Festival Parco di Monza | Il dialogo tra natura e città

Il report per TourFest 2023

Pubblicato il 23/10/2023 / di / ateatro n. 193 | TourFest 2023

FESTIVAL DEL PARCO DI MONZA

L’obiettivo del Festival del Parco di Monza è quello di associare il nome della città alla bellezza del suo parco, unico esempio in Italia di polmone verde nel cuore di una metropoli.

Con queste parole Cristina Sello, presidente del Comitato promotore, apre la sesta edizione del Festival del Parco di Monza, che vuole sottolineare le peculiarità dell’ecosistema del parco attraverso laboratori, visite guidate, escursioni, ma anche incontri, proiezioni, spettacoli musicali e teatrali. L’obiettivo è risemantizzare l’area trasformandola in fulcro culturale della città. Un parco quindi che conquista l’urbano, riprendendo i suoi spazi: la serata di apertura del festival si è svolta nel cinema CapitolAnteo, con la presenza del presidente del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e sindaco di Monza Paolo Pilotto, il direttore Consorzio Villa Reale e Parco di Monza Giuseppe Distefano, l’assessora alla Cultura con delega al Parco e Villa Reale Arianna Bettin, moderati da Cristina Sello.
A seguire è stato presentato il documentario Earth Protectors dell’artista Anne De Carbuccia, presente in sala. Un viaggio in diverse zone del mondo, dall’Amazzonia alle foreste siberiane, per mostrare come la mano dell’uomo influisca sui cambiamenti climatici. Seppur artisticamente valido, il documentario rischia di apparire scientificamente e documentaristicamente un po’ datato, adatto più a un pubblico di neofiti che a quello di un festival focalizzato sulla questione ambientale. Ma resta il tentativo di creare un collegamento tra il polmone verde di Monza e il resto del pianeta.

Cascina dei Mulini Asciutti è stata tra i luoghi protagonisti del festival: durante tutto il weekend era possibile visitare la mostra fotografica Brianza. Un cammino nella natura e le installazioni artistiche site-specific Futuro anteriore del Gruppo Koiné.
Qui si sono svolte le attività di Creda Onlus, associazione attiva dal 1987 per tutelare e valorizzare natura e ambiente attraverso progetti formativi. Nell’ambito del festival ha presentato Sense. Rendere visibile l’invisibile, un workshop per la realizzazione di un’installazione interattiva progettata in collaborazione e con le idee di alcuni studenti e studentesse del Liceo Artistico Nanni Valentini di Monza. Sense è un programma condiviso da 16 organizzazioni europee che ha l’obiettivo di integrare le STEM, ovvero le discipline scientifico-tecnologiche, con le pratiche artistiche e umanistiche, per favorire un approccio formativo completo e soprattutto sinergico tra linguaggi diversi. Tra le finalità del progetto, oltre che superare stereotipi di genere legati alle STEM, Sense favorisce e sviluppa un approccio educativo dove il corpo umano assume un ruolo centrale per il nostro apprendimento. Processi multisensoriali sono infatti necessari per alimentare immaginazione, pensiero creativo ed empowerment personale. All’attività hanno partecipato due classi del liceo, accompagnate dalle docenti di scenografia Patrizia Simonelli e Michela Borzoni: dopo un breve laboratorio sulla sensibilità corporea tenuto da Carolina Bianchi, dove gli studenti sono stati invitati prima a disegnare ciò che sensorialmente stavano percependo in quel momento nel loro corpo, e poi a realizzare un’opera condivisa per trasmettere agli spettatori del festival un’esperienza concreta attorno al concetto Rendere visibile l’invisibile. Un seme, un elemento di solito invisibile della natura perché nascosto nel sottosuolo, viene racchiuso nell’installazione all’interno di un Periaktos, una macchina scenica risalente al teatro greco a forma di prisma triangolare, che viene rivestito dai ragazzi con teli neri su cui vengono poi fatti dei buchi e delle fessure attraverso cui sbirciare verso l’interno. Su questa struttura la comunità è invitata ad appendere pagine di libri altrimenti destinati al macero, dove tramite la tecnica del caviardage si annerisce tutto ciò che non serve per far risaltare parole e frasi specifiche che assumono nuovi significati.

