Biennale Architettura a Venezia | The Laboratory of the Future: la cultura come agente di cambiamento
Il report per TourFest 2023
In una Biennale ci sono sempre tantissime cose da vedere, forse troppe.
In una mostra che la curatrice Leslie Lokko ha dedicato a The Laboratory of the Future, le suggestioni si moltiplicano, per chi si interroga sullo stato del mondo. Vengono affrontati a più riprese i temi dell’acqua, della deforestazione, delle migrazioni, dello sfruttamento del suolo e delle miniere, la questione femminile… Perché la mostra vuole essere “un momento di rottura, un agente di cambiamento” e dunque invita all’azione.
Quelle che seguono sono alcune suggestioni raccolte tra i Giardini e l’Arsenale, tra i padiglioni nazionali e le mostre che caratterizzano questa diciottesima edizione.
Economia circolare
Il padiglione della Germania, nel corso di un complesso percorso di ristrutturazione (il progetto architettonico risale ai tempi del Terzo Reich), ha preso alla lettera gli ideali dell’economia circolare. Buona parte dello spazio è diventato un deposito di materiali recuperati dalla Biennale Arte del 2022, mentre un’officina attrezzata consente di adattarli a nuovi usi. La cucina, affidata ad associazioni attive nel territorio veneziano, è luogo d’incontro, confronto e scambio.
Economia circolare (con ironia)
Il padiglione della Lettonia è un supermercato. Che però non vende verdure o detersivi, abiti o giocattoli: vende i contenuti culturali degli altri padiglioni, in confezioni colorate e sgargianti: insomma, rimettono in circolo la produzione (o forse gli scarti) di questa stessa Biennale. Per chiederci con ironia se la cultura è un prodotto che si può vendere (e magari riciclare).
Sostenibilità ambientale
Nel padiglione della Repubblica di Corea è possibile partecipare a The Game of Together How, un gioco a quiz che “invita il pubblico a fare delle scelte riguardo alle crisi ambientali” per “mostrare il controllo dei giocatori sulla nostra ideologia faustiana di progresso e materialismo che ci sta portando all’estinzione”.
Sostenibilità ambientale (le toilette)
Sul tema della sostenibilità, il jolly lo cala la Finlandia: il cuore del padiglione è Huussy, con l’obiettivo di “immaginare il futuro dei servizi igienici”. In sostanza, è una toilette che non spreca acqua (niente sciacquone) e riutilizza i rifiuti organici che produciamo, separando liquido e solido. Huussy è già collaudata, essendo già molto utilizzata soprattutto nelle seconde case.
Inclusione (ancora le toilette)
Il padiglione tedesco pubblicizza le sue toilette aperte a tutti, con una grafica innovativa.
Inclusione sociale (l’emergenza abitativa)
Il padiglione del Canada sembra un centro sociale o un comitato di quartiere. E’ stato trasformato in un tempio dell’attivismo, focalizzato sul problema della casa (ovvero della gentrificazione) e dei “territori della Regina”, ovvero l’immensa quantità di terra espropriata alle first nations, i popoli nativi dell’immenso paese. E poi, in un clima da assemblea permanente, manifesti, volantini, striscioni, appelli, libri: qui lo spirito dei movimenti trova la sua casa. Il catalogo del padiglione è un giornale militante, dove in prima pagina campeggia il titolo Non in vendita, a cura di Architects Against Housing Alienation. Tra le varie proposte, la Gentrification Tax.
Nomadismo (l’emergenza abitativa)
Il progetto Migrating Futures (Ansan City + Gyeonggi Province), nel padiglione della Repubblica di Corea, esplora le possibilità spaziotemporali degli immigrati nel paese. Il trolley custodisce un efficace rifugio mobile: prima o poi qualche fanatico dei TourFest lo adotterà.
Sostenibilità economica (contro il precariato culturale e creativo)
Il padiglione della Repubblica Ceca è diventato L’ufficio per un futuro non-precario. Com’è ovvio, l’attenzione è rivolta soprattutto agli architetti, che però non hanno certo l’esclusiva del lavoro vocazionale, intermittente e sottopagato: “Come possiamo pensare di cambiare il mondo se non riusciamo nemmeno a ottenere condizioni di lavoro decenti?”
