Che cosa succede al pubblico del teatro il giorno dopo che ha visto uno spettacolo?
Tre film (The Audience, El Público, The Public/Het Publiek) e uno spettacolo (Los Años) di Mariano Pensotti a Milano
Che cosa succede al pubblico del teatro il giorno dopo che ha visto uno spettacolo?
E’ una domanda in apparenza banale, che ha però diverse implicazioni, che emergono dai tre film realizzati dal regista argentino Mariano Pensotti, in un unico format che per ora ha portato alla realizzazione di altrettanti lungometraggi a episodi realizzati ad Atene (The Audience), Buenos Aires (El Público) e Bruxelles (The Public/Het Publiek) tra il 2020 e il 2021.
Il pubblico arriva in teatro, affolla la platea, esce dalla sala, ma lo spettacolo non lo vediamo. Il giorno dopo, la telecamera pedina alcuni degli spettatori, immersi nel flusso della loro vita quotidiana: persone molto diverse tra loro, alle prese con problemi altrettanto diversi. A volte futili, a volte drammatici.
A un certo punto il protagonista (o la protagonista) avverte la necessità di raccontare quello che ha visto la sera prima. Ovviamente i racconti sono tutti diversi, anche se i fatti – il plot – è sempre lo stesso. Il teatro accade qui e ora e vive solo nella memoria. E la memoria di ciascuno di noi è insieme selettiva e creativa, interagisce con il vissuto e con il desiderio.
Eppure questi ricordi così labili, questi racconti così fragili hanno un potere enorme. Perché possono generare reazioni e azioni che possono avere conseguenze imprevedibili. Il teatro è finzione, invenzione, inganno, e tuttavia questa fantasia può avere un impatto sulla realtà. Può cambiare una vita.
Quello che dimostrano i brevi apologhi di Pensotti è che il teatro – e l’arte in generale – non trasfroma il mondo su un piano generale, ma attraverso piccoli cambiamenti: un’emozione, una diversa consapevolezza, un modello possono spingerci a prendere una decisione piuttosto che un’altra. La realtà è fatta anche – o forse prima di tutto – di immaginario. Una storia condivisa collettivamente – quella dello spettacolo – genera un sillabario di microstorie, intessute nelle nostre quotidianità. Tutte diverse, ma riconducibili alla stessa esperienza condivisa.
L’atteggiamento di Pensotti, regista attento all’impatto del suo lavoro sul pubblico, rende lo spettatore protagonista. Chi siede in platea, immobile e silenzioso, non è mai un recettore passivo: è sempre attivamente coinvolto, in un procedimento continuo di interpretazione e rielaborazione dell’esperienza. In una sala teatrale, questo effetto si genera perché viene amplificata ed esasperata la qualità e l’intensità della percezione, mettendo in gioco empaticamente la dimensione corporea, emotiva, razionale, culturale. La verità umana del rapporto imprevedibile tra persona e persona, su cui è fondato l’evento teatrale, diventa moneta di scambio quando si rivive e racconta quell’esperienza.
E’ forse questa cosapevolezza che ispira l’ironica profezia lanciata nello spettacolo Los Años, scritto e diretto da Mariano Pensotti, visto a Indicativo Presente, la rassegna organizzata dal Piccolo Teatro in occasione del centenario della nascita di Giorgio Strehler. Nel 2050 di Los Años, il cinema è praticamente estinto (visto che in una sala da 1000 posti arrivano a malapena tre spettatori), Facebook è relegato tra una losca clandestinità e la nostalgia. Invece il teatro prospera, soprattutto nella forma – ci viene spiegato – del “recital con pianoforte”, in uno stile dichiaratemente anti-realistico, una caricatura della biomeccanica di Mejerchol’d. Nello spettacolo, che si muove tra il 2020 e il 2050 (visto che la pandemia ha spinto l’autore e la compagnia a smettere di guardare al passato per immaginare il futuro), tornano molti dei temi esplorati nei film.
Il paradosso è che per raccontare la potenza dell’evento teatrale Pensotti sceglie di ricorrere al cinema mentre lo spettacolo teatrale ruota intorno a Manuel, un ex architetto diventato documentarista e al suo “cinema del reale”, e usa lunghi inserti filmati.
Los Años non si muove solo tra passato (il 2020) e presente (il 2050). Si muove anche tra cinema e teatro (con i frammenti del documentario girato dal protagonista proiettati nella parte superiore della scena), tra teatro e architettura (con una costruzione che affianca due ambienti identici, raddoppiando nel tempo il bilocale del protagonista, Manuel, ma il nodo torna anche nelle riflessioni dei protagonisti sull’architettura di Buenos Aires), tra immaginario e reale. Il gioco di specchi si fa labirintico, stratificando i “livelli di realtà”: gli edifici di Buenos Aires riprendono i modelli europei (magari cancellati dalle guerre), i quartieri urbani vengono costruiti per dare alloggi dignitosi alle classi lavoratrici ma poi si degradano, l’utopica Città dei Bambini diventa un rifugio per i figli dei desaparecidos, il documentario rivela la sua mistificazione… In gioco, ogni volta, è la capacità dell’immaginario di produrre reale, che è la forza dell’arte e del teatro.
Il teatro e il tessuto urbano, esplorati sia nello spettacolo sia nella trilogia cinematografica, sono la scena di un continuo slittamento di significati, al di là delle intenzioni dei loro creatori. Lo stesso accade al destino dei protagonisti, e a quello di tutti noi. L’immaginario utopico genera la realtà, mentre la realtà vanifica progetti e utopie, rendendo il rapporto tra il reale e l’immaginario un gorgo complesso, al quale i dispositivi di Pensotti aggiungono ulteriori livelli di consapevolezza.
IL LINK
Per vedere i film
12 maggio, ore 20.00
THE AUDIENCE – durata 80 min
13 maggio, ore 20.00
EL PUBLICO – durata 90 min
14 maggio, ore 20.00
HET PUBLIEK – durata 80 min
ZonaK, Via Spalato 11, 20124 Milano
in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in lingua originale con sottotitoli in inglese
Scritti e diretti da Mariano Pensotti
Art Director Mariana Tirantte
Musica Diego Vainer
Cinematography/DOP María Soledad Rodríguez
Artistic Production Florencia Wasser
Assistente alla regia Agustín Gagliardi.
THE AUDIENCE è stato commissionato e prodotto da Onassis Stegi.
EL PUBLICO è una coproduzione tra Festival Internacional de Buenos Aires e Grupo Marea.
HET PUBLIEK è stato commissionato dal Kunstenfestivaldesarts in coproduzione con Wrong Men, Théâtre des Martyrs e Shelter prod.
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