Sempre nella Cascina dei Mulini Asciutti, domenica 17 settembre, Alex Bellini, esploratore e attivista, e Roberto Casati, filosofo al Centre National de la Recherche Scientifique all’Institut Nicod di Parigi, sono stati ospiti di un incontro su clima e ambiente, centrato sul tema dell’acqua. Per Bellini, montanaro dell’Aprica, attratto e impaurito dal mare, l’acqua si è rivelata inizialmente una potente risorsa per riscoprire sé stesso e andare oltre le sue paure. Dopo aver affrontato, non senza diversi fallimenti, due oceani, su una barca a remi in solitaria, ripropone con la stessa modalità una spedizione al Great Pacific Garbage Patch, la grande isola di rifiuti nel mezzo dell’Oceano Pacifico, grande quanto la penisola iberica. Trovatosi davanti a una realtà terrificante dove la plastica è difficilmente rimuovibile, decide di intraprendere nuove esplorazioni attraverso i dieci fiumi più inquinati al mondo per percorrere il tragitto dei rifiuti dai corsi d’acqua dolce al polmone blu della Terra. Grazie a questo progetto, 10 Rivers 1 Ocean, Alex Bellini promuove una maggiore conoscenza e comprensione dell’inquinamento da plastica nei corsi d’acqua e al tempo stesso sensibilizza sulle cause e sugli effetti di questa crisi. Secondo l’esploratore, il pericolo più grosso è pensare alla Terra suddivisa in tante isole, geografiche e sociali, dove le relazioni sono ridotte al minimo. In un mondo globalizzato dobbiamo essere consapevoli che quello che succede dall’altra parte del mondo riguarda anche noi.
Il ricercatore Roberto Casati parte da esempi quotidiani legati all’elevata quantità di acqua che ogni giorno entra ed esce dalle nostre case. Uno scambio e una riflessione condivisa con il pubblico aiuta a prendere coscienza di quanto sia ormai necessario tutelare questa preziosa risorsa. Non basta cambiare il comportamento individuale, bisogna attuare politiche che abbiano l’ambiente al centro. Casati lancia la sfida di provare a non toccare plastica per un giorno a casa propria, una indicazione impossibile da rispettare senza un cambio di paradigma culturale e sociale.

Viale Mirabello, che collega le due ville nel Parco, è il cuore del festival. Qui ci sono gli stand delle istituzioni, delle associazioni e degli sponsor, che hanno avuto anche lo spazio per piccole attività e presentazioni. C’è anche un punto di ristoro gestito da Cascina Bagaggera, azienda agricola biologica, che all’interno del cortile di Villa Mirabello offre per pranzo una a scelta tra menù carne e vegetariano.
Tante le iniziative legate alla sostenibilità in tutte le sue forme, da quella ambientale a quella del benessere alimentare, tra cui laboratori su un’educazione sana, per l’alimentazione e uno stile di vita attivo. Moltissime le attività ludiche per i più piccoli dove il gioco diventa uno strumento fondamentale per avvicinare i bambini alla scoperta e alla cura del territorio. Per esempio, Bosc’Orto Sensoriale è un percorso esperienziale di economia circolare per bambini tra i due e i dieci anni, con scarti dell’orto e del bosco.

L’ecosistema del Parco di Monza diventa un pretesto per allargare il discorso alle questioni ambientali tout court: nell’edizione 2023 il festival ha adottato le Linee guida per festival sostenibili di TrovaFestival, mostrando un’attenzione rilevante anche ai dettagli, come la raccolta differenziata. In ogni sede sono disponibili diversi bidoni differenziati e nell’area Mirabello è possibile rifornire la propria borraccia tramite un punto di distribuzione di acqua gratuito fornito da BrianzaAcque.




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