Trasparenze a Gombola | Le comunità del territorio, del teatro, del festival in un borgo immerso nella natura

Il report per TourFest 2023

Pubblicato il 25/08/2023 / di / ateatro n. 193 | TourFest 2023

Territorio

Dal 2012 il Teatro dei Venti, capitanato dal regista Stefano Tè, porta avanti il progetto di Trasparenze. Fino al 2019 il festival si svolgeva nella periferia di Modena – che continua a essere sede del lavoro della compagnia –, dal 2020 si svolge anche a Gombola, borgo semiabbandonato, una frazione del Comune di Polinago nella Val Rossena, sull’Appennino modenese.
Con l’obiettivo di riqualificare un territorio di grande bellezza ma in fase di spopolamento e animarlo con residenze artistiche e teatrali, durante i giorni di festival Gombola diventa suggestiva location per spettacoli, passeggiate artistiche, ma anche momenti conviviali per innescare dialogo tra territorio, abitanti e operatori della cultura.
Nel 2023 il festival si è articolato in tre momenti distinti all’interno dello stesso format: il primo, dal 18 al 22 luglio, pensato appositamente per i residenti e gli abitanti di Gombola e del circondario; il secondo, dal 24 al 28 luglio, pensato per gli operatori culturali, come un momento di riflessione dilatata rispetto alla frenesia del quotidiano; infine il festival vero e proprio, dal 28 al 30 luglio, aperto a chiunque, quando il borgo diventa un grande teatro animato da artisti, spettatori e organizzatori che mettono in scena una piccola bolla utopica culturale.

Gemma Hansson Carbone – ph. ChiaraFerrin

YOUZ

Una delle caratteristiche del festival è sempre stata quella di integrarsi, quasi amalgamarsi, con il territorio. In passate edizioni non sono mancate passeggiate utopiche in cima ai calanchi, spettacoli in dialogo con la natura e con i boschi che circondano il piccolo borgo. Anche quest’anno alcune delle esperienze sono state pensate in questa direzione, due delle quali scelte da Connessioni / Youz Officina, il progetto di avvicinamento di adolescenti di Modena e di Polinago in continuità con la Konsulta, che coinvolgeva giovani under30 per affiancare il processo di lavoro della compagnia del Teatro dei Venti.
Il processo di selezione per tre artisti da inserire nel cartellone del festival sono stati quindi scelti da giovani spettatrici e spettatrici dell’associazione KORAS, attraverso una chiamata pubblica. Gli artisti selezionati hanno potuto adattare i propri lavori attraverso una residenza di alcuni giorni nel borgo di Gombola e poi presentarne l’esito davanti al pubblico del festival. Il tema della residenza è stato Attraversare il vuoto e l’ambiente di lavoro quello naturale e rurale, gli spazi all’aperto, le zone boschive, i luoghi in stato di abbandono. Un’occasione per comprendere il complesso periodo storico nel quale stiamo vivendo, sperimentando nuove modalità di relazione con il paesaggio e la comunità. Quello che il Teatro dei Venti ha voluto provare è stato quello di donare uno spazio e un tempo ai giovani artisti possa essere motore di crescita e cambiamento, e allo stesso tempo un’opportunità di vivificazione del territorio.

Giovanni Onorato – ph. ChiaraFerrin

I giovani spettatori hanno selezionato tre spettacoli. In Muoio come un paese di Gemma Hansson Carbone, fresco vincitore del Premio Ggi Dall’Aglio, la performer italo-svedese diventa un angelo che guida gli spettatori nell’ascolto del testo Πεθαίνω σαν χώρα, opera del drammaturgo greco Dimitris Dimitriadis ispirata appunto alla figura dell’Angelus Novus che Walter Benjamin descrisse nell’omonimo saggio datato 1940 a partire da un disegno di Paul Klee. L’opera è stata realizzata lungo il percorso nel bosco che collega la strada nazionale con il borgo abbandonato, con gli spettatori a seguire il racconto in cuffia.
Il secondo spettacolo selezionato, È come se dovessi contenere l’universo, è uno sviluppo di A.L.D.E. di Giovanni Onorato: il suicidio di un poeta mancato, o incompreso, è il pretesto con cui il giovane attore porta in scena il disagio e il nichilismo di una generazione, tra la stand up comedy e il tradizionale monologo teatrale.
Terzo spettacolo tra i selezionati di YOUZ è Tra, o sulle cose in mezzo di Noemi Piva, spettacolo di teatro danza con tre giovani artiste in scena, adattato sul sentiero nel bosco adiacente al borgo, che gioca sul noto scioglilingua “sopra la capra la capra canta, sotto la panca crepa”.
Tre spettacoli esteticamente molto diversi tra loro, ma che tematicamente denotano una comunanza generazionale. L’io è determinato dalla società che mi circonda: ma la sfiducia prende il sopravvento e alla fine non c’è alternativa.

