Le residenze di MigraMenti | Itinerario della mente verso Thomas Bernhard con Elvira Scorza
La ricerca di una giovane artista al Teatro Comunale di Badolato
Itinerario della mente verso Thomas Bernhard di Elvira Scorza
La prima residenza del progetto Migramenti
a cura della redazione Spettacoliamo.it
Una mente geniale che naviga verso una divina follia, culminando in un dialogo filosofico con il suo Thomas Bernhard immaginario: Itinerario della mente verso Thomas Bernhard, l’ultimo romanzo del giornalista Martino Ciano (2022, A&B Editrice), è il testo su cui Elvira Scorza ha voluto lavorare per la sua residenza al Teatro Comunale di Badolato (Cz). Primo dei cinque vincitori, per la sezione Sentieri, rivolta a performer e compagnie calabresi o già selezionati da un’altra residenza riconosciuta del bando per residenze del progetto MigraMenti, a cura della compagnia Teatro del Carro Pino Michienzi, il lavoro di Scorza ha abitato il Teatro Comunale per due settimane fra giugno e luglio concentrandosi non sulla semplice trasposizione scenica del romanzo, ma sulla ricerca «di un corpo da dargli all’interno di uno spazio definito», arrivando anche a sperimentare l’utilizzo di un linguaggio solo parzialmente verbale, affidando il potere deflagrante del testo a scelte narrative precise e potenti.
In quasi completa solitudine, Elvira Scorza ha deciso di affrontare un testo pensato come un giallo e costruito come un flusso incessante di pensieri che racconta, attraverso falsificazioni e ripetizioni di una provincia della Calabria, di una mente geniale che si muove, attraverso i ricordi salienti del disagio familiare e relazionale, verso la follia e che arriva a dialogare proprio con Bernhard. Spiega Scorza:
Martino Ciano è un autore contemporaneo che sa raccontare la complessità che abita la mente di chi vive di arte nel cuore del provincialismo calabrese, senza che per questo la narrazione ceda a stereotipi insulsi e ghettizzanti, anzi.
Giornalista pubblicista, direttore responsabile della testata giornalistica dell’emittente radiofonica Radio Digiesse, Ciano scrive di letteratura e filosofia su varie webzine e sul suo sito BorderLiber, e con “Itinerario” (2022, A&B Editrice) ha voluto rendere omaggio allo stile dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, tra i massimi autori del Novecento, verso il quale ha dichiarato di avere una sorta di venerazione.
Lo sfondo di questo flusso di pensieri «della discesa agli inferi di una mente malata perché indottrinata, sensibile, letteraria e quindi estranea al contesto in cui vive e alla famiglia in cui vive, così estranea da potercisi rapportare solo alla morte di tutti», è una poltrona al centro di una stanza con camino. Secondo Elvira Scorza,
in questo testo la mente che soffre non ha nulla da invidiare alla Marion danese che Joyce lascia a briglia sciolta nel suo delirio esistenziale: l’universalità del dolore e del disagio che abita una mente creativa ingabbiata in meccanismi specifici, esiste ed è narrabile anche ambientandola in un paesino dell’Alto Tirreno Cosentino, nutrendosi di specificità e non appiattendosi su narrazioni folkloristiche.
Il Teatro del Carro ha chiesto alla giornalista Clara Varano di “osservare” la residenza di Elvira Scorza e seguirla nelle sue fasi di sviluppo, in modo da avere uno sguardo esterno sul progetto.
Itinerario della mente verso Thomas Bernhard di Elvira Scorza
Diario in residenza
di Clara Varano
Entrare nel mondo di Elvira per i pochi giorni di residenza è stato un privilegio: è un’artista che riesce a trasmettere a chi ha di fronte esattamente l’emozione del personaggio che ha deciso di creare.
Fin dal primo giorno, si potevano percepire il suo entusiasmo e la sua passione di Elvira. Ha dimostrato una profonda comprensione del romanzo e ha saputo trasmettere la sua visione artistica in modo chiaro e sensibile. Durante la residenza, ha lavorato a stretto contatto con il suo io interiore e con il palcoscenico scevro volutamente di qualsivoglia scenografia, senza effetti scenici che potessero distrarre lo spettatore dal ritmo che Elvira ha deciso giorno per giorno, cambiamento su cambiamento, di imprimere alla scena e alla sceneggiatura.
Itinerario della mente verso Thomas Bernhard avrebbe dovuto essere altro, come ha spiegato la stessa Elvira Scorza confrontandosi in residenza con i responsabili di MigraMenti e del Teatro del Carro, AnnaMaria De Luca e Luca Michienzi, ma anche con colleghi come Francesco Gallelli, che portano avanti il progetto di residenze teatrali ormai da anni.
Proprio questo confronto ha fatto dirottare la scelta dell’artista su scelte più audaci. Sola sul palco, con una poltrona e un coltello, trasformato da lei stessa in un coltello di scena e che alla fine la ferirà veramente, Elvira nella prima parte accompagnata da un lavoro di drammaturgia sonora di Fabrizio Massara, dà vita alla frenesia fisica folle di chi dialoga – dapprima con il corpo in movimento poi in un monologo dirompente – con la morte, con sé stessa, con la propria mente fragile e la memoria dei propri congiunti, ormai defunti.
