Drappi, riti e danze per William Shakespeare
La tempesta rivisitata da Alessandro Serra
Un mare nero di tessuto si agita maestoso e avvolge lo sguardo dello spettatore del Piccolo Strehler, innervandosi sul palcoscenico. L’enorme drappo simula il movimento delle corde vocali per il testo shakesperiano metateatrale per eccellenza, La tempesta, nella lettura registica di Alessandro Serra. L’uragano di luce buia è mosso dal corpo della danzatrice Chiara Michelini, che simula una nota figura in motion cara alla poetica di Carolin Carlson, tra i formatori del suo percorso artistico. Michelini ha curato i movimenti di scena del precedente Macbettu di Serra e qui interpreta il ruolo dello spirito Ariel. È data molta rilevanza alla fisicità dei corpi in scena, ora posti in ferme sculture di carne ora agitati dalle maree magiche.
È diverso il processo di rilettura del testo di Shakespeare, qui più fedele all’originale (ma con diversi tagli), vivace e riuscito per le scelte legate a illuminotecnica e scenografia. La struttura centrale è sempre connotata da un elemento verticale che richiama sacralità e ritualità, spropositata nelle apparizioni di Calibano, sempre sottolineate da coni di luce che squarciano quinte vertiginose. Entrano via via sulla scena oggetti che connotano i personaggi: una conchiglia per Miranda, un bastone per suo padre Prospero e via dicendo. Quando sembrerebbe apparire una dimensione orizzontale, viene subito smentita da nove rami che vengono piantati sul palcoscenico e issati nel grottesco carnevale di un matrimonio marionettistico.
Di grande rilievo le magnifiche maschere realizzate da Tiziano Fario, che evocano le ambientazioni fantastiche dell’Ultima Tempesta di Peter Greenaway (che peraltro si avvaleva dell’esperta radice coreografica di Karine Saporta). Il tema del potere è affidato ai dialoghi tradizionali dell’opera e alla satira della coppia napoletana di Vincenzo del Prete e Massimiliano Poli (Stefano e Trinculo), intervallata dagli interventi “selvaggi” del performer e regista Jared McNeill, un impertinente Calibano dai movimenti eleganti e plasticamente esatti.
Di grande impatto è la scelta di calare dalla graticcia un guardarobato sospeso e coloratissimo, che evoca elementi di grottesco cari al cinema di Roberta Torre, configurando una metafora del potere che si elegge per vestizione e paradigmi di sovrapposizioni smisurate e scomode. Fanno da contraltare i candidi abiti di Prospero, interpretato da Marco Sgrosso, Miranda/Maria Irene Minelli, e Ariel, tre figure non intaccate dalle sozzure della bramosia.
La tempesta
di William Shakespeare
traduzione e adattamento Alessandro Serra
con (in ordine alfabetico) Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Salvo Drago, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Marcello Spinetta, Bruno Stori
regia, scene, luci, suoni, costumi Alessandro Serra
collaborazione alle luci Stefano Bardelli
collaborazione ai suoni Alessandro Saviozzi
collaborazione ai costumi Francesca Novati
maschere Tiziano Fario
consulenza linguistica Donata Feroldi
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro di Roma – Teatro Nazionale / Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale / Sardegna Teatro / Festival d’Avignon / MA scène nationale – Pays de Montbéliard
in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia / Compagnia Teatropersona
Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale alle Fonderie Limone di Moncalieri (TO) martedì 15 marzo 2022
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