Attraversare il vuoto

Il vuoto è condizione necessaria di tutte le cose esistenti:
dal vuoto tutto emerge e si inabissa, si nasconde e si disvela.
È materia aperta, vasta, sconfinante, fluida in tutte le sue parti.
È abolizione dei limiti e delle opposizioni.
È rimozione dell’eccesso, spazio di respiro, silenzio pacifico.
Permette infinite possibilità di creazione e metamorfosi.
Come lo attraversiamo? A passo d’uomo o alla velocità della luce?
Come lo abitiamo? Cerchiamo riparo sottoterra o seguiamo le rotte degli uccelli migratori?
Ci teniamo stretti nel flusso della corrente o ci avviciniamo alla riva?
Com’è stare nel mezzo? Cosa significa essere equilibristi in bilico?
Com’è brancolare nel buio? Come si costruisce una bussola? Dov’è finita la Stella Polare?
Ci sono altre stelle che possono orientare il nostro cammino? Abbiamo bisogno delle stelle?
Di cosa abbiamo bisogno? Come esseri umani ci bastiamo?
Dobbiamo fare la muta, ibridarci, abbandonare ogni pretesa di antropocentrismo?
Il vuoto ci trasforma? Cosa cambia in noi e cosa resta uguale?
Il nostro obiettivo è fisso o sempre in movimento?
Possiamo decostruire la nostra identità e ripartire da capo?
Possiamo rifare tutto esattamente nello stesso ordine?
C’è ancora qualcosa che possiamo fare?
C’è ancora qualcosa?
C’è un “noi”? O esisto solo “io”?
E se “noi” non esistiamo più, possiamo ancora ricucire i frammenti della nostra comunità?
Possiamo prestarci gli occhi, le mani, le orecchie, le gambe?
È possibile intessere nuove strade da percorrere collettivamente?
Dopo di noi che cosa resta?
Dopo di noi c’è il vuoto?
Dopo di noi c’è il mondo?

Dal 24 al 28 luglio Gombola è diventata scenario per sovvertire le logiche produttive del sistema culturale italiano, prendendosi il lusso di cinque giornate per esercitare il pensiero lento. Racconta Valeria Tacchi, che ha preso parte alle giornate di lavoro:

All’interno della XI edizione di Trasparenze, Teatro dei Venti in collaborazione con C.Re.S.Co, ha voluto dedicare uno spazio e un tempo a una residenza altra rispetto alle logiche produttive. Sono state invitate ottanta persone tra artisti, organizzatori, amministratori e spettatori per ragionare insieme su “attraversare il vuoto”. Ogni componente di questa nuova comunità che si è creata nei 5 giorni di residenza all’interno della suggestiva cornice di Gombola ha portato ai tavoli di lavoro il suo vissuto e il suo sguardo, creando un mosaico collettivo di interpretazioni sul legame tra vuoto, vita e teatro. Sono state giornate intense, ricche di spunti e di convivialità, in cui Teatro dei Venti ha condiviso concretamente il suo obiettivo: la creazione di una comunità artistica che viva quotidianamente i luoghi e i paesaggi di Gombola.

Ancora una volta, Stefano Tè e tutta la compagnia del Teatro dei Venti alzano l’asticella, dimostrando come la tenacia e la passione possano ribaltare sistemi, o perlomeno mostrare alternative all’esistente. Gombola, da borgo abbandonato, ha effettivamente ritrovato un volto e che coinvolge gli abitanti e che crea comunità. Ora la palla però passa alla politica, chiamata a capire quanto la cultura sia stata il volano rigenerativo di questo processo.




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