Andersen Festival a Sestri Levante | Cultura, gioco e condivisione per adulti e bambini
Il report per TourFest 2023
Un osservatorio pacifico, fiabesco e realistico sul quotidiano
Il territorio ligure è da sempre conosciuto e apprezzato per il mare, per la gastronomia che profuma di basilico e pinoli, per i borghi colorati, arroccati sulle coste di Ponente e di Levante. Al di là del patrimonio culturale materiale e storicizzato, in Liguria l’offerta e la produzione artistico-culturale contemporanea non appare particolarmente vivace. In questo scenario, di fronte all’imponenza storica, al fervore creativo e alla ricchezza culturale e multiculturale della vicina Genova, rompe qualche regola il suggestivo borgo di Sestri Levante, che con una personalità forte e autentica si distingue per la concentrazione di eventi e l’offerta artistico-culturale, soprattutto nel periodo estivo.
Dall’8 al 18 giugno, in quelle settimane di fine primavera – quando soprattutto nell’aria delle vicine città del Piemonte e della Lombardia inizia a farsi sentire, puntuale e imperante, la voglia dei primi weekend estivi – nella città “dei due mari” si è riconfermato l’atteso appuntamento con l’Andersen Festival. Giunto quest’anno alla ventiseiesima edizione, ha contato 18.000 presenze, in un abbraccio che ha coinvolto in più di cento appuntamenti culturali tanto i cittadini quanto i visitatori nazionali e internazionali.
La vita dell’Andersen Festival, come il romanticismo e la peculiarità del borgo che lo ospita, è fin dalle sue origini ispirato dal potere, tanto immaginifico quanto reale e concreto, della fiaba e della poesia.
Hans Christian Andersen, autore di alcune fra le più celebri fiabe con cui siamo cresciuti (Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia…) aveva denominato uno degli affacci sul mare di Sestri la “Baia delle Favole”. E proprio allo scrittore danese è dedicato il premio di Letteratura per l’infanzia che porta il suo nome, nato nel 1967. In occasione della premiazione del concorso, Sestri Levante rinnova e aggiorna il suo appuntamento con il fiabesco e con la dimensione del racconto in tutte le sue forme con una serie di eventi culturali complementari al Premio, dedicati soprattutto ai più piccoli, consolidati nella forma dell’Andersen Festival a partire dal 1998.
Il festival e la città
Sotto la direzione artistica di Marina Petrillo, quest’anno l’Andersen Festival ha animato per dieci giorni in maniera diffusa e capillare i vicoli e le piazzette della città, spazi suggestivi come gli antichi Ruderi di Santa Caterina e le due celebri baie del borgo, la Baia del Silenzio e la Baia delle Favole: racconti e teatro di strada, musica, performance di danza e spettacoli circensi, laboratori per bambini, talk e presentazioni inedite diffusi in accoglienti e raccolti palcoscenici a cielo aperto. La fruizione è stata agevolata dalla presenza di giovanissimi e preparati volontari, presenti sul luogo di ogni spettacolo. Il carattere diffuso dell’organizzazione ha portato il pubblico a vivere gli eventi – che si sono susseguiti e spesso svolti in contemporanea – in un’esperienza-flanêrie che ha permesso di valorizzare i luoghi, portando il visitatore a scoprire i luoghi più suggestivi della città, le piccole botteghe e gli scorci, oltre che la varietà dell’offerta gastronomica, al ritmo di passeggiate ogni volta diverse per i suoni, le voci e le forme artistiche utilizzate.
Molti dei momenti più salienti della programmazione sono stati affidati alla magia contemplativa della Baia del Silenzio, che ha permesso alla musica, alla voce degli interpreti e alla presenza del pubblico di fondersi con l’energia del luogo, con la tranquillità del suono del mare e della vita del paesaggio, accentuando la sensazione di osservare pacificamente la realtà – anche quella che ci piace meno – da una posizione sospesa e privilegiata. Il legame del festival con il borgo ha permesso al pubblico di viverlo appieno e di godere di ciascuna delle proposte.
La maggior parte degli eventi di questa edizione dell’Andersen Festival ha avuto luogo a partire dalle 18:00 e questo ha permesso chi avesse la possibilità di trattenersi più giorni di trascorrere le ore antecedenti l’inizio degli spettacoli visitando la città o in riva al mare, e magari gustare la famosa focaccia ligure o le fritture di pesce o, per i più sportivi, avventurarsi nel percorso escursionistico collinare, adatto anche ai bambini, che dal centro città porta a Punta Menara, da cui si può godere la vista su tutto il Golfo del Tigullio
La distribuzione degli eventi del Festival ha permesso una fruizione libera e per lo più gratuita, rivelandosi adatta a un pubblico ampio e diversificato, che ha avuto la possibilità di abitare gli spazi del borgo in modo vivace, dinamico e aperto alla condivisione, oppure più raccolto e rilassato, a seconda delle preferenze e delle esigenze, rispecchiando in questo modo le due diverse anime della città.
