La pubblica amministrazione oltre i silos. Nuovi strumenti per gestire la complessità
L'intervento al convegno "Le politiche culturali nei territori. Interventi diretti e indiretti per lo spettacolo dal vivo" (Venezia, 2 maggio 2022)
Qui di seguito, l’intervento di Donatella Ferrante (Ministero della Cultura), all’incontro “Le politiche culturali nei territori. Interventi diretti e indiretti per lo spettacolo dal vivo” (Università di Venezia Cà Foscari, Venezia, 2 maggio 2022).
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La pluralità dei temi trattati nel convegno odierno con le interessanti riflessioni provenienti da diversi ambiti di ricerca e di lavoro, oltre che dai contributi specifici dei rappresentanti dello spettacolo dal vivo, mostra con evidenza la necessità e l’urgenza di individuare nuovi parametri di riferimento e più adeguate forme di governo dei processi amministrativi da parte delle istituzioni responsabili degli interventi di sostegno e di promozione.
Si tratta di parametri che, dal mio punto di vista e per l’esperienza pregressa nelle amministrazioni pubbliche devono includere nuove competenze e una maggiore integrazione tra quelle linee di missione che convergono verso comuni obiettivi, adottando strumenti e pratiche di condivisione e di concertazione.
Il fatto di aver potuto conoscere nella mia vita professionale il mondo dello spettacolo prima come dirigente dell’Ente Teatrale Italiano e poi, con lo stesso ruolo ma con funzioni diverse, presso la Direzione generale dello Spettacolo mi ha permesso di conoscere il sistema prima sotto un profilo progettuale diretto e indiretto, collaborando alla realizzazione di iniziative pluriennali di promozione – in particolare internazionali- e poi, una volta trasferita alla Direzione generale Spettacolo, di seguire gli aspetti giuridico-amministrativi della disciplina di settore per la gestione del Fondo Unico dello Spettacolo.
L’incontro di oggi è fertile di idee e particolarmente stimolante e mi fa piacere rinnovare i miei ringraziamenti ad Ateatro, all’Università Cà Foscari di Venezia e aiku e a tutti gli esperti e gli operatori presenti, i cui interventi hanno dato un quadro di insieme, il contesto scientifico nel quale collocare i temi trattati, ma anche esempi di pratiche concrete e le esigenze a cui è necessario dare risposte.
E’ per questo che venendo qui mi sono interrogata intorno alla natura e all’efficacia degli strumenti adottati dalle Pubbliche Amministrazioni per la gestione di bandi che si propongono finalità di welfare culturale e di riequilibro territoriale e che indirettamente sostengono lo spettacolo dal vivo, rispetto alle specifiche e storiche missioni istituzionali di settore.
E’ un sistema che si allarga che consente agli operatori di diversificare le fonti di finanziamento ma che rischia di non essere a mio avviso sufficientemente corroborato e sostenuto da una prassi istituzionale di dialogo e cooperazione orizzontale (tra amministrazioni dello stesso livello o anche tra direzioni appartenenti alla stessa amministrazione) e verticale tra amministrazioni competenti su territori differenti: nazionale, regionale, comunale.
Mi chiedo, insomma, se la cassetta degli attrezzi per la stesura di bandi per il finanziamento pubblico diretto e indiretto, le condizioni e le consuetudini dei processi di lavoro e la stessa organizzazione delle strutture amministrative siano sempre adatti a sostenere obiettivi di natura complessa che esigono una pluralità di competenze e si prefiggono di realizzare politiche di sviluppo sociale e di welfare attraverso il portato specifico dei linguaggi della scena e delle sue professionalità.
Credo che la funzione che attribuiamo allo spettacolo dal vivo nella società attuale debba proporre anche una riconsiderazione della distribuzione delle competenze tra le pubbliche amministrazioni e una riflessione sulla natura e la tipologia delle conoscenze a oggi prevalenti e dei saperi a cui attingere e di cui avvalersi per la gestione delle risorse con finalità di welfare culturale.
