A teatro nessuno è straniero | Non solo musical: identità e violenza di genere, solidarietà e lotte operaie
13.04.24 Al Sistina Chapiteau per rivivere il sogno di Billy Elliot nello spettacolo del PeepArrow Entertainment, sul libretto di Lee Hall e le musiche di Elton John
La settima serata del progetto A teatro nessuno è straniero ci fa scoprire un altro spazio, un luogo speciale: il Sistina Chapiteau. Presso lo Scalo Farini di Milano il Teatro Sistina di Roma ha montato un teatro-tenda deputato all’ospitalità dei musical di sua produzione. Un ambiente insolito, un tendone da circo, capace di ospitare 1500 spettatori, montato per la stagione invernale. Billy Elliot, prodotto dal PeepArrow Entertainment per il Sistina (realtà storica, per la produzione italiana di musical e commedie musicali) è in scena dal 2015 ed è alla seconda tournée con l’attuale cast.
L’INCONTRO CON LA COMPAGNIA
Un’ora prima del chi è di scena, abbiamo appuntamento con Giuseppe Di Falco, l’amministratore di compagnia, che ci conduce in platea. Qui ci attendono gli attori, reduci della replica pomeridiana di una calda giornata primaverile. Sono stanchi, ma non si risparmiano in questa breve conversazione. Danni rompe il ghiaccio: conosceva Rossella Brescia per averla vista in Colorado, varietà televisivo del gruppo Mediaset.
A turno, gli interpreti presentano il loro personaggio: Monica Guazzini, la nonna di Billy, Fabrizia Scaccia, la madre e capo balletto, Emiliano Fiasco e Francesco Perlamagna, nei ruoli di Billy e dell’amico Michael, Nico De Crescenzo, l’insegnante di pugilato, Giulio Scarpati, il padre Jackie, Francesco Consiglio, che farà volare Billy da grande, nel sogno di divenire un’étoile della danza, Rossella Brescia nei panni di Mrs. Wilkinson, l’insegnante che scopre il talento del ragazzo, e Nico Colucci, il fratello un po’ rigido e fedele ai suoi principi, perché contempla solo la lotta di classe che unisce i minatori. La regia è di Massimo Romeo Piparo, che firma anche l’adattamento italiano.
“Il soggetto ha al centro la storia di un adolescente, scelta non così frequente. Jackie vorrebbe vedere Billy pugile: come spesso accade, il padre trasferisce un suo desiderio sul figlio. Il target, come la tematica, è generazionale”, commenta Scarpati.
Si aggiunge al gruppo il direttore di scena, Ludovico Riario Sforza. Il suo ruolo, spiega, consiste nel ricreare per gli interpreti uno spazio definito come “casa nostra”, consentendo loro di ritrovare in tournée il clima in cui hanno provato lo spettacolo per settimane e poi debuttato.
Il palcoscenico del Sistina Chapiteau è spazioso: misura in pianta diciotto metri per quindici, ma non ha il graticcio tradizionale dei teatri all’italiana: così i tecnici devono inventare nuove soluzioni per dare un asset teatrale a uno spazio nato per il circo. È una bella sfida creativa.
La struttura si monta in una quindicina di giorni (tendone, palcoscenico, camerini, allacci idrici, infrastrutture fognarie, platea, schermature nere circolari). Ogni produzione fa una ventina di piazze l’anno, in Italia e all’estero. La PeepArrow opera infatti anche in coproduzioni europee.
La compagnia è composta da 47 persone, fra attori, cantanti, ballerini, tecnici (nel numero di 12) e addetti all’amministrazione. Richiede inoltre altrettanti collaboratori su piazza, come facchini e aiuti vari (in gergo local), e mobilita altro personale per catering e ospitalità, nel periodo della sua permanenza a Milano.
Chiediamo ai due giovani interpreti se in tournée continuino a studiare e da chi siano accompagnati: seguono un regolare programma, con un genitore ogni tre minori, per garantire l’integrità della loro formazione scolastica. Provengono dall’Accademia del Teatro Sistina, rivolta ad allievi dagli otto ai sedici anni, che è attiva a Roma, Milano e con i suoi laboratori anche in altre città italiane.
L’esperienza, pur essendo formativa, deve fondarsi sul divertimento e porta gli iscritti a entrare nei circuiti di cinema, teatro, musical e televisione, se decideranno da grandi di fare della loro passione un mestiere. Rivedremo più tardi questi due ragazzi, con noi affabili e partecipi, tenere la ribalta in numeri d’eccellenza e di puro piacere.
