Campo Base Festival a Oira | La montagna da cui ripartire
Il report per TourFest 2023
La montagna da cui ripartire
Vediamo solo ciò che vogliamo vedere e udiamo solo ciò che vogliamo udire. Non percepiamo le cose così come sono. Siamo abituati a sognare, non a vedere la realtà. Letteralmente, creiamo le cose nella nostra immaginazione. Poiché non comprendiamo una determinata cosa, supponiamo quale potrebbe essere il suo significato e quando in seguito si evidenzia la verità, la bolla del sogno scoppia e scopriamo di esserci sbagliati completamente.
Miguel Ruiz
Proiezione mentale
Se non esistessero i pesci riusciresti a immaginarli? Chi ha vissuto in un mondo dove si poteva fumare nei locali, in metro e nei cinema fatica a immaginare quei luoghi senza quell’alone noir, tra l’altro piuttosto insalubre. Adesso nessuno pensa di poter tornare indietro, nemmeno i fumatori. Il nostro unico limite è l’immaginazione, come diceva Einstein e cantava John Lennon.
Allora perché non pensare un mondo dove tanti problemi non esistono più perché l’umanità è riuscita a risolverli in maniera intelligente? Senza conflitti e sotterfugi?
Il grande quesito apre il festival, grazie a Ci Sarà un Bel Clima, un collettivo di attivisti climatici nato nel settembre 2020: un caloroso aperitivo di benvenuto apre a un breve confronto sulle tematiche ambientali, che poi verranno sviscerate e discusse dagli Stati Generali dell’azione per il clima, con l’obiettivo di creare un fronte comune tra i vari gruppi di attivisti.
Proiezione mentale e spazio delle possibilità: due espressioni che hanno caratterizzato le giornate del Campo Base Festival, organizzato da Nicola Giuliani ai primi di settembre nell’ambito di Tones Teatro Natura, il festival che ha trovato la sede a Oira in una cava dismessa e trasformata in teatro: un brillante esempio di riqualificazione di uno spazio-scarto del capitalismo.
Campo Base dà spazio al dialogo, a un ascolto senza giudizi aprioristici: “CB vuole essere un festival interrogativo. Non affermativo”, sostiene Nicola Giuliani, mentre racconta che l’evento è nato dalla volontà di confrontarsi dopo il periodo pandemico sulle questioni scoperchiate da quell’emergenza.
Per una cultura della montagna
Campo Base Festival è centrato sulla cultura della montagna, per cercare di ristabilire un contatto tra l’uomo e la natura. Le tematiche della montagna sono trattate dai talk serali, con alpinisti quali Fabrizio Manoni e Davide Bacci, “esploratori” come Franco Micheli e Alex Bellini e comunicatrici scientifiche come Sara Segantin e Sofia Farina. E vengono approfondite nelle attività giornaliere, il punto di forza del progetto: una programmazione con voci eterogenee permette a chiunque, anche al milanese più imbruttito, di scoprire aspetti della montagna che lo avevano incuriosito ma non aveva mai avuto la possibilità di approfondire: la panificazione in un antico forno collettivo da poco riaperto, l’orientamento naturale, le passeggiate nei vigneti alla scoperta del prunent o delle erbe selvatiche, oltre che creare un legame con il territorio, coinvolgono attivamente i partecipanti.
Nei pomeriggi sono previste le “merende”, passeggiate didattiche dove si esplora il paesaggio e si concludono con un momento conviviale davanti a prodotti tipici della zona, come la camminata che parte da Trontano verso il Rifugio Parpinasca, realizzata in collaborazione con l’Archivio Leonardi. Cesare Leonardi è stato un architetto eclettico che nel suo percorso professionale ha ideato un dispositivo per mappare gli alberi nel loro stato di crescita libera e senza potature, tramite disegni, studi delle ombre e palette cromatiche nelle diverse stagioni dell’anno. Partita dalla necessità di progettare un parco, la ricerca è durata vent’anni conclusasi con la pubblicazione del volume L’architettura degli alberi, frutto di una relazione particolarissima, e intima, con la natura, dove confluiscono aspetti tecnici, scientifici e artistici.
Dopo queste attività delicate ma profonde, ci si ritrova alla fine pomeriggio nel campeggio, gestito dall’impresa sociale Tresca: è un momento di incontro in cui rilassarsi, bere qualcosa di fresco e scambiare due parole con chi ha fatto passeggiate diverse, stringere relazioni e magari nuove collaborazioni, preparandosi per gli eventi serali.
Le serate (e le notti) a Campo Base sono lunghe e mescolano talk, cene con cibo locale, musica live, quest’anno con gli Addict Ameba, Venerus e Steve Pepe dj set, in un susseguirsi di attività dove ognuno può trovare il suo spazio.
La cultura come esperienza
Le escursioni, i workshop e le attività pomeridiane consentono di fare cultura tramite l’esperienza. Toccare con mano ciò che viene raccontato apre a un apprendimento attivo e radica nella memoria i concetti non solo dal punto di vista logico ma anche sensoriale. Imparare su più livelli, creare stratificazioni di informazioni, costruire una visione complessiva e tridimensionale dei concetti e del mondo.
Anche nei rituali di passaggio dall’infanzia all’età adulta bisogna affrontare delle prove pratiche, vivere sulla propria pelle determinate esperienze, per arrivare a una maturazione profonda e a una vera conoscenza.
Confrontarsi con la montagna porta a uno sguardo diverso sulle tematiche dell’attivismo. Si comprende il valore reale di ciò che si vuole preservare e si capisce che è necessario prendersene cura. Non perché siamo umani ma perché siamo parte di un sistema più grande. Per ampliare lo sguardo rispetto alle relazioni di una parte con il tutto e prendere decisioni con una nuova consapevolezza.
Forse è arrivata l’ora che l’umanità attraversi il suo rituale di passaggio e diventi finalmente adulta.
Come accade con la gran parte dei dibattiti, il rischio è che anche questi diventino polarizzati, e politicizzati. Bianco e nero. E che il dialogo diventi sempre più silenzioso mentre aumenta il volume delle prese di posizione, degli slogan, delle giustificazioni e delle frasi fatte. Come nell’Antigone, nessuno ha ragione e nessuno ne esce vincitore.
Ritrovare lo spazio per un confronto pacifico all’interno della vasta gamma di sfumature di grigio, di possibilità, è importante. Se non l’unica soluzione.
Per questo raccontare di un festival che fa cultura della montagna ai miei occhi risulta riduttivo. La montagna diventa il punto di partenza, dove fare esperienza, ampliare il proprio sguardo e poi tornare nella società con nuovi dubbi e considerazioni da metabolizzare e successivamente integrare nella propria vita, che poi è la vita della comunità. La vita del pianeta.
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