#Elezionicomunali2021 | Più cultura per una capitale europea del turismo
Il programma del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per la cultura
La corsa per il Sindaco della città di Napoli, e sindaco della Città Metropolitana, dava ampiamente in vantaggio Gaetano Manfredi, già Rettore dell’Università Federico II e Ministro dell’Università nel Governo Conte 2. Previsione rispettata, anche se non era scontata una vittoria così ampia e direttamente al primo turno. Manfredi, sostenuto da 13 liste comprendenti Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azzurri per Napoli (scissionisti da Forza Italia), la lista di Sinistra Napoli Solidale, i Verdi e numerose civiche, rappresenta la punta di diamante dell’accordo nazionale tra PD e M5S e succede al decennio nel quale la città è stata governata da Luigi De Magistris in quella da molti definita “l’anomalia napoletana”.
Il programma della coalizione di Gaetano Manfredi ha una parte, seppur breve, riguardante i temi culturali; anche in campagna elettorale vi sono stati incontri che hanno toccato questa sfera di interesse. Al di là dell’attenzione di facciata rimane però problematica la declinazione del tema, sia perché si parla di cultura principalmente nella sua funzione di ‘attrattore’ per il turismo, che sembra essere il principale focus di attenzione per lo sviluppo della città, sia perché nel programma il tema è affrontato in modo generico, attraverso un’esposizione di principi che però non si traducono né in progettualità esplicita né nella individuazione delle risorse umane e materiali necessarie a trasformare il principio in realtà ed in sviluppo culturale.
Scorrendo il programma elettorale sin dal sommario è evidente quale sia la preminenza del tema ‘turismo’, di cui la parola cultura è semplice corollario:
Napoli. Una nuova stagione di sviluppo
Politiche di rilancio economico e sociale
Il ruolo strategico del porto e della ZES
Una città al fianco delle imprese e per il lavoro
Un turismo da capitale europea
La cultura, l’artigianato, la musica. Risorse uniche da valorizzare,
come dichiarato anche nello sviluppo del tema, nel quale si ipotizza la:
stipula di un patto con le altre grandi città della cultura, a partire da Firenze e Roma, per favorire un turismo culturale integrato, attraverso sistemi di promozione e fruizione turistica integrati e facilitando i punti di accesso alle città grazie al potenziamento di connessioni strategiche per la mobilità come la rete TAV, anche attraverso la realizzazione della linea 10 della metropolitana. Questo faciliterà l’accesso al turismo culturale di qualità, al turismo legato ai viaggi d’affari e al turismo di ritorno. Inoltre, insieme alle altre grandi città, verrà proposto al Governo un Tavolo permanente delle città d’arte italiane, per la elaborazione di proposte legislative condivise in ottica di sostenibilità.
Laddove si parla di produzione culturale il programma rimane a livello di mera analisi, con una particolare attenzione alla creazione di reti di partenariato pubblico-privato con respiro internazionale:
Il rilancio della città deve prevedere il recupero strategico di una politica “per” la cultura, da sempre motore trainante di un’economia ad ampio spettro. L’essenzialità della Cultura in tempi di Piani Europei di Recupero, passa per una prospettiva inedita: l’intesa con i grandi organismi sovranazionali come l’UNESCO, l’OCSE e la Commissione Europea, le Fondazioni bancarie, gli Istituti culturali di importanti nazioni presenti in città. Questa prospettiva è necessaria più che mai per non chiudere le tante energie culturali della città e della sua area metropolitana nell’angusto sistema che finora ha caratterizzato il settore. Si deve valorizzare, perciò, la vocazione della città a non isolarsi e a riallacciare la predisposizione di Napoli alle esperienze e ai circuiti internazionali. Una politica “per” la Cultura, in una dimensione internazionale. Attenzione e sinergia le parole chiave: attenzione a tutto ciò che in città può essere svolto, prodotto e diffuso; sinergia tra le tante strutture e centri culturali, dalle Università agli Istituti di cultura italiani e stranieri, ai teatri, al cinema, alle fondazioni, ai musei, alle associazioni dei privati, dei cittadini che hanno fatto sentire in questi anni la loro passione per i luoghi e i quartieri di Napoli che vivono. A cominciare dal riqualificare e riappropriarsi dei grandi spazi urbani adatti a contenere arte, cultura e spettacolo, come il Pan (Palazzo delle Arti di Napoli), il Conservatorio, l’Orto botanico, l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, la Stazione Zoologica Antonio Dohrn, i castelli, i teatri. A questi ultimi va dato nuovo impulso e alle tante compagnie teatrali va assicurato l’inserimento in spazi soliti ma anche inusuali, anche per rilanciare un settore che ha molto sofferto della crisi pandemica. La scelta di base è perciò quella di dare ascolto permanente e spazio ai moltissimi operatori del vasto settore della cultura, ai tanti artisti che, negli ultimi anni, sono rimasti isolati e inascoltati.