Così come le tante bambine vivaci che punteggiano i momenti dello spettacolo, fra strepiti e giravolte. E d’altra parte anche il pubblico è in buona parte composto da bambini e adolescenti.
Gli attori ci chiedono quali siano le nostre provenienze geografiche. Si alzano diverse voci: Perù, El Salvador, Cuba, Ucraina, Sri Lanka, Marocco, Senegal, Afghanistan ma anche Bari, Como, Milano. Ai partecipanti del gruppo si sono aggiunti per questa serata molti amici. Le età variano dai venti anni in su. Molti di noi sono impegnati anche nelle tante attività di volontariato del movimento Genti di Pace della Comunità di Sant’Egidio.
IL MUSICAL, UN GENERE CAPACE DI AFFRONTARE TEMATICHE SENSIBILI
Musica, canto, danza e recitazione ci trasportano in una realtà immersiva: il prodigio del musical, alle cui strutture formali, fatte di assoli e numeri di insieme, ci eravamo preparati durante la presentazione. Seguiamo l’esperienza attraverso le parole dei partecipanti, tratte dai loro elaborati personali. Dopo lo spettacolo chiediamo infatti loro di scrivere individualmente, seguendo alcuni input.
# LO SPETTACOLO BILLY ELLIOT PUÒ ESSERE ANALIZZATO SOTTO DIVERSI ASPETTI: LA STORIA, LA MUSICA, IL CANTO E LA DANZA. RIPENSATE A QUANTO AVETE VISTO E PROVATE A SCRIVERE LE VOSTRE IMPRESSIONI, SCEGLIENDO DUE INPUT DI ALMENTO OTTO RIGHE CIASCUNO. VI SUGGERIAMO ALCUNE TRACCE…
Arrivano diversi contributi, che si appuntano sia sugli aspetti formali sia sull’approfondimento dei nodi drammaturgici centrali nella trama.
# I codici espressivi si intrecciano lungo tutto lo spettacolo. Che impressioni mi ha lasciato lo show? C’è qualche momento che mi ha colpito di più?
Alexander rileva come interpretazione, scene, canto e una danza piena di passione si intreccino “al sogno di Billy fattosi realtà”. Resta colpito anche dal canto e dalle acrobazie di Mrs. Wilkinson e del suo compagno, in Born to Boogie (Nati per ballare) e poi dal “rapporto commovente con la mamma mancata”, ma “presente nei momenti più importanti”, che raggiunge il suo acme nella lettura postuma della lettera che gli ha lasciato (Letter – La lettera).
Silvana si concentra sulla passione di Billy per la danza:
La rappresentazione di Milano è stata un’esperienza straordinaria che ci ha lasciato un’impressione indelebile. Uno dei momenti più intensi è stato quando Billy ha eseguito l’audizione, manifestando tutta la sua forza interiore e il suo talento attraverso la danza, ma quello più travolgente è stata la performance finale, in cui Billy realizza il suo sogno di diventare un ballerino professionista, suscitando un mix di gioia e commozione nel pubblico.
Margit è rimasta colpita dal talento degli interpreti:
Lo show mi ha lasciato delle bellissime impressioni. Veramente mi sono emozionata pensando a quanto è difficile fare tutto nello stesso momento: cantare e ballare! Gli attori erano talentuosi e bravi. Il momento che mi ha colpito di più è stato quando Billy è andato all’audizione con il padre. Ma anche la sua danza, le parole che ha cantato: esattamente lì ho capito la meraviglia del musical di Broadway. Quanto devi essere bravo per cantare, ballare e recitare!
Marlon, torna sulla disciplina della compagnia:
È stata per me un’esperienza incredibile, essendo questo il mio primo musical in stile Broadway che ho visto. È stato come nei film dove tutto è un grande show con tanto movimento, luce e stravaganza. Mi ha sorpreso il lavoro e la disciplina degli attori nel ballare, cantare e recitare seguendo il ritmo dello show, il che implica dedizione e pratica professionale.
Lo spettacolo non delude certo i partecipanti, che vi riconoscono la centralità anche di altre tematiche, portate avanti attraverso le storie secondarie: l’identità e l’espressione di genere, la violenza sulle donne, la solidarietà delle lotte operaie trovano nei personaggi minori uno sviluppo autonomo, proprio per volontà di Elton John, che dopo la presentazione del film al Festival di Cannes invitò gli autori Lee Hall e Stephen Daldry ad adattarlo per la scena teatrale, intuendone il valore dirompente.
