Ai ragazzi gentili che cantano in coro quella musica arcaica e contemporanea

Un ricordo di Giovanna Marini

Pubblicato il 09/05/2024 / di / ateatro n. 195

Giovanna Marini

Giovanna Marini è una figura talmente ricca e complessa, che riassumere quello che ha significato per me l’esperienza musicale condivisa con lei e con il Coro della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, soprattutto a poche ore dalla sua scomparsa, non è un’impresa da poco.
Non sono una etno-musicologa, non sono una musicista in senso stretto, anche se la musica e in particolare il canto l’ho sempre praticato, ma il mio vuole essere un ricordo personale e una testimonianza, un minuscolo frammento per raccontare il vastissimo mondo musicale di Giovanna Marini.
Per quasi quindici anni ho passato tutti i martedì pomeriggio al Corso di Estetica del Canto Contadino della Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Di quegli anni ricordo, oltre alla lezioni, quella manciata di viaggi fatti insieme a Giovanna e al Coro, le domeniche nella sua casa di Monteporzio, con la bocca sempre aperta a cantare, a mangiare o ridere.
Chi era Giovanna? Era mille cose, ma fondamentalmente era una geniale compositrice.
Non sono mai stata una fan del popolare tout-court, riproposto oggi esattamente come allora.
Giovanna lo trasfigurava, lo trasmutava, lo armonizzava, ricavandone un suono che faceva ricongiungere l’arcaico con il contemporaneo in un nuovo rito di risignificazione per il palcoscenico.

Thierry Salmon, Le Troiane

C’era fortissimo nel suo canto il senso del rito, sacro e profano, mutuato dal mondo contadino, inteso come un agire preciso fatto di gesti, tempi, luoghi, eventi senza i quali il canto stesso non avrebbe avuto significato. Come il canto delle prefiche del Sud Italia, a cui Giovanna chiedeva di cantare e loro rispondevano che no, senza il morto davanti non si poteva.
Il canto come relazione indissolubile con il qui e ora, ma anche con il raccolto e le stagioni e con il tempo universale del dolore, condiviso nelle Passioni del Venerdì Santo.
Non è semplice da spiegare per me che non ho masticato abbastanza teoria musicale, ma una cosa mi è chiara: quanto fosse rivoluzionario il modo di cantare di Giovanna, che risultava a volte ostico, stridulo o addirittura insopportabile.
La rivoluzione di Giovanna che ho vissuto io non è quella strettamente politica ma estetica, sonora. Proponeva un ‘modo’ altro, un suono in cui la relazione tra passato e presente è circolare.
La portata rivoluzionaria di queste voci dimenticate, che volevano ri-spalancare le orecchie, non è sempre stata compresa dai musicisti, dagli operatori culturali o dalla gente comune.

I turcs tal Friul, regia di Elio De Capitani, musiche di Giovanna Marini

La Francia l’ha capito, l’Italia molto meno, perché non ha sciolto ancora il dubbio se sia più contemporaneo fare uno spettacolo che ha il titolo inglese (per una pretesa di internazionalità – anche se va in scena solo a Frosinone), o recuperare suoni stridenti, desueti, arcaici per farli diventare meravigliose polifonie contemporanee.
Alcuni timpani però hanno percepito la rivoluzione che il genio compositivo di Giovanna ha ri-generato, hanno avvertito l’urto creato da questo insieme di voci, la cui misteriosa amalgama armonica fa emergere altre armoniche.
Cantare con Giovanna era un’esperienza di composizione estemporanea.
Se nel coro classico ci sono voci e parti stabilite, nel nostro ‘coro contadino’, data una melodia ci si poteva stratificare e cantare, senza che nessuno lo decidesse prima, le terze sotto e sopra, tenere una nota fissa o il basso all’ottava, in un atto insieme creativo e di godimento fisico, trasformandoci (chi più chi meno) in acrobati vocali. E non importa quanto fossimo intonati.
Quando andai per la prima volta a Testaccio, chiesi a Giovanna se dovevo fare un provino.
Mi sghignazzò in faccia dicendomi ‘Ma no cara, apri la bocca e canta’.
‘Cantare è meglio di scop….’, diceva Giovanna, dissacrante come sempre.

Marco Paolini, I-Tigi Canto per Ustica

Marco Paolini in I-Tigi Canto per Ustica, musiche di Giovanna Marini

Perché dietro quell’immagine da nonnina d’altri tempi c’era una persona dall’ironia a volte feroce, dalla cultura musicale sconfinata e priva di barriere (uno dei suoi musicisti preferiti era Frank Zappa) e dalla formidabile capacità inventiva, che esprimeva non sono nella musica, ma nei racconti che facevano parte a pieno titolo delle sue performance.
I racconti racchiudono il suo rapporto quanto meno ‘creativo’ con il mondo: Giovanna non viveva la realtà, la inventava continuamente trasfigurando spunti autobiografici in parabole paradossali e divertentissime.

