Dare corpo e parola ai migranti
Il colore X di Animanera arriva al CPIA di via Pontano il 29 settembre 2022
Ateatro ha sottolineato in diversi interventi la pressoché totale assenza di artisti, gruppi, operatori e spettatori originari di altri paesi dalle scene italiane. Con qualche bella eccezione, come quelle documentate ne progetto Performing Italy e qualche segno di cambiamento: sono sempre più frequenti gli spettacoli nati da laboratori con migranti o italiani di seconda generazione e i testi scritti da loro, a volte a più mani.
A Milano un progetto ormai storico, Teatro utile dell’Accademia dei Filodrammatici ha recentemente presentato in una lettura scenica gli esiti del laboratorio di drammaturgia condotto da Renato Gabrielli con la collaborazione di Tiziana Bergamaschi sul tema Il corpo del migrante. I testi scritti dai partecipanti sono sette “corti” teatrali ispirati a opere d’arte contemporanea che affrontano il tema delle migrazioni.
Sempre a Milano, il 29 settembre, Animanera propone il progetto Il colore X, due testi d’autore italiano, ma frutto di percorsi laboratoriali della compagnia nelle periferie. A ospitare l’evento è un luogo particolarmente significativo, il CPIA di via Pontano 43 (metro Rovereto)
I CPIA sono centri gestiti dalla Pubblica Istruzione, destinati a un percorso di studio e alfabetizzazione per adulti sia italiani che stranieri. Da tempo questa sede (cui fanno capo anche altre a Milano) promuove e ospita attività teatrali, come strumento di formazione, espressione e comunicazione fra gli studenti delle più disparate nazionalità e con il territorio. Questo appuntamento può costituire un’occasione per conoscere questo luogo e le persone che lo frequentano: allo spettacolo, che naturalmente è gratuito, segue infatti un rinfresco, offerto dalla scuola.
Da alcune stagioni, Animanera sta effettuando interventi artistico-sociali in zone periferiche della città, coinvolgendo persone di nazionalità diversa. All’interno di questo processo ha sentito l’esigenza di raccontare, attraverso testi originali, il disagio di persone e comunità che vivono ai margini, in particolare giovani neri immigrati. Il progetto mette al centro la narrazione di storie intercettate e ha coinvolto un team di autori – Magdalena Barile, Greta Cappelletti e Davide Carnevali – che le hanno convogliate in maniera creativa in testi teatrali.
I laboratori sono stati attivati con la collaborazione di numerose associazioni dei territori coinvolti, degli stessi CPIA e delle Scuole Senza Permesso del Centro culturale Multietnico La Tenda. Lo spettacolo nasce da queste esperienze e dall’urgenza di raccontare un mondo, anche con l’obiettivo di mettere in evidenza i limiti di ciascuno di noi di fronte al confronto interraziale, alla convivenza e all’interazione con le persone che sembrano distanti (per colore della pelle, religione, lingua, appartenenza politica, sesso o ceto sociale). Il colore X si interroga sulla possibilità di trovare una strada percorribile verso un’anima collettiva in grado di superare ogni differenza.
Il colore X
Giovedì 29 settembre, 19.30
Milano, CPIA di via Pontano 43 (metro Rovereto)
Un progetto di Animanera
REGIA: Aldo Cassano
SOUND DESIGN: Antonio Spitaleri
AIUTO REGIA: Natascia Curci
SCENE: Nani Waltz
COSTUMI: Lucia Lapolla
LUCI: Giuseppe Sordi
ORGANIZZAZIONE: Vanessa Radrizzani
Ore 19.30
Mani blu
di Magdalena Barile
Con Yonas Aregay e Kalua Rodriguez
Un elogio della rabbia e la riflessione sul perché e come si possono combattere le ingiustizie senza odiare, disfare senza distruggere e senza farsi distruggere in una società, la nostra, dove è venuta a mancare “la narrazione salvifica del contratto sociale”. Un invito ad andare a fondo alla propria forza di opposizione e resistenza come pratica quotidiana necessaria, ad accogliere e vivere in uno stato di perenne e violenta agitazione. Finché c’è rabbia c’è speranza dunque e da qui nasce l’ispirazione per Mani Blu. Una madre e un figlio, ai margini. Nikko è un ragazzo italiano di seconda generazione ed è la vittima predestinata delle prepotenze del suo quartiere: povero, nero e omosessuale. Oz è sua madre, vittima predestinata in Italia come nel suo paese di origine: povera, nera e sola. Il futuro visto dal loro monolocale di periferia è cupo ma Nikko scrive messaggi salvifici e provocatori sui muri deprimenti del suo quartiere e Oz lo protegge con i suoi incantesimi: forse solo chi è oppresso e ha conosciuto la schiavitù può essere davvero libero.
“Quando hai un grande tormento o un grande amore solo allora si diventa una preghiera vivente, gli altri nemmeno vivono.”
Ore 20.00
L’uomo copn gli occhiali. Sulla nostra sStupidità
di Greta Cappelletti
Con Yonas Aregay
Regia di Aldo Cassano
Siamo partiti da due parole, ‘ospitalità’ e ‘invasione’, ma avevamo bisogno di una metafora che restituisse con ironia lo stigma della minoranza razziale. La scelta è caduta sugli occhiali, al fine di creare un mondo fittizio dove la regola è: se porti gli occhiali sei una minoranza e, di conseguenza, sarai trattato in quanto minoranza. Insomma, portare gli occhiali è non essere inseriti appieno nella società per diritto di nascita. L’uomo con gli occhiali vive in un contesto in cui avere gli occhiali è socialmente accettato, in una visione politically correct e di superficie, insomma: “Sei dei nostri ma ricordati che porti gli occhiali”. Ma non puoi fartene una colpa di portare gli occhiali, non è una scelta, sono cose che accadono. Come può accadere di incontrare qualcuno, l’altro. L’altro è l’amore, è una ragazza senza occhiali, qualcuno che non era previsto. Cosa accade all’uomo con gli occhiali quando incontra una ragazza vedente? Il confronto con il diverso svela la nostra più segreta impreparazione ad accogliere l’altro. L’uomo un tempo discriminato, discrimina a sua volta.
Ingresso gratuito
a seguire un rinfresco offerto dal C.P.I.A.
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