Artaud e i suoni della crudeltà | Una mostra, un pomeriggio di suoni e parole a partire dal progetto di Lello Cassinotti
Milano, Spazio Bolzano 29, 11 febbraio 2024, a partire dalle ore 16.00 per Teatro e ricerca 2024
Associazione Culturale Ateatro e delleAli Teatro
nell’ambito del percorso
teatro e ricerca 2023
presentano
Artaud e i suoni della crudeltà
Una mostra, un pomeriggio di suoni e parole
a partire dal progetto di Lello Cassinotti
Antonin Artaud e i suoni della crudeltà
11 febbraio 2024, ore 16.00-19.00
Milano, Spazio Bolzano29 (M1 Rovereto)
In questi anni l’attore e performer Antonello Cassinotti, ha raccolto dall’opera artaudiana frasi e parole relative alla musicalità e alla concezione del suono, per poi scomporle e ricomporle in una serie di collages di immagini dello stesso Artaud e dei dei suoi disegni: sono poesie visive che recano sinestesie attraverso il gesto che si fa carne in parola. Da questo percorso – anche in relazione a un percorso di performance ispirate alla figura e all’opera di Antonin Artaud – Cassinotti ha costruito un volume, Antonin Artaud e i suoni della crudeltà, edito da Ponte43 e delleAli Teatro. Ciascuna delle 40 opere ha ispirato il commento di un artista o studioso, chiamato a intervenire in maniera personale sul tema: un vero e proprio libro d’artista con interventi, tra gli altri, di Florinda Cabria, Franco Ruffini, Simona Bartolena, Samantha Marenzi, Giovanni Fontana, Roberto Latini, e Rita Frongia.
Nel pomeriggio di domenica 11 febbraio 2023, allo Spazio Bolzano29, Lello Cassinotti e alcune tra le personalità che hanno dato il loro conributo al volume renderanno omaggio alla figura di Artaud. Nell’occasione verrà presentato il volume Antonin Artaud e i suoni della crudeltà. Nell’occasione verrà allestita una mostra con alcune delle opere.
Hanno assicurato la loro partecipazione, tra gli altri, Samanta Mia Cinquini, Massimiliano Cividati, Vincenza Di Vita, Alessandra Galbusera, Maurizio Giannangeli, Sophie Hames, Raul Iaiza, Giancarlo Nino Locatelli, Anna Maestroni, Enrico Masseroli, Oliviero Ponte di Pino, Gianluca Stetur, Paola Tintinelli.
«Nelle mie letture dei libri di Antonin Artaud” ho cominciato anni fa a sottolineare tutte quelle frasi che contenevano termini quali la musicalità, la voce, il suono, le sonorità, quelle più o meno palesi e quelle frasi espressamente riferite alle questioni musicali e più in generale a una concezione musicale e le ho poi composte o scomposte ognuna in un collage unitamente a delle immagini di Artaud, suoi disegni o immagini che lo riguardino direttamente, una sorta di poesia visiva.
Il formato è uguale per tutti, le sinapsi formali si rincorrono, la bocca è espressione astratta preverbale, scoppio e la parola spesso incomprensibile a guisa di basta con i capolavori, un esercizio di stile forse. E continuo a farlo (sono arrivato a 80 opere).
Fare poesia visiva non è il mio mestiere. E tanto mi piacerebbe fare musica».
Lello Cassinotti
Antonello Cassinotti (1961) è attore e performer e membro fondatore del Gruppo Tealtro e di delleAli Teatro. Esplora con particolare passione il mondo dei suoni e nello specifico della voce attraverso il corpo/strumento. Lo stimolo di partenza in ogni suo lavoro da solo e/o in collaborazione con altri è dettato, a volte da un immaginario visivo, a volte sonoro e in altre occasioni alle pratiche del movimento. Nel complesso è teso a elaborare atti performativi che possano definirsi SONORI, dove il gesto, l’oggetto, la luce e tutta la macchina scenica rispondano a una sorta di composizione. Con queste premesse realizza installazioni o contesti visivi in cui agisce in prima persona, letture di poesia sonora, sia come interprete sia come autore e partecipa a numerosi eventi legati all’improvvisazione in interazione con danza, pittura, musica e video.
