Riflessione #1 | Digitale sì, digitale no
Prima puntata sul tema Il teatro, i bambini, le comunità e la sfida del digitale in occasione di Lily e Adam, la webserie teatrale per bambini e webcam di Karakorum Teatro
Durante questi mesi di pandemia, il mondo teatrale ha cominciato a ragionare sulle opportunità che il digitale avrebbe potuto dare all’attività performativa dal vivo.
Si è fatto molto, forse troppo, serbando in pancia il segreto desiderio di poter tornare indietro il prima possibile. E così si è fatto, chi più e chi meno, dal mastodonte ministeriale fino alla selva oscura dell’extra-FUS, si è tornati a stare nelle sale, più o meno piene, più o meno fortunate dal punto di vista delle economie a disposizione per ripartire.
Eppure è innegabile: qualcosa è successo in questi mesi ed è necessario provare a capirci qualcosa di più, provare a misurare l’impatto che alcune sperimentazioni hanno avuto in termini di engagement e partecipazione. Forse, nonostante le riaperture, bisogna avere il coraggio anche di portare a termine alcuni di questi processi di sperimentazione, dar loro i dovuti tempi lunghi per arrivare da qualche parte, fosse anche in fondo a un baratro, che è pur sempre più onorevole che restare nei cassetti di qualche scrivania.
Durante i mesi del primo Lockdown, Karakorum Teatro, compagnia varesina residente a Spazio Yak, ha iniziato un processo di sperimentazione sulle possibili applicazioni del digitale per il lavoro dedicato ai bambini e, in particolare, a quei bambini che, sostanzialmente, si sono affacciati alla “vita sociale” proprio in era pandemica (dai 4 anni in su).
Ha preso vita un progetto: Lily e Adam – webserie teatrale per bambini e webcam.
La sfida era quella di costruire un prodotto che sapesse ricostruire, in ambiente digitale, l’esperienza del teatro, partendo dal presupposto che andare a teatro significa molto più che fruire di uno spettacolo teatrale, e chi gestisce spazi in provincia o immersi nelle periferie delle grandi città lo sa bene.
Obiettivo del lavoro è, per prima cosa, accompagnare le famiglie a riscoprirsi pubblico, inteso come un gruppo di spettatori, comunità di persone che si raduna per condividere qualcosa: una storia, un’emozione, un’azione, un pensiero.
Si è dunque deciso di focalizzarsi sulla dimensione del teatro come rito, agito insieme, artisti e pubblico, qui e adesso.
L’idea di fondo è stata quella di lavorare su una narrazione di tipo seriale, a cui Netflix e colleghi ci hanno da tempo abituati, rifiutando però la bulimia della fruizione on demand e del conteggio dei numeri che un prodotto online è in grado di raggiungere.
Si è scelto di lavorare dunque all’interno di una piattaforma di video conference, l’ormai fedele compagno Zoom, in diretta e per gruppi limitati di bambini, garantendo loro un “ambiente digitale” caldo, accogliente e a loro misura, un luogo virtuale in cui poter essere chiamati per nome, di cui potersi sentire protagonisti, in cui poter partecipare direttamente.
Un appuntamento fisso alla settimana, ogni mercoledì, prima della nanna, per partecipare a un’avventura che, in qualche modo, riguarda tutti da vicino.
Nel corso del 2020 e 2021, Lily e Adam ha già all’attivo 2 serie, per un totale di 21 episodi prodotti, ambientati nel territorio varesino. Ora, grazie al contributo di Fondazione di Comunità Milano Onlus e in collaborazione con DAStU – Politecnico di Milano, arriva a Milano, con una terza serie di 8 episodi che ha preso il via lo scorso mercoledì 2 marzo e un ulteriore livello di sperimentazione che coniuga teatro, digitale, rigenerazione degli spazi, partecipazione, valorizzazione museale.
Un progetto ricco e complesso, che vogliamo raccontare nell’unico modo in cui si possa fare se si parla di una webserie teatrale: a puntate.
Come si dice?
Ah, sì: alla prossima puntata!
IL LINK: Informazioni e dettagli sul progetto sul sito di Karakorum Teatro.
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