# La vicenda si svolge in Inghilterra, negli anni Ottanta del Novecento, quando il primo ministro Margaret Thatcher decretò la chiusura delle miniere di carbone in tutto il paese. Che cosa so di questo periodo? Come è stato reso nello spettacolo?
Marlon si occupa del contesto storico:
Lo sciopero dei minatori britannici degli anni Ottanta fu un’azione di lotta condotta dall’Unione Nazionale dei Minatori, volta a impedire la chiusura di venti giacimenti carboniferi nel Regno Unito; la band irlandese U2 ha composto una canzone in onore di questo sciopero, nel 1987: Red Hill Mining Town (qui il link)
Medalit precisa:
In realtà sapevo poco di questa storia. Cioè Margaret Thatcher, detta ”Lady di ferro” per il suo carattere e la sua determinazione, riteneva che le miniere, invece di produrre ricchezza, dovessero essere chiuse, anche se poi con le sue politiche fece rifiorire l’economia. Così ho letto, facendo delle ricerche in Internet.
Nello spettacolo abbiamo visto il padre di Billy, Jackie, il fratello e i compagni scioperare, usando anche la violenza e finendo a volte in prigione. Penso che tutto ciò sia comprensibile: erano disperati, non avevano più un lavoro.
Celia approfondisce la realtà sociale della famiglia di Billy:
Il musical Billy Elliot, nella sua apparente leggerezza, tocca tantissimi temi difficili e delicati. Affronta il contesto sociale in cui Billy si trova a crescere e a vivere la propria formazione. Un contesto duro, di operai che vivono e lavorano in una cittadina mineraria del nord dell’Inghilterra: minatori costretti a scioperare per far valere i loro diritti, spesso calpestati da decisioni quasi autoritarie del governo in carica. Questo mette in luce il tema delle lotte sindacali, forse oggi in Italia un po’ trascurato o dato per scontato, ma ancora molto vivo e valido in altri paesi.
Il tema più importante è la grande solidarietà popolare. L’individuo isolato fatica a trovare una soluzione ma aiutato dalla comunità, in cui ognuno porta il proprio contributo, ecco che l’unione fa la forza e, come detto da Papa Francesco: “Nessuno si salva da solo”. La solitudine infatti è il primo nemico dei poveri mentre il senso di comunità e la solidarietà, che ne derivano, sono in grado di dare forza a chi da solo non ne avrebbe.
Anche Sveta si sofferma sul tema della solidarietà:
Ci sono molti momenti dello spettacolo che mi hanno toccato il cuore, ma il più impressionante è stato quando tutti gli amici di famiglia hanno dato i loro ultimi soldi per Billy, per fargli seguire il suo sogno.
# Chi è Billy? Qual è la sua storia? Quanto è importante il rapporto con la famiglia?
Marlon traccia il ritratto del protagonista:
Billy è un ragazzo che si allena in uno sport che non vuole fare, la boxe, perché ha un padre prepotente e autoritario, ma lui ha un desiderio che oltrepassa tutto ed è un sognatore. E il suo sogno è di diventare un ballerino famoso e riconosciuto.
Il suo rapporto con la famiglia è una delle cose più importanti, soprattutto con la nonna e il fratello. Quello più commovente è con la Mamma, già mancata, ma lui sente la sua presenza nei momenti più importanti; il momento più commovente sarà quando proprio lei leggerà la risposta di Billy nella ripresa di Letter.
# Ci sono altri personaggi che mi hanno colpito? Mrs. Wilkinson (l’insegnante), Michael (l’amico), la Nonna, il Padre Jackie, la Madre …
Margit su Mrs. Wilkinson:
Dall’inizio dello spettacolo mi ha colpito il personaggio di Mrs. Wilkinson, l’insegnante! Quando ha conosciuto Billy, era dura e severa con lui, ma dopo aver intravisto la sua forza e il suo talento, è diventata come una ‘madre’ e ha iniziato a credere in lui. È rimasta così colpita che è andata a casa di Billy per far cambiare idea e prospettiva al padre, al fratello e allo stesso Billy, così che lui potesse partecipare all’audizione.
