’edizione 2024, la nona, è quindi Piazza degli Olmi, nella periferia nord della città, ad accogliere le attività: un ampio spazio all’aria aperta in cui il grigiore dell’asfalto e degli edifici circostanti viene attutito e impregnato delle tonalità accese del festival (quest’anno le divise dello staff e i programmi si colorano di verde). Qui avvengono gli incontri di approfondimento, i laboratori (che si svolgono principalmente all’interno dell’Istituto Comprensivo Donato Bramante, posizionato proprio al centro della piazza) e gli spettacoli teatrali, che invece si tengono in fondo alla piazza, trasformando un’alta gradinata e un piccolo piazzale sottostante in un anfiteatro.
L’obiettivo è, come sottolinea il nome stesso del festival, rendere l’esperienza culturale, e in particolar modo quella teatrale, accessibile a tutti attraverso la costruzione di un ambiente libero, emancipato, accogliente, in cui abbattere le barriere sociali, di pensiero, d’età e di genere. A partire dal costo del biglietto, simbolico e facoltativo di 5€.
I LABORATORI E GLI SPETTACOLI
Tutte le sere alle 21.30 c’è uno spettacolo teatrale che vede protagonisti nomi di rilievo nazionale come Andrea Cosentino, ma anche artisti emergenti, come Alessandro Miele, che ha portato il suo Eureka! (produzione Ultimi Fuochi Teatro): due studenti universitari, Stefano e Stefano, chiusi in un garage e catapultati nell’anno 2030, creano un’intelligenza artificiale anomala, Tom, capace di distinguere fra bene e male. Questa riflessione sulla tecnologia e sul rapporto che l’uomo ha con essa porta versi una domanda: siamo sicuri che il passo che si compie sia sempre in direzione del progresso?
La sezione dei laboratori si apre con S-Velarsi, a cura di Ivano Picciallo e Marta Franceschelli, che occupa le ore mattutine dal 18 al 24 giugno. L’obiettivo è la costruzione di uno spettacolo teatrale che parte dalle maschere e dalla loro evoluzione, in una ricerca che ha le sue basi nella commedia dell’arte, passa per tradizioni ritualistiche popolari e arriva al contemporaneo.
Durante il pomeriggio invece, dal 20 al 27 giugno, una ventina fra bambini e adolescenti si radunano davanti all’ingresso dell’Istituto Donato Bramante: il caldo di fine giugno non li ferma nella costruzione delle loro marionette ad altezza quasi umana. La dolcezza di Sophie Hames (artista belga che tiene il laboratorio, intitolato Rallegratevi, tutto è ancora da inventare), forbici, colla e tantissimi pezzettini di polistirolo invadono le aule del complesso scolastico e le voci di ragazzi e ragazze riempiono il vuoto estivo dell’edificio con le loro tenui risate.
Nessuno Resti Fuori è un festival attento all’inclusività. Glitter. Dare. Una. Parola. Al corpo, a cura di Versilia Danza con Marta Bellu e Laura Lucioli, è un laboratorio coreografico aperto anche a persone con disabilità di vario tipo. Dal 24 al 27 giugno, al centro di Piazza degli Olmi, i partecipanti al laboratorio esprimono sé stessi e prendono parola tramite i loro movimenti, con l’obiettivo di esplorare a fondo il linguaggio comune della gestualità e della corporeità. I suoni e i passi di danza spontanei si mescolano, permettendo ai partecipanti di entrare in contatto e di parlarsi senza l’uso della voce.
I GIOVANI AL CENTRO
Il programma di quest’anno non prevede soltanto laboratori e spettacoli teatrali, ma anche l’ampia sezione Extra Festival, che raccoglie possibilità ed esperienze variegate, a partire dal progetto Fare Festival, sempre a cura di IAC: un percorso di formazione iniziato il 30 maggio per giovani volontari che partecipano attivamente alla costruzione del festival, facendo esperienza degli aspetti organizzativi e creativi dell’evento e dei suoi meccanismi di funzionamento. Durante i giorni di festival, i volontari di Fare Festival contribuiscono alla realizzazione dell’evento, curando l’accoglienza degli artisti, degli ospiti e degli spettatori, l’allestimento della piazza per gli incontri e gli spettacoli e la sistemazione delle aule per i laboratori. L’attenzione ai luoghi, al loro ordine, alla loro pulizia, prima e dopo l’evento, è stata precisa, puntuale, concreta.