Nel padiglione-ufficio è possibile rispondere a un questionario:
Che vantaggi hai a lavorare come libero professionista?
Vieni pagato regolarmente e per tutte le ore che lavori?
Fai straordinari?
Lavori nei fine settimana?
Quante ore lavori al mese?
Hai firmato un regolare contratto?
Come libero professionista, avverti i sintomi del lavoro dipendente/finto libero professionista?
La tua condizione lavorativa ti permette di immaginare di avere un figlio?
Hai mai provato a cambiare le tue condizioni di lavoro?
Plastica
Il padiglione degli Stati Uniti d’America, Everlasting Plastic, è tutto dedicato al nostro rapporto con la plastica: da materiale rivoluzionario è diventata per l’intero ecosistema una minaccia di cui è difficile anche valutare l’impatto, che rischia di essere indelebile e a lungo termine.
Luoghi speciali
Ce ne sono diversi.
Kappaert, il campus scolastico per bambini e bambine con bisogni speciali, prevede nel progetto di BRD Bureau e carton 123 architechten, spazi protetti di tranquillità e decompressione, per bambini che vivono con varie forme di autismo.
Nomandland (progetto di Le laboratoire d’architechture), sulla base di un progetto di ricerca in Africa e in Europa, alla ricerca di un’architettura di di resistenza e ospitalità, mette a confronto i campi invivibili in cui i nomadi sono costretti ad abitare
con i campi immaginati o sognati dai loro abitanti. Ma non basta: il progetto regala anche una serie di consigli per chi vuole diventare agente di cambiamento, sia individualmente sia collettivamente.
Tra i luoghi più allegri, quelli ricostruiti nel padiglione del Messico: colorati campetti da basket, che diventano “spazi per processi poli- e plurivalenti di decolonizzazione nelle comunità indigene”.
Parole chiave
Alla Biennale Architettura 2023 si imparano parole nuove, e altre assumono nuovi significati.
Banga: nel gergo urbano contemporaneo dell’Angola significa “il proprio stile”. Nel modo di vestire e atteggiarsi si esprime un’identità, si protesta contro la narrazione coloniale dominante.
Bubba: lo Studio Sean Canty espone due modellini di capanne del bisnonno dell’architetto, che lui chiamava affettuosamente Bubba. Una è un luogo di gioia, appartenenza, lotta. L’altra è un juke joint, dove si andava a bere e fumare al suono del blues. Sono luoghi di socialità dove dominano riusco e cura, ma attraversate da impulsi complessi e contraddittori.
Dreadlock: per l’African Conservation Effort, si tratta di applicare la conoscenza e il linguaggio della tessitura artigianale a sistemi di conoscenza computazionali e digitali, utilizzando l’apprendimento automatico a partire da trame di capelli.
Gebbì: in amarico, è un territorio circondato da un muro o da un recinto, “una zona di tregua e relativa stabilità ritagliata da una città errante e inquieta”. Al loro interno, può esserci una scuola, una casa, un giardino, ma anche spazi di culto e commercio.
Kwaeε: in lingua twi, una delle lingue parlate nel Ghana, significa “foresta”. Per Adjaye Associates, è una struttura lignea aperta, dunque insieme attiva e passiva, che può essere utilizzata sia come spazio d’incontro e di progettazione sia come luogo di meditazione.
Queendom: sono i luoghi in cui le donne radunano gli altri membri della famiglia per vacanze, nozze, feste, funerale. E’ un territorio discontinuo, quello narrato da New South, che connette i luoghi della diaspora, magari collegando diversi paesi. Nel caso delle Mediterranean Quuendoms, “Le regine vanno e vengono in un flusso costante. Ogni persona viene curata, nutrita, trasportata, vestita e accomiatata con datteri, buste di denaro, vasetti di miele, buste di denaro avvolte nella carta stagnola…”
Terratypes: “ibridi scultorei composti di pittura, disegno, collage, incisioni e tessuti”. Lo scultore Tanoa Sasraku usa pigmenti terrestri vecchi di milioni di anni in varie località delle isole britanniche.
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