Il Ministero della Cultura chiede la restituzione del FUS 2020 e 2021 al Teatro Eliseo
A Roma, dove la cultura non ha pace
All’inizio dell’anno Luca Barbareschi aveva esultato: poteva tenersi gli 8 milioni di euro “extra FUS” che aveva ottenuto nel 2017 grazie a un comma ad theatrum (art. 22, comma 8 del decreto legge n. 50 del 24 aprile 2017). Nel 2020 la Corte dei Conti aveva ritenuto il ricorso di alcune società concorrenti ricevibile ed ammissibile:
«[è] rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità dell’art. 22, comma 8, d.l. n. 50 del 24 aprile 2017, convertito con modificazioni in l. n. 96 del 21 giugno 2017, in relazione agli artt. 3, 9, 33, 41 e 97 Cost. nella parte in cui introduce un contributo straordinario in favore del teatro Eliseo al di fuori della disciplina e del procedimento ordinariamente previsti ai fini dell’intervento pubblico a sostegno dei soggetti operanti nel settore del teatro e dello spettacolo dal vivo.» (nota a Cons. di Stato, sez. IV, ord. 21 dicembre 2020, n. 8191)
Il 21 febbraio 2022 il processo per “traffico di influenze” è invece finito, dopo 5 anni, con una assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Barbareschi aveva tuonato:
“L’Italia non vuole maturare, perché se non matura sul tema della giustizia poi non può maturare neanche nel suo excursus economico: basta la denuncia di una persona in malafede e si bloccano tutti gli investimenti. È un po’ anche quello che è successo a me e al Teatro Eliseo. Personalmente ho investito 7 milioni di euro per il restauro e altri 7 per l’acquisto, mentre nel 2021 ho provveduto alla copertura delle perdite pregresse per quasi 3 milioni di euro”.
Quel giorno lo stesso Barbareschi aveva annunciato una richiesta di danni allo Stato Italiano.
Due mesi dopo, il 14 aprile 2022, un altro colpo di scena. La Direzione Generale del Ministero della Cultura pubblica un Decreto in cui si revoca il contributo FUS al Teatro Eliseo, dato che
è stata riscontrata la mancanza dei requisiti minimi prescritti dall’art. 11 del D.M. 27 luglio 2017, ai fini dell’erogazione del saldo del contributo dell’anno 2021, e, in particolare, non sono stati rispettati i requisiti richiesti in relazione ai fenomeni: i) posti totali delle sale gestite in regione; ii) giornate recitative di produzione; iii) giornate recitative di produzione di cui rappresentate in *sale direttamente gestite in esclusiva nella regione di cui ha sede legale; iv) totale giornate lavorative, nonché è stato accertato il mancato rispetto del requisito relativo all’“impegno di enti territoriali o altri enti pubblici a concedere contributi per una somma complessivamente almeno pari al 40% del contributo statale.”
Sulla base dei primi tre punti il MiC ha riscontrato una attività inferiore ai parametri stabiliti. Per quanto riguarda le giornate lavorative, va aggiunto che, dopo mesi di “cassa integrazione Covid”, nel novembre 2021 (contestualmente all’annuncio della “non riapertura” del teatro) erano stati licenziati 21 tra lavoratori e lavoratrici. L’ultimo appunto riguarda invece il mancato sostegno (evidentemente) di Comune di Roma e Regione Lazio all’unico TRIC del Lazio.
Viene dunque richiesta la restituzione di € 847.273,20, relativi ai contributi per il 2020 e il 2021.
Facile prevedere la gragnuola di interviste e battibecchi, nonché gli strascichi giudiziari di un provvedimento del genere, in un paese che, come ci ha spiegato Barbareschi, è “divorato dall’invidia sociale”.
IL LINK Il Decreto sul sito del MiC.
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