L’ascolto e la trasformazione
Nel quadro di una programmazione che ha unito e dato spazio a generazioni diverse, era percepibile l’attenzione all’inclusività, a garantire varietà e diversità trasversali, grazie alla capacità costruttiva del racconto e dell’ascolto, ma anche al potere trasformativo della cultura e alle pratiche artistiche come strumenti di sviluppo e di innovazione sociale.
Lo dimostrano, oltre che la selezione delle proposte culturali, anche la direzione generale e le due sezioni interne al festival, Andersen per il sociale e Realtà del mondo: la prima rivolta al sostegno di associazioni che operano nel campo della solidarietà e la seconda dedicata alla difesa dei diritti umani, dei diritti dei bambini, alla tutela dell’ambiente e al diritto alla salute e all’educazione, tradotta in momenti laboratoriali, in letture animate e in talk per bambini a cura di realtà come l’ong-charity partner del Festival – Helpcode, SOS MEDITERRANEO e Defence for children International.
Emblematica è stata la tradizionale apertura del festival: un corteo di bambini tra le vie di Sestri in segno di riappropriazione della città e come simbolo di difesa e rivendicazione del diritto di essere bambini. Al tema della sostenibilità, inoltre, molto caro all’Andersen Festival, sono stati dedicati diversi momenti e spazi, soprattutto attraverso il coinvolgimento diretto degli artisti e la selezione delle pratiche artistiche e creative previste inserite nella programmazione.
L’adulto-bambino e gli adulti di domani
Al festival, l’adulto è chiamato a essere bambino e tutti siamo invitati a un’unica grande festa dove in ogni appuntamento risuonano domande, urgenze, benefici e finalità necessarie a qualsiasi età. Che cosa ci fa stare davvero “bene”? Che cosa ci rende “felici”? Cos’è il “benessere”? Era queso il fulcro della lectio magistralis di Matteo Saudino aka Barbasophia. Cosa significa rispettare l’altro? E cosa significa “altro”? Era il tema dello spettacolo comico e favolistico di Cada Die Teatro, Gufo Rosmarino nel mondo di Amarilla, che ha incantato tantissimi bambini seduti a cerchio con i genitori seduti nella piazzetta Bellotti. Il significato di comunità e i diversi modi per costruire lo stare insieme è stato il fulcro dell’esperimento di cittadinanza attiva attraverso un percorso teatrale e improvvisato di Generazione Disagio, AssembLamenti.
Tra divertimento, approfondimento e momenti di riflessione talvolta dissacranti e non convenzionali, la programmazione e l’organizzazione del festival ha intrecciato l’intrattenimento e il gioco a tematiche che abitano l’attualità e il quotidiano dei grandi e dei piccoli. Leggerezza e ironia, delicatezza e comicità sono il linguaggio comune, il punto d’incontro intergenerazionale. Molto spazio hanno trovato anche i momenti di approfondimento interdisciplinare. Non è mancata poi l’attenzione alla generazione dei ragazzi, con la presentazione dell’edizione cartacea della rivista di cinema, serie e teatro Birdmen Magazine, nata per raccogliere le voci dei giovani in tutta Italia e dare spazio al loro sguardo critico sul contemporaneo, passando attraverso le diverse declinazioni e il potere delle arti audiovisive.
Un’altra istanza del festival è stata anche la volontà di parlare all’adulto attraverso la lingua del sogno e dell’immaginazione, riportandolo a quell’essenziale “invisibile agli occhi” (come direbbe un altro grande esperto di fiabe) che spesso è offuscato dalla quotidianità affannosa e, contemporaneamente, di rivolgersi alle donne e agli uomini di domani – con la delicatezza e il divertimento rispettosi del mondo dell’infanzia ma rimanendo con i piedi ben saldi nella realtà di oggi. Nella cornice contemplativa della Baia del Silenzio, tappezzata come ogni sera da comode stuoie messe a disposizione al pubblico dall’organizzazione del festival, il 17 giugno Lella Costa ha messo in scena su un palco-palafitta sul mare Pinocchio Confidential, regia di Gabriele Vacis: una lettura-rilettura della fiaba dove il personaggio di Collodi è stato scomposto, analizzato e trasportato nella nostra quotidianità, per riflettere non solo sul valore della verità, ma anche e soprattutto su quello della disobbedienza come atto necessario per costruire progressivamente la propria autenticità.