A cosa serve il teatro? Mentre si discute di tamponi obbligatori per il pubblico, arrivano i podcast di Ateatro
Il 2 gennaio online su Spreaker e sulle altre piattaforme podcast la prima puntata
A cosa serve il teatro, oggi, in un momento storico in cui il nostro nutrimento culturale è fatto soprattutto di social network, di informazione, di video, di film e serie che guardiamo online? A che serve lo spettacolo dal vivo, che appare poco attuale, antico, obsoleto, quando domina il canale dei dispositivi e l’esperienza viene sempre più spesso filtrata da uno schermo?
La risposta non può arrivare solo da chi il teatro lo fa, che nel teatro ha trovato una professione e spesso una ossessione. La risposta deve arrivare anche da chi non fa parte del mondo dello spettacolo, che questo mondo lo frequenta più o meno saltuariamente. E la risposta dovrebbe incuriosire chi a teatro proprio non ci va, per accendere interesse e desiderio.
La provocazione dovrebbe prima di tutti ai giovani, quelli che pensano che il teatro sia un posto vecchio, dove i vecchi vanno a vede cose da vecchi. Come fare in modo che il teatro sia una cosa da giovani?
Per provare a rispondere a questa domanda, la Associazione Culturale Ateatro ha realizzato una serie di podcast, a partire dagli incontri organizzati negli scorsi anni. Il format è basato sull’incontro tra una persona che non si occupa professionalmente di teatri (un architetto, un artigiano, un esperto di social media, un sociologo, un oste…) e un artista o una compagnia che il teatro invece lo fanno.
L’idea è di ceare ponti tra mondi diversi e di aprire prospettive, anche a partire da alcune tra le esperienze più innovative delle nostre scene. Ma soprattutto interrogarsi sul senso del teatro oggi significa interrogarsi più in generale sul senso della cultura oggi. Il teatro, la cultura sono una serie di prodotti da consumare più o meno in serie? Un simpatico passatempo, che ci fa sentire migliori? E che cosa sta succedendo allo spettacolo dal vivo nel momento in cui lo stato di emergenza sanitaria in cui siamo sprofondatti limita la condivisione dello spazio pubblico? (anche se per la scienza lo spettacolo dal vivo non è contagioso…)
Questa settimana “l’Espresso” ha pubblicato i risulati della XXIV edizione del rapporto Gli italiani e lo Stato, curato da LaPolis dell’Università di Urbino e Demos.
Si indebolisce la partecipazione. “Scoraggiata” dal lockdown e dai rischi “virali”. Questa tendenza non riguarda solo – e soltanto – le iniziative “politiche”. Si allarga, invece, a tutti i settori. A partire dal volontariato. E coinvolge le organizzazioni che operano in ambito culturale, sporticvo e ricreativo, che accompagnano tutti i contesti. E tutte le età. XDalla fine del 2019 la partecipazione è crollata. Nell’ultimo anno, il declino è proseguito.
(Ilvo Diamanti, La nostra democrazia sospesa, “l’Espresso”, 19 dicembre 2021)
Nel frattempo si ricomincia a parlare di introdurre ulteriori misure per limitare l’accesso ai teatri e in genere ai luoghi di spettacolo: oltre al Super Green Pass, il Comitato Tecnico Scientifico avrebbe ipotizzato di introdurre anche per chi è vaccinato l’obbligo di tampone per partecipare agli eventi, alle feste, per entrare in luoghi affollati come cinema e teatri.
L’AGIS ha risposto a queste indiscrezioni con una accorata lettera al premier Mario Draghi:
Le notizie apparse sugli organi di stampa di un possibile obbligo di tampone per gli spettatori di cinema e teatri hanno creato una forte preoccupazione nel settore. Giova ricordare in questa sede che chi partecipa ad attività culturali deve essere dotato di super green pass, misura da noi convintamente sostenuta, e utilizzare per tutto il tempo i dispositivi di protezione individuale. Il distanziamento nei luoghi di spettacolo è garantito da sedute inamovibili e da una gestione del pubblico fortemente controllata, come previsto dalle Linee Guida della Conferenza delle Regioni. Aggiungere a ciò l’obbligo di un tampone, comporterebbe un fortissimo disincentivo alla partecipazione ed indebolirebbe lo strumento molto efficace del super green pass.
Tutto ciò creerà ancor minore sostenibilità economica, creando alle imprese un danno di centinaia di milioni di euro, visto il particolare periodo festivo, ed ulteriori difficoltà a decine di migliaia di lavoratori già profondamente colpiti dalle ricadute pandemiche. La sicurezza di cinema e teatri è, per tutte le ragioni esposte, fuori discussione e, tra l’altro, rappresentata con convinzione da campagne istituzionali, da noi promosse insieme al Ministero della Cultura. Le chiediamo, quindi, un Suo autorevole intervento per evitare un danno incalcolabile e, probabilmente, non più recuperabile per questo settore. Siamo certi che, pur nel rispetto delle esigenze di salute pubblica, converrà con noi sul fatto che le misure in atto sono già a garanzia di assoluta sicurezza. La pandemia – conclude la nota – come da lei definito nel nostro incontro, ha rappresentato, tra l’altro, anche un ‘devastante disastro culturale’. Le chiediamo di evitarne ulteriori conseguenze che potrebbero derivare da misure eccessivamente restrittive.
Che cosa ci stiamo perdendo? Che cosa abbiamo perso, con la lunga chiusura degli spazi pubblici, a cominciare dai teatri?
Anche per questo diventa ancora più necessario, oggi, chiedersi A cosa serve il teatro?
A cosa serve il teatro? è una serie di podcast realizzati dalla Associazione Culturale Ateatro a partire dagli incontri pubblici organizzati e curati da Oliviero Ponte di Pino a partire dal 2019.
L’editing, la grafica, le musiche e la narrazione che apre i podcast sono curati da Riccardo Tabilio.
La prima puntata sarà online a partire dal 2 gennaio 2022.
Tag: A cosa serve il teatro? (10), coronavirus (99), podcast (8)