La lettura del romanzo è stata solo l’inizio del processo creativo. Elvira ha guidato sessioni di improvvisazione e prove, incoraggiando l’esplorazione dei personaggi e le dinamiche innescate tra di loro, completamente isolata nel Teatro Comunale di Badolato, pensando alla solitudine come a una condizione di lungodegenza del personaggio. È stato affascinante osservare come ogni personaggio sia apparso effettivamente sul palco. Perché per quanto si trattasse della mente di un’unica persona e del suo rapporto disturbato con la morte, il padre, la madre e la sorella defunti sono stati, man mano che la residenza ha preso forma, sempre più palpabili in scena, con tutte le loro peculiarità caratteriali.
“Lavorare in solitudine non vuol dire privarsi di stimoli altri”, ha detto Elvira. Durante la residenza ha dedicato tempo alla assenza/presenza di scenografia, cercando di creare un’atmosfera visiva che rispecchiasse l’essenza del romanzo. Le prove con gli elementi scenici e il costume provvisorio hanno dato un’anteprima d’impatto, che ha perfettamente evocato una famiglia che vive nei propri incubi, una persona che dialoga nella sua mente con qualcun altro, di un mondo che inizia e finisce tra le pareti di una stanza oltre le quali non è possibile andare.
Gli spettatori che hanno potuto assistere all’esito pubblico del lavoro, al termine delle due settimane di residenza, hanno risposto con entusiasmo anche al dibattito che ha seguito la messa in scena, incuriositi dalla singolarità del romanzo e della sua trasposizione sul palco, oltre che dalle singole scelte drammaturgiche.
Un risultato incoraggiante per la giovane artista calabrese, che dopo gli appuntamenti estivi da ottobre ritorna a lavorare al suo Itinerario della mente: i punti focalizzati nel corso della residenza sono solo l’inizio del lavoro di scrittura che Elvira vuole riprendere nelle prossime settimane. Il vero ostacolo però, in questo momento, è la mancanza di uno spazio dove concretizzare le idee messe in campo durante la residenza a Badolato, un passaggio necessario perché quanto sperimentato durante la residenza MigraMenti possa arrivare in scena.
Elvira Scorza
Giovanissima, classe 1992, originaria della provincia di Cosenza, Elvira Scorza è tornata al Teatro di Badolato dopo essere stata tra i performer di Dittici, lo scorso dicembre, per la regia di Virgilio Sieni. Attrice, drammaturga e regista, Elvira Scorza in questi ultimi mesi è stata alle prese con lo spettacolo Tutta colpa di Ugo, una black comedy che le ha permesso di aggiudicarsi il bando Verso Sud 2022, con debutto nazionale a Caserta al Teatro Civico 14, dopo un’anteprima all’auditorium di Polistena, inserita nella stagione teatrale di Dracma, tra i produttori del lavoro.
Non si tratta della prima opera di cui Scorza ha curato testo e regia: prodotto da Play With Food, Doppeltraum Teatro e dai 90 sostenitori della piattaforma Eppela, aveva già firmato All you can be(t) – recentemente ospitato al Fringe di Torino -, e poi ancora, andando a ritroso nel tempo, Cristòtem e Qui – Che cosa ci faccio qui, prodotti da Golden Show, Tinaos e Festil. Elvira è stata anche autrice del podcast Come un goccio di saliva del progetto Atlantide, con il primo episodio.
In realtà, però, Elvira Scorza nasce come attrice: formata alla Scuola per attori dello Stabile di Torino sotto la guida di Valter Malosti nel 2016 ha debuttato proprio per il Teatro Stabile del Capoluogo piemontese nella Donna serpente di Carlo Gozzi, sempre per la regia di Malosti, con il quale ha recitato anche nelle Intellettuali di Molière. Poi ci sono stati, tra gli altri, Macbeth con la regia di Serena Sinigaglia allo Stabile di Bolzano, Dammi un attimo andato in scena a Primavera dei teatri 2022, prodotto da Teatro del Carro e Rossosimona, scritto e diretto da Aiello/Greco.
È tra i fondatori di Ginepraio Teatro – per cui ha interpretato Attesa prolungata di qualcuno o di qualcosa da Aspettando Godot di Beckett, diretto da Paquale Lanzillotti, presentato quest’estate con più date in alcune località calabresi – e di Terrazza Mascagni Teatro, un gruppo di attori e maestranze della scena con cui arriva in finale alla Biennale College Teatro, e vince la prima edizione del già citato bando “Verso sud”.
Ha ottenuto numerosi riconoscimenti: tra gli altri il premio Cendic di Segesta, oltre a vincere il bando Hangar Creatività Piemonte / bando SmarItUp, con la compagnia Effetto Pullman in Avesta, di cui è autrice, per la regia di Giulia Odetto, anche lei in passato ospite in residenza di MigraMenti.
Elvira Scorza ha scritto anche la raccolta di poesie La fiducia dei piedi scalzi (Bertoni editore, 2020).
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