La lingua spezzata della tragedia

A.D.E. A.lcesti D.i E.uripide di Fabio Pisano in scena al Teatro Nuovo di Napoli

Pubblicato il 14/05/2022 / di / ateatro n. 184

Tra i giovani autori della scena teatrale italiana contemporanea, Fabio Pisano ha di recente pubblicato Prossimità (Editoria & Spettacolo), che raccoglie Celeste, Hospes –itis, A.D.E. A.lcesti D.i E.uripide, La Macchia. I testi sono stati messi in scena, in particolare A.D.E. al Teatro Nuovo di Napoli.
Prima di essere uno spettacolo, A.D.E. A.lcesti D.i E.uripide è un testo molto particolare e ricco di suggestioni linguistico-prosodiche. Il testo definisce una lingua personalissima e nuova, rappresentabile solo se diretta sulla scena dallo stesso autore: Pisano è infatti anche regista.
Le scene di Luigi Ferrigno ben si legano ai movimenti della parola spezzettata, iterata, tormentata e innovativa: sono essenziali e incisive, in particolare il cubo in plexiglass che è al contempo bara e culla per Alcesti (Francesca Borriero), è apribile, è trasparente, comunica con l’esterno e con esso intrattiene legami di latte.
Il latte in polvere è metafora del tempo, dell’amore, di qualcosa di organico che può essere frammentato e ridotto in microgranuli come la sabbia di una clessidra, ma può diventare liquido e sfamare non solo dei bimbi, ma lo stesso marito di Alcesti. Admeto è infatti dipendente da questo oggetto fatto di polvere e bianco come la purezza di un sacrificio, quello della moglie.

Apollo: Se si potesse se fosse possibile scegliere sarebbe meglio morire da vecchi
Tanato: Se potessero scegliere se loro potessero non morirebbero mai
Apollo: È doloroso è
Tanato: Naturale
Apollo: Non così giovane non così madre non così moglie non così
Tanato: È una tragedia
Apollo: –
Tanato: No intendevo dire va be’ lascia perdere
Apollo: Tanto lo sappiamo tanto è scritto come va a finire
Tanato: Sì è è sempre scritto come
Apollo: Il finale è sempre
Tanato: Noi converrebbe magari andiamo
Apollo: Sì è meglio potremmo

La complessità del dramma è ambientata in “un tempo qualsiasi; preferibilmente l’oggi di ieri, o l’ieri di oggi.” Non c’è quindi un tempo definito, ma quello percepito. È il tempo teatrale.
I costumi sono contestualizzati in un’ambientazione da dramma borghese contemporaneo. La riflessione è impiantata sull’instabilità delle relazioni: amicizia e amore sono i temi fondanti del lavoro. Gli dei sono precipitati nell’umanità più fragile e ciò li rende vicini a noi, tanto simili quanto artefici delle loro scelte.

A.D.E.
A.lcesti D.i E.uripide

in scena Raffaele Ausiello, Francesca Borriero, Roberto Ingenito
musicista dal vivo Francesco Santagata
scene Luigi Ferrigno
regia di Fabio Pisano
prodotto dalla compagnia Liberaimago in collaborazione con Teatri Associati di Napoli e residenza artistica C.O.S./C.Re.A.Re. Campania




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InformazioniVincenza Di Vita

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