Renata precisa:
Il suo personaggio dimostra come siano importanti sia la determinazione sia la presenza di una persona, una maestra in questo caso, che creda in te. Infatti a un certo punto Billy, plagiato e bullizzato da famiglia e compagni, stava cedendo e la figura di Mrs. Wilkinson è stata determinante perché Billy potesse coronare il suo sogno di fare il ballerino.
Nicolas su Jackie Elliot:
Il personaggio che mi ha colpito di più è stato il padre, Jackie, perché deve rinunciare alle sue convinzioni politiche e alla sua struttura mentale per capire che deve sostenere il figlio come condizione essenziale affinché possa crescere e diventare ciò che vuole essere. Proveniente da un contesto umile, la sua attitudine è di un valore straordinario. Inoltre, dimostra un equilibrio che poche persone sono capaci di raggiungere, quando cerca di proteggere il fratello maggiore, che nella sua gioventù effervescente non comprende i rischi delle manifestazioni violente. È proprio per l’ammirazione che tutti provano nei confronti del padre che l’intero villaggio finisce per aiutare Billy economicamente, permettendogli di viaggiare fino a Londra, per realizzare il suo sogno.
Medalit su Michael:
Ci sono altri personaggi che mi hanno colpito? Sì, l’amico Michael, per la sua straordinaria singolarità che lo fa divagare con il pensiero e con la fantasia, nascondendo la sua identità di genere. Condivide invece il suo pensiero con l’amico Billy, mostrando senza ritegno la sua natura. Secondo me è molto avanti rispetto a Billy.
E poi sulla Nonna:
Un altro personaggio direi che è la Nonna, una persona espansiva che ha voglia di raccontare le sue vicende personali vissute con il coniuge defunto: un passato duro e brusco.
# Attraverso la figura di Michael, il giovane amico di Billy, lo spettacolo affronta anche il tema dell’omosessualità̀ e del pregiudizio di genere. Tu che cosa ne pensi? Ti è mai capitato di osservare degli episodi di bullismo nei confronti di chi è considerato diverso?
Ancora Medalit:
Penso che Michael sia un ragazzino intelligente e sensibile, con le idee chiare. Secondo me sa di avere individuato la strada da seguire, anche quando le condizioni cambiano. Prima o poi, la sua natura sarebbe stata riconoscibile e lui ne era consapevole, perché la nostra personalità ci definisce. Quello che lo rende così meraviglioso è che ne era orgoglioso.
Per fortuna non mi è mai capitato di vedere episodi di bullismo di nessun tipo. Sono certa che avrei reagito in modo sgradevole.
Diversa è l’esperienza di Isbana:
Credo che ognuno sia libero di esprimere la sua sessualità senza essere giudicato per la sua preferenza sessuale. Mi è capitato che in autobus due ragazzi si baciassero e tutti li guardavano; un signore si è messo a brontolare perché non gli sembrava la situazione in cui manifestare il loro amore.
# NELLO SPETTACOLO SI PARLA DI TEMI TUTTORA ATTUALI, QUALI INCLUSIONE, ACCOGLIENZA E MESSA IN VALORE DELLA DIVERSITÀ, MA ANCHE PERSEVERANZA E IMPEGNO NEL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI PERSONALI: COME VENGONO TRATTATI? EVENTUALMENTE POSSO FARE DELLE CONSIDERAZIONI RISPETTO ALLA MIA ESPERIENZA PERSONALE?
Dall’elaborato di Renata sul ruolo del mentore:
Il lavoro teatrale parla soprattutto dell’importanza del riconoscimento e della valorizzazione delle diversità e di quanto sia importante incontrare persone che credano in te, si mettano in ascolto e ti aiutino a realizzare i tuoi sogni, aiutandoti a scoprire i tuoi talenti e a credere in te stesso. Tutto questo è vita, perché alla base c’è il desiderio che è fonte di energia vitale per ciascun individuo, donna o uomo che sia.
La figura di Mrs. Wilkinson è stata determinante per Billy, dopo un primo momento in cui si è sentita destabilizzata per la presenza al corso di un ragazzo: il suo atteggiamento di diffidenza rifletteva gli stereotipi del tempo. Ma poi ha capito che per lui il ballo rappresentava una reale passione e lo ha aiutato a scoprirla e a valorizzarla attraverso il suo lavoro di insegnante.
