Una fine del mondo low budget e under 30

Apocalisse tascabile di Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, finalista al Premio Rete Critica 2022

Pubblicato il 13/10/2022 / di / ateatro n. 186

Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri in Apocalisse tascabile

C’è qualcosa di disperatamente vivo nell’Apocalisse tascabile di Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, finalista al Premio rete Critica 2022. Qualcosa che travalica il piano della comunicazione teatrale, perché ha a che fare con l’agitarsi della vita che si fa pensiero per ritornare alla vita attraverso l’arte. È raro. Quando succede, ecco la vampa di quel fuoco che brucia in ogni generazione, l’urgenza di esprimere e la fiducia nel farlo, un fondo di inquietudine che cerca la strada per uscire, per contagiare chi sta intorno più o meno anestetizzato dall’esistenza, per turbare l’indifferenza del mondo che va per i fatti suoi. Così uno spettacolo umile e disadorno, un’opera prima che fa di necessità virtù può rivelarsi un appuntamento misterioso tra le generazioni, per usare le parole di Walter Benjamin che gli autori amano citare:

«C’è un’intesa segreta fra le generazioni. Noi siamo stati attesi sulla terra».

Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri in Apocalisse tascabile

Fettarappa Sandri e Guerrieri, che le tabelle ministeriali e le categorie sociologiche rubricherebbero come “under trenta”, ci danno sotto con graffiante ironia (e inclemente autoironia), riversando la rabbia di un’intera generazione sul pubblico che rischia (specie se lo tradisce l’anagrafe) di scambiarla volentieri per innocua provocazione, e finisce per ridere della miseria che gli viene sbattuta in faccia, confermando così la putrefazione in atto del corpo sociale. Come scriveva Pessoa nel Libro dell’inquietudine

«Ah, quanto desidererei iniettare almeno in un’anima qualcosa di velenoso, qualcosa di inquietudine e di ansia. Questo mi consolerebbe un po’ della nullità dell’azione in cui vivo. Pervertire sarebbe lo scopo della mia vita. Ma potrebbe mai vibrare qualche anima con le mie parole? Le ascolta qualcuno al di fuori di me?»

Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri in Apocalisse tascabile

Autoprodotta, allestita con niente (un carrello della spesa, delle maschere da sub, qualche peluche, un megafono di plastica), questa fine del mondo low budget poggia interamente su un testo travolgente, dissacrante, sarcastico e sull’energia incontenibile degli interpreti resa più efficace nel contrasto con una poetica dimessa, che evita effetti speciali, proclami, messaggi.  Dio compare in un supermercato nella periferia di Roma per annunciare la fine del mondo. Il suo apostolo è un giovane svogliato, pigro, sdraiato, un perdente che forse prende sul serio il disegno apocalittico ma certo non riesce a prendere sul serio neppure sé stesso. Con l’angelo che lo accompagna nell’Urbe per annunciare il Giudizio universale, si troverà invischiato in una serie di situazioni tragicomiche, senza riuscire a scuotere «chi già si dedica alla propria quotidiana estinzione», chi cinicamente ha  lasciato tramontare ogni speranza di cambiamento, chi sopravvive a sé stesso.

Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri in Apocalisse tascabile

La frizione tra l’inarrivabile materia giovannea e la prosaica dimensione della quotidianità mercificata e spettacolarizzata consente agli attori di ingranare le marce del comico e del surreale, del trash e del patetico, fino al giocoso (ma ancora aggressivo) lancio dei peluche verso il pubblico, incitato a rispondere rilanciando gli animaletti sulla scena, in un crescendo liberatorio che apparentemente rompe la metafora teatrale per indicare il ritorno alla realtà. E invece l’azione sembra drammatizzare l’impossibilità di uscire dal gioco di quella che Guy Debord ha definito la società dello spettacolo, dove le immagini del mondo sono ormai staccate dalla vita e la realtà stessa sorge dallo spettacolo, per cui ormai è “lo spettacolo” a essere “reale”.
Roma rappresenta, naturalmente, la parte per il tutto che è il mondo contemporaneo e i due giovani “scartati” incarnano la condizione di una generazione esclusa, «già defunta», vinta senza neanche aver potuto combattere. «La fine del mondo è allora per loro quasi un’occasione di vendetta, una rivincita presa sull’indifferenza subita.» Lo spettacolo arriva con tale immediatezza che gli si perdonano ingenuità e sbavature.

Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri in Apocalisse tascabile

Basta guardare il trailer dello spettacolo per capire che si è di fronte a un’operazione intelligente, consapevole, onesta.
Fettarappa Sandri e Guerrieri costruiscono un reportage situazionista che attraversa la città con la disincantata leggerezza di due reietti decisi ad assumere la propria marginalità come forma estrema di protesta: «In questo crematorio di speranze diventeremo tutti terriccio universale», esclama il profeta inascoltato alla fine dello spettacolo: «Vendeteci! Vendeteci tutti. Però una cortesia: potete farlo in silenzio? Qui c’è gente che sta marcendo. Lasciateci almeno marcire in pace».
«Une philosophie doit être portative», diceva Valéry.
Questa apocalisse scanzonata scritta da un ragazzo di 23 anni merita di essere messa in tasca uscendo da teatro.




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