#PNRR Teatri | Il Ministero della Cultura destina 89.157.536 euro a 348 teatri per “Migliorare l’efficienza energetica” (ma in realtà sono 99.359.977,38 euro)
Con la mappa dei soggetti beneficiari dei fondi, Regione per Regione
Sul sito del Ministero della Cultura è stata pubblicata la graduatoria dei soggetti che beneficeranno dei fondi PNRR destinati a “Migliorare l’efficienza energetica dei teatri”, sia pubblici sia privati.
Nella barocca tassonomia del PNRR, si tratta della
PNRR Componente M1C3 Turismo e Cultura 4.0
Investimento 1.3 “Migliorare l’efficienza energetica di cinema, teatri e musei”
Assegnazione delle risorse a valere sul PNRR,
Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
Componente 3 – Turismo e Cultura 4.0 (M1C3)
Misura 1 “Patrimonio culturale per la prossima generazione”
Investimento 1.3: Migliorare l’efficienza energetica di cinema, teatri e musei
Obiettivi 2 e 3 per un totale di 200.000.000,00 euro finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU.
Anche in questo caso, come nelle assegnazioni del PNRR Borghi Linea B (vedi la mappa), l’errore è in agguato e colpisce. Sul sito del Ministero, si legge di una assegnazione di 89.157.536 euro per 348 teatri. Ma quando si apre l’allegato, il totale è di 99.359.977,38 euro (cifra che – come abbiamo verificato – corrisponde alla somma degli importi elencati).
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La situazione delle sale teatrali italiane è stata al centro di una delle inchieste di Report (Rai3), con l’inchiesta di Giulia Presutti dedicata ai “428 teatri chiusi in tutta Italia”. La cifra in realtà è quella rilevata e documentata in una indagine curata dalla Associazione TeatriAperti e documentata nel volume Teatri Negati. Censimento dei teatri chiusi in Italia a cura di Carmelo Guarino e Francesco Giambrone, attualmente sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma (Franco Angeli). Ma questa meritoria indagine è stata realizzata del 2006-2007 e il volume pubblicato nel 2008: i dati non sono quindi aggiornati: in quasi quindici anni, molti teatri sono stati chiusi ma altri sono stati riaperti. Il fatto che l’unico dato disponibile su questo prezioso patrimonio sia frutto di una indagine privata e che nessuna istituzione la abbia aggiornata è scandaloso. Come ha scritto Sigfrido Ranucci, autore e conduttore di Report,
La Direzione generale dello spettacolo del ministero della Cultura fa sapere che non c’è un censimento aggiornato, e per il 2022 finanziano 420 milioni di euro destinati solo a spettacoli e non alle infrastrutture. Per i teatri non è previsto nulla, possono pure crollare. E naturalmente su tutto questo non è destinato neanche un solo euro del Piano di ricostruzione e di resilienza.
In realtà, come sappiamo, non ci sono solo i 420 milioni del FUS. E, come si vede anche dall’impostazione del PNRR (ma anche da quello di un’agenzia come Arcus spa), gli interventi sul patrimonio architettonico ci sono stati, in questi anni. E in molti casi assai consistenti. Questo non sorprende, in un paese più sensibile ai “beni” che alle “attività” culturali, al “patrimonio” (“il nostro petrolio”) che ai consumi culturali.
Con una visione del genere, il rischio è quello di affidare ad archietti e urbanisti la rigenerazione di edifici storici, che però senza un progetto artistico e culturale (nonché adeguati finanziamenti) sono destinati a restare scatole vuote, contenitori senz’anima.
In realtà, dal 2008 a oggi, qualcosa è cambiato, soprattutto a livello locale. L’esperienza delle residenze sta dimostrando che grazie alla cultura e allo spettacolo è possibile rivitalizzare sia i teatri sia le comunità. Non è un caso che molti dei progetti vincitori di questo bando (come quelli sostenuti dalla Linea B del progetto Borghi) siano centrati proprio su progetti di residenze.
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