Anche Celia vede in Mrs. Wilkinson una figura centrale nel superamento del pregiudizio:
Il padre e il fratello di Billy sono sindacalisti attivi, uomini severi e maschilisti, uomini del proprio tempo che spingono Billy a fare pugilato. Non concepiscono l’idea di Billy ballerino: sono talmente immersi nella propria realtà che non provano a capirne un’altra. Solo la caparbietà di Billy e della sua insegnante, Mrs. Wilkinson, riuscirà ad abbattere con amore e comprensione il muro del pregiudizio e fargli realizzare il suo sogno.
Questo a mio avviso è un tema molto forte nel musical, accanto al grande sogno del protagonista e alla sua sensibilità. Sarà proprio la sua sensibilità che gli consentirà di gestire con grande tatto l’omosessualità dell’amico Michael e la propria vocazione per la danza.
Sui valori che animano i protagonisti, Medalit ha provato a sintetizzarne il proposito in poche battute. Colpisce di Mrs. Wilkinson “la saggezza dell’obiettività”, di Michael “la forza della natura” capace di “vincere sempre” nella lotta della vita, ma anche la “conoscenza dei propri limiti, da superare”, quando è possibile. Lo stesso valore distingue pure Jackie Elliot, che prima era prigioniero del “messaggio sbagliato delle idee conservatrici”. Con la moglie ed il figlio condivide un amore eterno. Infine lo stesso Billy è capace di “trasformare dei vaghi desideri in azione”, grazie al suo “talento unico”.
Nei giorni successivi alla scrittura individuale, ci incontriamo per un momento di riflessione comune.
LA DISCUSSIONE E IL LABORATORIO DI SCRITTURA COLLETTIVA
Il musical di per sé è un genere corale e in Billy Elliot si rivela uno straordinario veicolo di contenuti, espressi attraverso le parole dei personaggi. Decidiamo quindi di far parlare direttamente le canzoni, offerte come input per la nostra discussione. Le traduciamo per l’occasione.
Dei dodici brani, ne scegliamo tre, sapendo di dover fare delle rinunce:
# Grandma’s Song (Canzone della Nonna), una I-am-song che ripercorre le note dolenti della biografia di una donna d’altri tempi, dando voce a chi nel film era reso silente dalla demenza senile;
# Expressing Yourself (Esprimi te stesso), una I want – song in cui l’amico Michael lancia una sorta di manifesto di liberazione e affermazione della diversità;
# Once We Were Kings (Una volta eravamo re), un pezzo corale che chiude con malinconia la lotta sindacale degli anni 1984/‘85, contro lo smantellamento del distretto carbonifero di Durham, di cui ricorre il quarantennale.
Ci dividiamo in tre gruppi, per lavorare sulle singole canzoni, mettendoci in dialogo con le parole.
IL GRUPPO DI SILVANA, la portavoce, con RENATA, ANNA, MARLON
# Al primo gruppo sono affidate le riflessioni sulla tematica delle relazioni uomo-donna e sulla parità di genere, attraverso l’analisi di Grandma’s Song (qui il link).
Eccone un estratto:
Canzone della Nonna
Era un bastardo completo! [il nonno ndr]
[…]
non avremmo mai dovuto sposarci, è chiaro.
Spendeva i soldi del mio lavoro
in whisky e birra e non muoveva mai un dito.
I tempi erano duri, ma il verme tornava a casa sbronzo,
quindi litigavamo, lui colpiva e raramente sbagliava,
così l’ho picchiato quando non poteva resistere:
nel sonno inerme.
Ma andavamo a ballare
e lui mi stringeva forte:
era aria, era acqua, era respiro, era luce.
[…]
Era una gioia per un’ora o poco più,
ma poi finiva la serata e la mattina tornavamo sobri.
[…]
Certo i tempi erano duri, le cose allora erano diverse, le donne erano donne e gli uomini uomini.
Diciassette anni, ecco tutto: la tua vita finiva
quando avevi un anello al dito.
A che serve sognare adesso,
[…]
se solo avessi saputo allora quello che so adesso,
li avrei spediti tutti via.
Sarei andata a ballare,
senza fregarmene di nulla,
[…]
invece di essere la moglie di qualcuno.
