Oltre il tabù della morte, dopo la pandemia
Pupo di zucchero di Emma Dante arriva al Piccolo Teatro di Milano
Domenica 16 aprile 2023 alle ore 10.30, in occasione delle repliche di Pupo di zucchero al Piccolo Teatro di Milano, il Caffè di Bolzano, in collaborazione con Ateatro e con Gli Amici di Criar, ospita un incontro con Emma Dante (in remoto) e Carmine Maringola, in dialogo con Clelia Di Pasquale e Anna Barsotti. Conducono Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino.
In presenza e in diretta sui canali Facebook, Youtube e Twitch di Bolzano29.
Un’immersione totale che abbraccia tutti i sensi, un viaggio dantesco attraverso le cornici del Purgatorio. Catafratto da un turbine di energia e vitalità, lo spettatore si confronta con un’immagine dissacrata e dissacrante della morte. Spettacolo post-pandemico, Pupo di zucchero ridà al tema della morte la sua dignità perduta. Con la società industriale prima, con quella neoliberista poi, la morte è diventata sempre più un tabù. Finché la pandemia non ci ha riportato alla costatazione che la morte ci appartiene quanto la vita.
La geniale maestria di Emma Dante fa sì che l’assenza diventi presenza, in teatro e grazie al teatro: i revenants non sono pupazzi kantoriani, ma persone in carne e ossa, che la memoria rende più vivi dei vivi stessi.
Appare latente la volontà dell’artista siciliana di superare ogni forma di precostruito. Tragico e postdrammatico nello stesso tempo, Pupo di zucchero sviluppa un intreccio di storie e di passioni urlate e taciute, denunciando en passant la violenza di genere. Che a vivere siano questa volta i morti, rende più che mai efficace l’obiettivo del suo teatro di dialogare con la perdita. Un dialogo leggero e festoso, ma allo stesso tempo disperato e potente.
Questi fantasmini vengono volontariamente in aiuto al vecchio protagonista (Carmine Maringola) che, come la giovane donna nella novella di Basile (Pintosmalto) a cui si ispira lo spettacolo, deve plasmare un Pupo in occasione della festa dei morti. Grazie alla potenza e all’infallibilità della sua memoria, i suoi cari ritornano, con le loro peculiarità e i loro problemi irrisolti, e lo aiutano a preparare il tipico dolce siciliano che dà il titolo allo spettacolo. Avvalendosi di simboli cristiani (rosari, croci, lumini) ma allo stesso tempo dissacranti (bambole, specchi), Emma Dante dà vita a una coesistenza di estremi transitoria e insieme armonica.
Se c’è qualcosa di postdrammatico, è sicuramente l’abbondanza di segni teatrali: la parola non è più importante dei gesti, della coreografia o della scenografia. Lo dimostra l’uso del dialetto napoletano e di diverse lingue, che non ostacola l’impianto scenico né il messaggio finale. Di ispirazione pasoliniana, l’ibridazione della parola (dialetti e lingue straniere) può essere interpretata nell’ottica del tentativo di eliminare le frontiere e nella valorizzazione delle differenze.
Il riferimento a Kantor e soprattutto al teatro simbolista si esprime con tutta la sua potenza scenica nel gran finale. Qui l’Arte incontra l’Arte e coglie allo stesso tempo il mistero della morte. Attraverso le opere di Cesare Inzerillo, ispirate alle mummie delle catacombe dei Cappuccini di Palermo, Emma Dante, come suo solito, lascia allo spettatore l’arduo compito di connotare la materia a forte impatto visivo e sonoro che si compone lentamente sulla scena.
L’effetto è talmente fatale che, alla fine, il silenzio pietrifica. Dopo l’ebefrenico movimento dei corpi, i canti, i balli, le giravolte, i gesti, il continuo mélange di voci e suoni, tutto tace. Almeno per dare il tempo allo spettatore di scendere dal Purgatorio e riprendere contatto con la realtà terrena.
Se in Misericordia lo spettatore si commuoveva per la struggente storia di Arturo e in Bestie di scena s’imbarazzava davanti a una schiera di esseri nudi e smarriti, qui si lascerà trascinare dalla gioia e dalla disperazione di anime poliglotte. Il misticismo raggiunge l’apice con l’intensissima Rain, in your eyes di Ezio Bosso e con la Serenata di Amerigo Cieco, divinamente interpretata dalle attrici in questa torre di Babele polifonica e egualitaria.
Pupo di zucchero
La festa dei morti
liberamente tratto da Cunto de li Cunti di Giambattista Basile
testo, regia e costumi Emma Dante
con Carmine Maringola (il Vecchio), Nancy Trabona (Rosa), Maria Sgro (Viola), Federica Greco (Primula), Sandro Maria Campagna (Pedro), Giuseppe Lino (Papà), Stephanie Taillandier (Mammina), Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout (Pasqualino), Martina Caracappa (zia Rita), Valter Sarzi Sartori (zio Antonio)
sculture Cesare Inzerillo
luci Cristian Zucaro
assistente ai costumi Italia Carroccio
assistente di produzione Daniela Gusmano
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
produzione Sud Costa Occidentale
in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Châteauvallon-Liberté scène nationale / ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur / Teatro Biondo di Palermo / La Criée – Théâtre National de Marseille / Festival d’Avignon / anthéa antipolis théâtre d’Antibes / Carnezzeria
e con il sostegno dei Fondi di integrazione per i giovani artisti teatrali della DRAC PACA e della Regione Sud
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