Un festival generico, giovane e politico
Una intervista a Claudia Castellucci su Catalysi 2022 a Cesena
Catalysi, il festival creato dalla Societas per le nuove generazioni artistiche e sostenuto dal Comune di Cesena, si tiene quetìst’anno dal 30 settembre al 2 ottobre 2022 al Teatro Comandini di Cesena, nell’adiacente Arena San Biagio e presso l’Ex-Chiesa del Santo Spirito. Claudia Castellucci è ideatrice del format, la curatela artistica che ha selezionato 24 giovani compagnie è di Guillermo de Cabanyes. La manifestazione è sostenuta dal Comune di Cesena.
Qual è il significato politico di un festival in questo momento di profonda crisi?
Abbiamo ripreso una parola generica, come ‘festival’, proprio per affrontare il ‘generico’, cioè ciò che non è distinto, ciò che non è radicato, ciò che è incline a seguire correnti indotte… una folla confusa.
Allora il politico significa, qui, stancarsi di sé stessi, non appoggiarsi sulle stampelle delle parrocchie e degli amici cari, e andare piuttosto incontro all’informe, alla massa, alla dura indifferenza e alla sconfinata somiglianza generale dei modi di vita. Dopo il grande letargo del Covid, vorremmo guardare in faccia proprio la parola ‘dopo’, sapendo che non promette assolutamente nulla, e che con evidente
continuità con il ‘prima’, risulta fatale se non si guardano la piazza e il suo mercato. Ciò suscita sgomento, ma questo sguardo nell’indistinto è ciò verso cui ora il nostro Festival si dirige.
In che modo e perché fare resistenza ideando un nuovo format festivaliero per il teatro italiano?
La resistenza è una parola che non evocherei ora per queste cose… se non altro per onore alla nostra Resistenza antifascista. In realtà questo festival non sta ‘resistendo’, ma ‘esistendo’. Non stiamo tenendo in piedi una realtà minacciata. Questa fase è già consumata; è già stata oltrepassata. Ora occorre esistere, che significa non tener conto di niente e di nessuno cui paragonarsi e neppure cui resistere, ma
andare avanti comunque, grazie ad alcuni giovani che hanno formato questo Festival. A rispondere a queste domande ora sono io, una del Passato, ma ho solo innescato un movimento. Del resto, non ho mosso un dito. Hanno fatto tutto i giovani, perché sono forti e hanno in cuor loro una minima dose di idealità, oltre al compenso in denaro, il più possibile giusto, per il loro lavoro. Ma queste sono cose che
non si fanno solo per il denaro. Allora occorre qualcos’altro, di molto sostanzioso, che ognuno deve trovare per sé.
Perché il festival è definito “principiante”?
Perché è fatto da persone che – giovani o vecchie che siano – hanno l’impeto di mostrare un oggetto ‘iniziale’, forse unico, in ogni caso, che comincia significativamente qualcosa. Artisti che, di fatto, orbitano al di fuori dei contesti istituzionali, che sono sprovvisti di agibilità ministeriale, che sono al di fuori del professionismo e che, ciò nondimeno, vogliono ‘professare’ con una certa precisione, le loro idee e realizzarle concretamente. Non è un festival della creatività. Essere principianti, ora, corrobora l’idea di sostanziare tutto quel ‘dopo’, vuoto, di cui parlavo prima. È un segno, di per sé. Non solo gli artisti sono principianti, ma anche il direttore del festival è un principiante. Tutto questo è faticoso, è più faticoso, dal punto di vista produttivo, organizzativo e tecnico, ma è una pena che vale.
Da dove deriva e qual è il profondo valore del progetto Catalysi e in che modo “rompe” o “scioglie” nodi del processo di creazione artistica?
L’espressione ‘profondo valore’ del progetto Catalysi è ancora da dimostrare. Vedremo. In ogni caso il suo compito è ‘catalizzare’ il processo di creazione artistica innescando una catena di accadimenti. Dapprima la commissione di un lavoro ad artisti principianti che comunicano a un insegnante alcune idee che ruotano attorno alla messa in scena che ancora immaginano. L’insegnante poi, sulla base di questi spunti, crea un ciclo di lezioni indipendenti, sebbene influenzate dai temi degli artisti. Questa è la prima ‘catalisi’. Le lezioni sono proposte in un seminario e laboratorio di Letteratura Critica aperto a interessati, i quali studiano, discutono, osservano e scrivono. Questa è la seconda catalisi. Infine, la terza catalisi si manifesta nel disegno di un Festival. Le artiste di questo festival sono rispettivamente Stefania Rovatti, della Compagnia Cospicua, e Lou Riouallon, di 19 anni. Il direttore è Guillermo de Cabanyes, un giovane laureato allo IUAV di Venezia.
Quale sarà l’apporto poetico di Claudia Castellucci alla manifestazione, oltre alla sua ideazione naturalmente, come essa dialoga con la scelta degli artisti coinvolti?
Come dicevo, giudico un mio successo personale il fatto di non aver mosso un dito, dopo il primissimo impulso, che si è limitato a indicare il sistema catalitico. Poi la organizzatrice Camilla Rizzi ha indicato alcune realtà locali interessanti con cui riunirsi: prime fra tutte, il Magazzino Parallelo, l’unico locale di Cesena dove è possibile ascoltare concerti e dibattiti non a scopo di lucro e quindi rilassante da questo punto di vista; poi il Collettivo Scena, che è un giovane gruppo che programma avvenimenti nella città: una sorpresa di questi tempi; poi il Cinema Eliseo, una realtà privata che, grazie alla programmazione illuminata di Francesca Piraccini, di fatto svolge anche una funzione di promozione della qualità che, per una città di provincia come Cesena, è una singolare fortuna. Poi vi sono anche due
librerie indipendenti che resistono – queste sì – al mercato generico, e una casa editrice fondata da poco e dedita all’arte. Infine, ci sono i nostri vicini di casa: il Conservatorio Bruno Maderna, di Cesena.
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