Sempre all’interno di Extra Festival venerdì 21 giugno si è tenuto l’incontro Meet Neet, dedicato al fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training) e organizzato nell’ambito del progetto Neet-Flix. Percorsi di costruzione del sé attraverso gli altri e le arti, promosso dall’ufficio per le Politiche Giovanili del Comune di Matera. E’ stato uno dei momenti più importanti del festival, socialmente e politicamente: come mai in Italia sempre più giovani non studiano e non cercano lavoro? Perché la percentuale dei Neet è più alta al Sud che al Nord? E perché sono soprattutto le giovani donne che non studiano e non lavorano? Quali potrebbero essere le soluzioni a questi problemi? Queste sono le domande a cui cercare di dare una risposta, e su cui la psicologa Margherita Dilucca ha spinto i partecipanti a riflettere, sottolineando la necessità dell’ascolto intergenerazionale. Secondo il sentimento comune emerso dal dibattito, i dati relativi al fenomeno dei Neet sono riconducibili a disuguaglianze imposte dal sistema patriarcale e dal divario Nord-Sud: i giovani meridionali si sentono poco compresi e molto spesso sono costretti a scegliere tra una vita insoddisfacente al Sud e una professionalmente realizzata ma lontano dalle proprie radici. Eventi come Nessuno Resti Fuori, però, testimoniano un possibile cambio di rotta e costituiscono un riuscito tentativo di creare e rinnovare con costanza opportunità di lavoro e di diffusione della cultura in una città che risponde con prontezza e attiva partecipazione.
Successivamente Mariangela Tantone di Oriente e occidente – associazione culturale che progetta reti di relazioni tramite il linguaggio della danza – si è collegata a queste tematiche parlando in particolar modo delle ansie e delle paure dei giovani attraverso la presentazione di alcuni albi illustrati, come Cicala di Shaun Tan: un racconto “dedicato a tutti coloro che almeno una volta si sono sentiti poco considerati, trascurati o oberati di lavoro”. Dopo questo primo incontro, sempre nella giornata di venerdì 21 giugno, e sempre nell’ambito di Extra Festival, è stato proiettato il documentario Futura, l’indagine di tre registi (Alice Rohwacher, Francesco Munzi e Pietro Marcello) che coinvolge ragazzi e ragazze di tutta Italia e li vede raccontare i loro turbamenti e preoccupazioni per il futuro, molto spesso incerto.
Anche il terzo appuntamento di Extra Festival è un momento di confronto con e tra giovani. Sabato 22 giugno, i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al progetto Creature Selvagge (laboratorio teatrale curato da IAC nella città di Rovereto) hanno dialogato con i partecipanti al progetto Fare Festival, confrontandosi sul futuro, sul valore della cultura e del teatro, puntando l’attenzione al ruolo fondamentale che le istituzioni hanno in quest’ambito. Lo scambio di opinioni fra giovani provenienti da regioni pure molto diverse (il Trentino-Alto Adige e la Basilicata) ha fatto emergere necessità e bisogni simili: il teatro è una fonte di arricchimento e conoscenza di sé potentissima, ma molto spesso gli adolescenti non vengono adeguatamente formati e informati (dalle scuole, dai comuni, da associazioni di vario genere) su progetti in ambito teatrale.
L’idea proposta in maniera unanime dai partecipanti è creare canali di comunicazione che invitino i giovani in attività culturali in maniera coinvolgente, accessibile e inclusiva.
In stretta correlazione a questo incontro, domenica 23 giugno è andato in scena Creature Selvagge. Il mondo di domani, lo spettacolo finale del laboratorio teatrale condotto da IAC a Rovereto, scritto e diretto da Nadia Casamassima e Andrea Santantonio. In scena un gruppo di ragazzi e ragazze, le Creature Selvagge, che decide di lasciare il “caro vecchio mondo antico” scrivendogli una lettera d’addio: qualcuno va via perché si sente in trappola, qualcun altro è stanco dell’indifferenza e del pregiudizio che lo circonda, un altro ancora è indignato dallo scoppio costante di guerre. Dopo aver affrontato una tempesta, le Creature Selvagge giungono in una terra desolata, dove finalmente possono costruire una nuova vita, creando le loro regole e scrivendo le loro leggi. Ma il soggiorno e la convivenza sulle coste del nuovo mondo non ha gli esiti sperati: presto le Creature Selvagge si rendono conto che le loro paure non sono scomparse, che il cambiamento del luogo non ha guarito il loro animo. All’euforia e all’entusiasmo si sostituisce presto la nostalgia. Decidono dunque di ripartire alla volta del “caro vecchio mondo antico”, ma con la consapevolezza e il proposito di renderlo un posto migliore.
IN CONCLUSIONE
Come le Creature Selvagge, tanti ragazzi e ragazze dopo l’esame di maturità, ogni anno, fanno le valigie e lasciano Matera, a volte per scelta a volte per necessità. IAC, con Nessuno Resti Fuori e le attività teatrali che svolge durante il resto dell’anno, però, è la dimostrazione che andare via non è l’unica opzione, che restare è possibile, che i fiori possono nascere anche dalla terra più arida. Basta avere un po’ di coraggio.
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