Con Alessandro Magno verso l’Europa del futuro

Le Etiopiche di Mattia Cason a Milano per Hystrio Festival dopo aver vinto il Premio Scenario 2021

Pubblicato il 04/10/2022 / di / ateatro n. 186

Un’Europa più unita e afroasiatica. È questo l’appello lanciato da Le Etiopiche, prima parte della trilogia dedicata alla figura di Alessandro Magno, ideazione e creazione di Compagnia En-Knap e Mattia Cason – anche coreografo, regista e interprete – in scena al Teatro Elfo Puccini nell’ambito di Hystrio Festival.
Le Etiopiche non vuole essere una sterile narrazione delle gesta e delle vicende di Alessandro Magno, piuttosto un terreno fertile di riflessione e dialogo sull’Europa del futuro, fondata su un nuovo modello di coesione sociale. Sì perché l’Alessandro Magno di Cason non appare come un eccezionale conquistatore, ma è un uomo dotato di un inarrestabile curiosità verso tutto quello che è “diverso” e “straniero”, pronto a spingersi fino alle montagne afghane, nella regione di Hindu Kush.
La vicenda parte con lo sbarco di Alessandro Magno in Asia e dal suo incontro con Memnone di Rodi, militare e mercenario greco che, al soldo dei Persiani, combatté il condottiero e militare macedone durante la sua invasione dell’Asia Minore. Incontro fondamentale per il nostro Alessandro Magno poiché occasione di confronto e riflessione sul tema dell’altro che lo incuriosisce a tal punto da spingerlo alla scoperta dell’Asia e dell’Africa. Un lungo viaggio che percorriamo assieme a lui sul palcoscenico e nei video proiettati sul fondale, attraverso le parole ma anche la danza.

Mattia Cason, Le Etiopiche (Foto di Andrej Lamut)

Si perché Le Etiopiche è un’avventura tra epoche e geografie sempre nuove e affascinanti che attraversa molteplici linguaggi espressivi. Al teatro – che vede sul palcoscenico lo stesso Mattia Cason insieme a Katja Kolarič, Rada Kovačević, Tamás Tuza, Carolina Alessandra Valentini – si alterna il video, usato come ponte che ci collega – e ci fa scoprire – paesaggi, musiche ed etnie lontane, dai Persiani fino agli Egizi ed Etiopi. Il tutto accompagnato da un alternarsi di lingue sconosciute alla maggior parte dei presenti in sala – il greco, persiano, tedesco, yiddish, arabo – che rende ancora più realistico – a tratti tangibile – il nostro incontro con “il diverso”, “il non conosciuto”. E poi c’è la danza contemporanea che, con il suo linguaggio universale, abbatte le barriere linguistiche, diventando un potente mezzo comunicativo. Una danza narrativa, fatta di corpi narranti che non si limitano a ballare ma raccontano le azioni, le emozioni e le storie dei personaggi nel tentativo di far dire al corpo quello che la parola non riesce a dire. E ci troviamo davanti ad uno spettacolo in cui la parola non è altro che un primo input, un collante narrativo di una storia raccontata attraverso i movimenti e le immagini sul palcoscenico e nei video, i veri protagonisti della messa in scena.

Ma non finisce qua, perché Le Etiopiche non è solo un viaggio nello spazio, ma è anche un viaggio nel tempo. I luoghi percorsi da Alessandro Magno diventano interessanti spunti per analizzare più da vicino il rapporto Europa-Africa nella nostra contemporaneità. La storia si sposta quindi ai nostri giorni con il dramma delle migrazioni clandestine nel Mar Egeo verso l’Europa con i profughi asiatici e africani e le pattuglie della polizia greca.

Mattia Cason, Le Etiopiche (Foto di Andrej Lamut)

Spettacolo vincitore del Premio Scenario 2021, Le Etiopiche vuole dimostrare la presenza ed il forte influsso di elementi culturali afro-asiatici nelle ‘culle’ della civiltà europea. E così in 80 minuti intensi di spettacolo Mattia Cason, bellunese classe 1989, ci spinge a riflettere sull’Europa dei giorni nostri aprendo un dibattito – avvenuto per davvero a conclusione dello spettacolo – sulla possibilità – e capacità – di concepire l’accoglienza non come un limite ma come un’opportunità. Dove l’apertura a ciò che è “altro” e “ignoto” che contraddistingue Alessandro Magno diviene un incoraggiamento a concepire – e soprattutto ad accettare – un’Europa più umana e inclusiva oggi.

 

Le Etiopiche

ideazione, coreografia e regia Mattia Cason
creazione e interpreti Mattia Cason, Katja Kolarič, Rada Kovačević, Tamás Tuza, Carolina Alessandra Valentini
assistente alla regia Alessandro Conte
drammaturgia Mattia Cason
disegno luci Aleksander Plut
video Mattia Cason
con la partecipazione in video di: Sirak, Berhanu, Dawit (rifugiati africani) / Odysseas Manidakis (giocatore di Bouzuki) / Nabi Aslam, Armin Hamdard, Arshaz Khan, Ayal Khan, Faisal Khan, Naveed Khan, Ramin Khan, Sulaiman Kharoti, Hamyoon Nabizada (Mama), Sharif (soldati di Alessandro) / Shashe Capra, Arsema Amare Hagos, Tarik Ranieri (combattenti della resistenza etiope) / Alessandro Conte (Ibn Arabi) / Paolo Cacioppo, Alessandro Conte, Luca Vallata (AlKhidr)
riprese video Federico Boni, Mattia Cason, Andrej Lamut, Alberto De Nart, Francesco Sossai
autore e interprete della canzone Muhammad Abd AlMunem
animazione Alessandro Conte, Roberto Ranon
montaggio sonoro Lav Kovač
costumi Katarina Markov (Atelje d.o.o.), Claudia Cavagnis (La Cruna dell’Ago), Paola D’Incà (Fuori dai Piedi), Andrea Ferletic
oggetti di scena Diego Cason, Andrea Ferletic, Katarina Markov, Antonio Trinko, Vladimir Vodeb, Loris Zanetti
traduzioni Yonatan Esterkin (yiddish); Sorour Semsari Parapari, Sara Shmuel (persiano); Gianfrancesco Lusini (amarico); Giacomo Klein (greco moderno); Francesca Canzian (greco antico); Mert Aksu (turco); Muhammad Abd Almunem (arabo)
una produzione EN-KNAP Produzioni /CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, con il sostegno di Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin

ringraziamenti speciali a Diego Cason, Rosaria Ranon, Alice Cason, Arkan Mama Sheikh, Giacomo Piazza, Tomaž Grom, Špela Trošt
le riprese video al Teatro romano di Trieste sono state effettuate su autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia

Spettacolo vincitore del Premio Scenario 2021




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