Un capitolo a parte riguarda invece sia la valorizzazione del Centro Antico, patrimonio Unesco, con politiche mirate al miglioramento delle condizioni urbanistiche ed edilizie, sia il supporto al mondo della musica che stranamente risulta non tanto un sottoinsieme del sistema cultura quanto una voce a sé stante:
Napoli ha un ricchissimo fermento artistico e creativo nel comparto musica e una tradizione secolare. Ma ha anche un pubblico attento e partecipe che “vuole” musica. Pertanto, Napoli ha l’humus perfetto per essere una c.d. “Music City” o Capitale della Musica. È necessario che ci sia un sistema di infrastrutture, materiali e immateriali che possa essere strumento di sviluppo e possa mettere in rete le varie professionalità fra di loro e verso l’esterno, con spazi adeguati, location (c.d. venues) per concerti, eventi musicali. È necessario quindi un hub che possa canalizzare gli investimenti dall’esterno e al contempo possa coadiuvare gli operatori locali a valorizzare le loro attività (banalmente si pensi all’accesso ai bandi europei o regionali etc.). In questo senso serve un organismo che tenga in costante contatto le istituzioni cittadine con l’industria e con gli operatori del comparto e dell’indotto.
In questo ambito si accenna alla necessità di una formazione professionale specifica, discorso che meriterebbe un approfondimento molto più strutturato e di prospettiva:
Un tassello fondamentale per Napoli Capitale della Musica è anche la formazione delle professioni e alle professioni, con corsi di formazione per tecnici settore musica/cultura con l’obbligo per le aziende che beneficiano di contributi per festival o altre manifestazioni comunali, di assumerne una percentuale per quella specifica manifestazione supportata finanziariamente dal comune.
La finalità ultima dello sviluppo culturale rimane comunque il suo ruolo di attrattore turistico; non vi è una visione di città e di cultura che si rivolga alle generazioni future e alla necessità di impiantare oggi ciò che potrà fiorire domani, l’orizzonte rimane limitato alla prossima tornata elettorale e al conseguimento di un risultato immediatamente capitalizzabile:
Una città Capitale della Musica poi certo porta ad un turismo musicale. In questo senso sono necessari spazi adeguati, collegamenti efficienti e soprattutto una programmazione di eventi, produzioni, concerti, festival per tutto l’anno, che coinvolga diversi luoghi valorizzandoli attraverso la musica. Occorre riflettere sulla necessità di individuare un vero e proprio “polo” della Musica, con un palazzetto, luoghi e spazi dedicati che potrebbero fungere da riferimento nevralgico per la musica e per la cultura. Dovranno realizzarsi anche grandi eventi legati all’industria culturale quali, ad esempio, la realizzazione di una Fiera della Musica a Napoli. Si intendono poi favorire tanti progetti, in apparenza minori, con la realizzazione di colonnine amplificate per l’esibizione di musicisti in strada (con possibilità di integrazione di big ogni tanto) nei parchi pubblici e nei punti di maggior flusso turistico.
Per comprendere se e come tutte queste dichiarazioni di principio possano un domani trasformarsi in atti amministrativi capaci di rivitalizzare la vita culturale napoletana, e soprattutto per non continuare a disperdere il patrimonio di giovani talenti che ad oggi sono costretti all’emigrazione, sarà fondamentale vedere le risorse economiche appostate sul bilancio comunale alla voce Cultura, la scelta dell’Assessore/a e la sua caratura e conoscenza dei problemi del settore. Sarà necessaria inoltre una relazione non subalterna né conflittuale con l’amministrazione regionale in cui la delega alla cultura è tuttora nelle mani del Presidente De Luca.
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