Il nonno ballava benissimo, ma allo stesso tempo era un “bastardo completo”. La nonna è riuscita a sopportare il marito per tanti anni per quei momenti di gioia legati al ballo (una gioia di un’ora o poco più) e per gli stereotipi dell’epoca: “le donne erano donne e gli uomini, uomini”; la donna sola non poteva avere un’identità. La sua è stata una realtà legata al ruolo di moglie, il suo sogno sarebbe stato andare a ballare e non le sarebbe importato nulla di essere la moglie di qualcuno.
Siamo rimasti colpiti dal fatto che violenza generi violenza: il marito colpiva la nonna e lei lo picchiava nel sonno. La relazione era conflittuale. Abbiamo sentito una forma di ambivalenza, contraddizione amore/odio, amore/violenza. Sono problemi che si ripropongono in ogni generazione, la battaglia di tante donne contro la violenza di genere.
IL GRUPPO DI DANNI, il portavoce, MEDALIT, SALAH, HILDA
# Il secondo gruppo discute degli stereotipi e l’espressione di genere a partire da Expressing Yourself (clicca qui).
Esprimi te stesso
È peccato, se sei triste, alleggerire l’atmosfera?
Cosa c’è di sbagliato nel vestirsi in raso e pizzo?
Prendi degli orecchini, un po’ di mascara,
dei tacchi e un ventaglio.
Molto presto inizierai a sentirti un uomo diverso.
Che diavolo c’è di sbagliato nell’esprimersi?
Essere chi vuoi essere?
[…]
BILLY
Che diavolo c’è di sbagliato nell’indossare un vestito?
Essere chi vuoi essere?
MICHAEL
[…]
Crea una nuova moda, vai contro tutte le tendenze.
[…]
Se vuoi essere un ballerino, balla.
Se vuoi essere un minatore, scava.
Se vuoi vestirti come qualcun altro,
Va bene, va bene, va bene.
[…]
Ognuno è diverso
È lo stato naturale.
Sono i fatti, è evidente.
[…]
Ciò di cui abbiamo bisogno
è l’in-di-vi-dua-li-tà.
Esprimere se stessi. Vestirsi da femmina non è sbagliato per chi lo vuole. Sbagliati sono i commenti che forse causano più danno. Non c’è niente di sbagliato nel vestirsi in modo diverso. Bisogna rispettare la libertà individuale senza un giudizio. Negli anni Ottanta erano indietro con il pensiero. Ma il fatto di essere diversi deve essere visto come un valore. Il giudizio può bloccare il percorso personale di superamento degli stereotipi. Non dobbiamo essere indifferenti.
“Indifferenza” è una parola che abbiamo imparato da Liliana Segre, che ci ha dato tanto per essere più consapevoli nei confronti degli altri. Certe dinamiche rimangono immutate nel tempo, nonostante le battaglie, le rivoluzioni sociali e i sacrifici. Comunque stiamo superando ed evitando tanti pregiudizi.
IL GRUPPO DI NICOLAS, il portavoce, MARGHERITA, ANNA MARIA
# Infine il terzo gruppo si concentra sulla tematica del lavoro e della sua forza, commentando Once We Were Kings (clicca qui).
Una volta eravamo re
Una volta costruimmo la visione di un mondo futuro
sul terreno che avevamo scavato.
Sognavamo giustizia e uomini nuovi,
Tutte le persone uguali, in ogni cosa.
Una volta eravamo eroi,
Una volta eravamo re.
[…]
Ma un seme viene piantato per rinascere.
Così camminiamo con orgoglio
E camminiamo forti,
Tutti insieme.
Come una persona sola.
La terra è vuota
E fredda da morire.
[…]
Abbiamo visto un tempo in cui l’uomo sarebbe
stato libero, secondo i bisogni di ciascuno.
Abbiamo combattuto per tutte le cose
che abbiamo visto.
La battaglia è persa ma non la guerra.
[…]
Scenderemo, ma le nostre teste sono orgogliose,
Scenderemo a voce alta,
Scenderemo, ma torneremo di nuovo,
E camminiamo tutti insieme.
Il tema di questo brano è la forza del lavoro. Per l’Italia il lavoro è una forza fondamentale, al punto che l’articolo 1 della Costituzione Italiana dice che “la Repubblica è fondata sul lavoro”.
Anche la questione sindacale, a cui si riferisce la canzone, è di assoluta attualità. Questi minatori scendono sotto terra, sotterrando con se stessi i diritti dei lavorativi e i sindacati. Però c’è l’idea di un rinascimento, di un giorno in cui torneranno a camminare insieme. E questo è il messaggio più forte che abbiamo identificato.