E’ probabilmente necessario trovare le condizioni per una trasformazione all’interno delle stesse amministrazioni per impiantare nuovi processi di lavoro, che da un lato coniughino le discipline canoniche di tipo giuridico con altre competenze e dall’altro sviluppino condizioni di lavoro che incentivino la trasversalità e la cooperazione tra le amministrazioni stesse, utilizzando forme di accordo programmatico o protocolli di intesa su obiettivi determinati e condivisi.
E’ stata qui evocata la struttura per silos che caratterizza molti ambiti dell’agire delle organizzazioni pubbliche. Superare questa struttura non è facile: ci vuole una volontà di indirizzo in tal senso da parte delle politiche della pubblica amministrazione, ci vuole formazione ed allenamento, ma anche coinvolgimento nelle varie fasi degli atti di programmazione di conoscenze aggiornate che le stesse Amministrazioni possono acquisire tramite istituti preposti o attraverso altre fonti, quali gli osservatori operanti in settori diversi o presso le stesse università.
Insomma, strumenti per la gestione della complessità nella quale lo spettacolo dal vivo può avere un ruolo centrale come avviene in molti campi del sociale e dove non si parla più solo di spettatori, ma di fruizione e di partecipazione ai processi artistici e culturali.
D’altra parte dobbiamo anche domandarci se la ricerca di ulteriori risorse per realizzare progetti artistici e culturali e la diversificazione delle fonti di finanziamento (che rappresenta un vantaggio e spesso una modalità di sopravvivenza per tanti organismi) significhi sempre fare più e meglio in termini di qualità dei progetti e degli interventi.
Per questo credo sia fondamentale che le Amministrazioni trovino in senso orizzontale e verticale i modi ed i tempi per concordare strategie comuni e individuare forme di partenariato economico per finalità condivise, contribuendo a razionalizzare gli interventi e le modalità di sostegno.
Vorrei ricordare un esempio dove questa cooperazione sta funzionando non solo come premessa, ma come concreta gestione di un processo di crescita interno di tutto un sistema. Si tratta delle residenze artistiche di cui ho già parlato nel corso del precedente incontro di Bologna che si avvale di un Intesa e di un accordo di programma Stato Regioni dove le amministrazioni coinvolte gestiscono bandi locali su linee, criteri e parametri condivisi.
Più difficile, invece, è stato fino a oggi dare continuità e adeguata integrazione e efficacia agli interventi a favore dell’internazionalizzazione e della mobilità artistica individuale a cui la Direzione generale Spettacolo ha dato grande impulso con i progetti Boarding Pass Plus, Nid, e Movin’up, ma che si fondano ancora troppo poco sulla pianificazione di strategie di intervento di medio e lungo periodo, da condividere con altre amministrazioni centrali e territoriali e tali quindi da comporre e costruire un “sistema” a sostegno dell’internazionalizzazione.
Alcuni passi avanti sono stati fatti con protocolli di intesa con il MAECI e con gli IIC, ma molto si può ancora fare.
E’ anche vero, comunque che dalla positiva esperienza di cooperazione istituzionale delle residenze è possibile mutuare un modello di riferimento adatto anche ad altri ambiti, da quello appunto di sostegno all’internazionalizzazione, a quelli ampi e diversificati del welfare culturale dove insistono le politiche sociali e non pochi interventi indiretti per lo spettacolo da parte di più di una amministrazione: dalla giustizia al disagio, dall’inclusione alle periferie.
Concludo ricordando l’importanza della valutazione sugli effetti e sugli impatti che dovrebbe sempre essere tenuta presente ed in particolar modo negli interventi di natura indiretta, come parte delle procedure nelle pubbliche amministrazione e come componente fondamentale per riconoscere e valorizzare il valore aggiunto della specificità artistica nelle politiche culturali intersettoriali.
Il video della giornata del 2 maggio 2022