Glitter, parrucche, boa di piume e ironia: la speranza nuda di un eroe del nostro tempo
Luca Toracca protagonista di Quentin Crisp a cura di Ferdinando Bruni al Teatro Elfo-Puccini
“Il giorno in cui è stata dichiarata la guerra io sono corso a fare scorta di henné.”
Audace, sorprendente, rivoluzionario, e a tratti pungente e provocatorio. È questo l’identikit di Quentin Crisp: scrittore, modello, attore e autore satirico britannico orgogliosamente omosessuale. Considerato una vera e propria icona gay nel mondo anglosassone, Quentin Crisp si è contraddistinto fin dalla giovane età per la sua innata e inarrestabile volontà – o meglio necessità – di esprimere se stesso, rifiutando di tenere nascosta la propria omosessualità. Esigenza che nel corso della sua esistenza ha spesso pagato a duro prezzo, come ci racconta Mark Farrelly, autore di Quentin Crisp: La speranza è nuda, un monologo in due parti che ripercorre la difficile ma gloriosa vita di Quentin Crisp, in scena al Teatro Elfo Puccini dal 19 gennaio al 6 febbraio 2022.
Parrucche, boa di piume e una stanza traboccante di oggetti della memoria in cui regnano diverse tonalità di rosso e tanta stravaganza. Siamo a Londra, più precisamente al primo piano del 129 di Beaufort Street, nell’appartamento di Quentin Crisp che – interpretato con verve da Luca Toracca – ci invita a entrare nella sua casa e nella sua storia. Una vita che comincia con una difficile giovinezza trascorsa nei caffè di Soho, dove sperimenta il trucco e gli abiti da donna, fino alla scelta di prostituirsi e di posare nudo nelle scuole d’arte per sopravvivere, nascondendo nel suo concedersi sessualmente una continua ricerca del vero amore. E se da un lato la sua personalità e la sua intelligenza gli portano l’ammirazione e l’approvazione di persone esterne all’ambiente gay, il suo essere effemminato gli causa quotidiani episodi di odio, soprusi e maltrattamenti.
Come le aggressioni fisiche da parte di estranei incontrati per strada e persino dalla polizia. O quelle verbali e morali, quando a fronte della sua richiesta di entrare nell’esercito inglese allo scoppio della Seconda guerra mondiale, viene respinto e dichiarato esente sulla base di “perversioni sessuali”. Crudeltà, repressioni e violenze alle quali Quentin Crisp ha sempre risposto con le sue mises eccentriche, il trucco e le strepitose pettinature, fiero di esprimere se stesso e senza rinnegare mai la propria natura.
Fino al punto di svolta, che dà inizio al secondo capitolo della vita di Quentin Crisp: il trasferimento nella Grande Mela e il sogno americano. Che corrisponde alla seconda parte del monologo, in cui viene riprodotto uno dei travolgenti one–man-show in cui Crisp si esibiva a New York, dove rispondeva in modo arguto ad alcune domande estratte casualmente dal pubblico: nello spettacolo a cura di Ferdinando Bruni, Luca Toracca – che prosegue così la sua fortunata serie di monologhi – a quel punto invita uno spettatore sul palcoscenico e risponde alle sue domande con la sua dissacrante e tenera ilarità.
Con ironia e estro e inventiva, Luca Toracca, con disinvoltura e un pizzico di leggerezza, ci fa conoscere il complesso ma esemplare percorso di vita di Quentin Crisp, personaggio oggi noto per il suo umorismo, per lo sfrontato esibizionismo e la personalità spregiudicata. Oggi lo ricordiamo perché ha lottato per affermare liberamente la propria identità, al di là dei pregiudizi. E, interrompendo l’applauso del pubblico, con la voce rotta dalla commozione, Luca Toracca ci augura di avere lo stesso coraggio di Quentin Crisp.
QUENTIN CRISP
La speranza è nuda
di Mark Farrelly
traduzione di Matteo Colombo
con Luca Toracca
a cura di Ferdinando Bruni
luci e suono Roberta Faiolo e Lorenzo Crippa
assistente scene e costumi Roberta Monopoli
sarta Ortensia Mazzei
produzione Teatro dell’Elfo
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