E poi c’è il teatro, che le musiche di Giovanna hanno nutrito e vivificato.
Non posso certo citare tutte le collaborazioni teatrali di Giovanna.

Giovanna Marini e Francesco De Gregori

Voglio e posso solo ricordare le esperienze che ho vissuto personalmente, in primo luogo come Compagnia Umane Risorse, in cui insieme ad Antonella Talamonti (che dalla lezione di Giovanna ha tratto un personalissimo e straordinario percorso di compositrice), Katia Ippaso, Enrico Roccaforte, Nené Barini, Filippo Luna, Alessandra Roca e altri compagni di viaggio abbiamo ricercato un teatro che avesse il suo ‘fuoco centrale’ nella musica di tradizione orale.
Voglio poi ricordare gli operatori illuminati che ho incontrato, come Antonio Calbi, che con Giovanna ha pensato e realizzato progetti di ogni tipo, Giancarlo Cauteruccio che si è fatto coinvolgere nell’idea di portare a zonzo per tutti i luoghi archeologici della Calabria un coro di 40 elementi diretto da Giovanna Giovannini’al seguito di Giovanna, Claudia Di Giacomo e Roberta Scaglione di PAV che mi hanno permesso di portare Giovanna al Festival Summer Tales, il festival Artisti per Alcamo di Giuseppe Cutino, di cui rimane traccia nella cantata Dal punto di vista dei serpenti.
La mia è una testimonianza parziale, non tecnica, sgorgata di getto alla notizia della morte di Giovanna.
Ci sono state persone che molto più a lungo e molto più intensamente di me hanno condiviso con Giovanna la vita e la musica. Non li posso nominare tutti, ma mi sembra doveroso citare almeno quelli con cui ho collaborato: Antonella Talamonti, compagna d’avventure teatrali, Xavier Rebut, Germana Mastropasqua, Michele Manca, Flaviana Rossi del Quartetto Urbano, Patrizia Rotonda, con la quale con il laboratorio Vocalità nella Musica di Tradizione Orale ci muoviamo nello stesso mondo musicale di Giovanna, il Quartetto Vocale, e tutto il Coro Popolare della Scuola di Musica di Testaccio.
A loro, ‘ragazzi gentili’, va il mio abbraccio e le mie scuse per le inasattezze musicali e per le dimenticanze.




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InformazioniClara Gebbia

Organizzatrice/produttrice, regista Da sempre lavoro in ambito teatrale, in bilico tra regia e produzione. Vengo da Palermo e ho vissuto fondamentalmente in quattro città: Palermo, Milano, Napoli e Roma, dove abito (più un piccolo pezzetto di vita a in Spagna, a Granada e San Sebastián). Come organizzatrice/produttrice ho collaborato con istituzioni teatrali italiane, pubbliche e private: a Milano con il Festival Teatri90 e il Piccolo Teatro, a Roma con PAV, ETI – Ente Teatrale Italiano, CTE – Centro Teatro Educazione, a Napoli con il Teatro Stabile Mercadante. Con l’Associazione Teatro Iaia ho prodotto e distribuito spettacoli di vari artisti tra cui Iaia Forte, Pappi Corsicato, Carlo Cecchi, Tommaso Ragno, Giovanna Marini, Donatella Finocchiaro. Ho fondato la Compagnia Umane Risorse per sviluppare un’idea di teatro e musica di tradizione orale, con cui abbiamo creato Il Rosario da F. De Roberto, Viaggio nei tuoi occhi di A. Motta e Paranza di Katia Ippaso, spettacolo vincitore della III edizione di Teatri del Sacro. I nostri spettacoli sono stati in tournée in vari teatri italiani (tra gli altri al Teatro dell’Elfo a Milano, al Teatro India a Roma, al Teatro Biondo Stabile di Palermo) e all’estero ci ha ospitati più volte il Teatro Ui Snaz di Budapest. In una tregua dal covid ho incontrato il mondo della lirica lavorando come aiuto regia e maestro alla fonica con il Teatro dell’Opera di Roma per la produzione, messa in scena e tournée di Rigoletto e la ripresa de Il Barbiere di Siviglia per il progetto ‘Opera Camion’ . Insegno con passione teatro: ho condotto laboratori per attori professionisti e non-professionisti al Teatro di Roma, al Teatro Biondo Stabile di Palermo, a Carrozzerie N.O.T – Roma, e negli utlimi tre anni lavoro con gli allievi ‘diversamente giovani’del corso ‘Laboratorio Teatrale e Vocale’ dell’Università Popolare Unitre Arvalia. Da quest’anno ho cominciato l’avventura di un laboratorio teatrale integrato nelle scuole. Altri post