Ha al suo attivo collaborazioni con numerosi gruppi teatrali sia come attore che come performer e la partecipazione a festival e rassegne. Svolge inoltre attività di insegnamento con l’intenzione di portare alla consapevolezza dei suoi allievi lo stretto rapporto che intercorre tra voce e corpo performativo. Si riconosce nelle pratiche Fluxus.
Silenzio
Il contributo di Oliviero Ponte di Pino
al progetto Antonin Artaud e i suoni della crudeltà
Nell’aprile del 1923 un giovane poeta scrive una lettera al critico letterario più importante di Francia. Vuole pubblicare alcune sue poesie su una prestigiosa rivista, la “Nouvelle Revue Française”, da cui poi sarebbe nata la casa editrice Gallimard.
Le poesie non vengono pubblicate ma quel ragazzo reclama il proprio “diritto all’esistenza”. Il critico è incuriosito da quel ventiseienne geniale, che ha così tanta fede nella letteratura. Gli risponde, si scrivono. Il giovane poeta si mette a nudo.
Je souffre d’une effroyable maladie de l’esprit. Ma pensée m’abandonne à tous les degrés. Depuis le fait simple de la pensée jusqu’au fait extérieur de sa matérialisation extérieure dans les mots. Mots, formes de phrases, directions intérieures de la pensée, réactions simples de l’esprit, je suis à la poursuite constante de mon être intellectuel. Lors donc que je peux saisir une forme, si imparfaite soit-elle, je la fixe, dans la crainte de perdre toute la pensée. Je suis au-dessous de moi-même, je le sais, j’en souffre, mais j’y consens dans la peur de ne pas mourir tout à fait.
Jacques Rivière propone ad Artaud di pubblicare le loro lettere, che restano uno dei testi capitali del Novecento.
Il y a donc un quelque chose qui détruit ma pensée; un quelque chose qui ne m’empêche pas d’être ce que je pourrais être, mais qui me laisse, si je puis dire, en suspens. Un quelque chose de furtif qui m’enlève les mots que j’ai trouvés, qui diminue ma tension mentale, qui détruit au fur et à mesure dans sa substance la masse de ma pensée.
La “terribile malattia dello spirito”, l’impossibilità di trovare nella parole una forma per il pensiero, quel “qualcosa che distrugge il mio pensiero”, si intreccia a un altro dolore, un’altra frattura, quella tra il corpo e lo spirito. Artaud parlerà di
douleur plantée en moi comme un coin, au centre de ma réalité la plus pure, à cet emplacement de la sensibilité où les deux mondes de l’esprit et du corps se rejoignent.
Il tentativo di ricomporre queste fratture – tra pensiero e parola, tra corpo e spirito, tra l’io e il mondo – brucerà tutta la vita e l’opera di Artaud, in una esperienza estrema, insieme poetica e filosofica. Da qui nascerà la profetica visione di un teatro che deve essere insieme corpo e visione, un contagio oltre la parola. E poi le misteriose glossolalie in cui far coincidere la voce e lo spirito, la scoperta – grazie “al paese dei Tarahumara” e al peyote – della possibilità di una sintesi organica tra uomo e paesaggio, il viaggio profetico e auodistruttivo in Irlanda, gli autoritratti incisi nel manicomio di Rodez in cui fu a lungo internato. Infine il terribile, lacerante, allucinato Pour en finir avec le jugement de Dieu, registrato per la radio poco prima di morire.
Dieu est-il un être ?
S’il en est un c’est de la merde.
Nel 1921, un giovane austriaco pubblicava il Logisch-philosophische Abhandlung, ambizioso tentativo di fondare logicamente il mondo attraverso una serie di proposizioni ordinate gerarchicamente. L’ultima proposizione dice:
Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
Sono le parole di un poeta. O di un mistico. O di un’intelligenza artificiale.
Il Tractatus Logico-philosophicus, scritto in buona parte quando combatte sul fronte russo e quando è prigioniero di guerra a Cassino, è l’unica opera pubblicata in vita da Ludwig Wittgenstein, che da allora continuò a riflettere ossessivamente sul rapporto del linguaggio con il mondo, delle parole con i fatti, del pensiero con le parole.
In un mondo dove tutto sembra comunicazione, dove sembra che tutto si possa e si debba dire, che cosa resta del nostro spirito? Di cosa dobbiamo tacere? Esiste ancora un linguaggio per dire questo silenzio?
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