Quando teatro e cinema si guardano

Nello specchio di Federico Iris Osmo Tinelli su iniziativa di Teatro Periferico: il film in anteprima il 9 marzo 2021

Pubblicato il 02/03/2021 / di / ateatro n. 174

Il 9 marzo 2021 si potrà vedere in anteprima Nello specchio, il film nato dalla collaborazione tra il regista Federico Iris Osmo Tinelli e il Teatro Periferico di Cassano Valcuvia. Il progetto è nato “dal desiderio di raccontare il periodo della pandemia” e ha coinvolto come “raccoglitori di storie” 23 artisti di varie compagnie. Sono state raccolte 33 interviste autobiografiche, in cui medici, infermieri, psicoterapeuti, madri con bambini piccoli, cassiere del supermercato, educatori, ospiti di centri diurni, insegnanti, studenti, malati di Covid, parrucchiere, hanno raccontato come hanno vissuto il primo lockdown.

Quelle raccolte nella prima fase del lavoro sono testimonianze audio. A farle risuonare nelle immagini è stato Federico Iris Osmo Tinelli, filmmaker vicino al mondo del teatro. L’intuizione da cui far partire il lavoro è stata che la pandemia ha coinvolto tutti, sia gli intervistati sia gli intervistatori: “il trauma ha segnato la vita di tutti: raccontando loro, raccontiamo noi stessi”.
Come racconta Federico Iris Osmo Tinelli,

mi proposi dal principio di “attivare” la soggettività creativa dei partecipanti; non sospetto mai assenza di fantasia negli artisti; chiesi quindi agli intervistatori (attori, registi, disegnatori, musicisti, registi, drammaturghi) di scrivere ciascuno una sceneggiatura, da cui poi trarre altrettanti film brevi, da montare separati o in una struttura in cui si trovassero intarsiatati gli uni gli altri, in un gioco di riverberazioni reciproche.

In qualche modo proposi anche, se pur progressivamente, una sorta di vincolo o campo di indagine specifico.
1. Credevo e considero ancora adesso molto importante studiare il rapporto dell’uomo contemporaneo con le tracce (video, foto, audio, whatsapp, skype…), quindi domandai a tutti gli artisti di prendere in considerazione non solo il contenuto delle tracce registrate ma anche il loro rapporto con le stesse
2. Se le interviste trattavano della prima quarantena, allora anche le proposte narrative e di messinscena dovevano rivisitare quel periodo; cosa facevano gli artisti in quei momenti? Mi pareva molto interessante mettere in scena in autunno-inverno quel che accadde in primavera-estate.
3. La descrizione della propria “bolla”, cioè portarsi a comprendere fino in fondo l’isolamento; si poteva quasi definire un processo di purificazione, inteso come momento anti-sociale di scandaglio interiore (sia per gli artisti singoli che per gli artisti con/in famiglia); questa bolla doveva quindi trovarsi “contaminata”, e per certi versi fatta esplodere, dal rapporto (se pur a distanza) con gli intervistati, che rappresentavano un’alterità, una diversità, anche perché non strettamente legati al mondo dell’arte; le bolle entravano “in contatto a distanza” con altre bolle. Nello specchio guarda in faccia la realtà e nel medesimo tempo la trasfigura.

Che rapporto avevi con il teatro prima di girare questo film?

Sempre frequentato il teatro; soprattutto per amore della – chiamiamola – “sperimentazione professionale”; gli artisti in ambito teatrale sono riusciti ad accreditarsi presso un pubblico permanente, pur vivendo in totale libertà il linguaggio. Invece nel cinema non accad(d)e; tristemente.
Per chi come me fa ricerca, è molto difficile trovare distribuzione, anche se il pubblico potenzialmente esiste, eccome, ed è stufo delle
convenzioni: il cinema si va suicidando nelle convenzioni.
Poi per onestà debbo dire che un tempo il teatro lo frequentavo molto di più; negli ultimi dieci anni il lavoro mi porta, in qualità di fruitore, a un’iper-selettività, anche rispetto ai film da vedere.

Che cosa significa guardare il teatro da regista cinematografico?

Se si guarda 9 – 1 + 1 = E’ abbastanza per te? e Uozzap, i miei ultimi due progetti, si capirà quanto mi interessi scandagliare “territori di mezzo”, tra teatro, letteratura, cinema, poema musicale.
Direi che non mi riesca di “guardare il teatro”; penso che il teatro si possa definire un’attitudine; ne posseggo almeno altre due,
l’attitudine al dada-punk e quella al poetico, anche se questo non significa che io possegga la cresta in testa né che scriva poesie.

Che cosa ti ha interessato nella proposta del Teatro Periferico?

In primo luogo la possibilità che mi venne offerta di tornare agli Humans in altro modo, cioè con il fine comune di generare una rete creativa, coesa e solidale. In secondo luogo, una volta incontrate queste creature speciali, il sentirmi onorato del poter beneficiare di questi incontri.

Come hai affrontato il progetto?

Il progetto si può considerare in parte una sorta di “corso” sul linguaggio cinematografico; nel senso che non mi piace mai “usare” le persone o gli attori ma considero come prioritaria la verità e la consapevolezza del gesto. Per questo , anche se in tempi record, abbiamo affrontato temi come la scrittura per il cinema, lo storyboard, e volendo la fotografia e anche la qualità dell’acting. Ritengo che tutti gli artisti/attori coinvolti siano estranei alla macchietta (anche se con molti abbiamo lavorato sull’ironia), all’over-acting e alla simulazione emozionale; in altri termini ciascuno di loro potrebbe lavorare molto di più anche nel cinema, cosa che non sempre si può
affermare con certezza a proposito di chi debba sospingere da un palco la propria comunicazione verso un pubblico lontano diversi metri.
Non so se parlare di miei obiettivi personali, perché il lavoro maieutico ci ha portato a creare insieme questa avventura; diciamo che garantire un certo rigore formale, seppur nei limiti produttivi, questo sì me lo aspetto sempre; ma questo non significa spegnere la verità nel bello esteriore.

Nel corso del lavoro, è cambiato il tuo sguardo sul teatro? E il progetto è cambiato?

Come ho accennato, non mi riesce di parlare di “sguardo sul teatro”, perché da sempre mi pare di attraversare agevolmente e spontaneamente solo territori “intrastanti”; quindi non ho ragionato in termini di “ambiti”, ma di compiutezza, sincerità, qualità dell’incontro e dello “scontro”, nel senso di inquinare gli ambiti gli uni con gli altri. Lunga vita al Teatro Periferico.

NELLO SPECCHIO
Film a firma collettiva
A cura di Federico Iris Osmo Tinelli
Su iniziativa di Teatro Periferico

Con il coinvolgimento creativo delle artiste e degli artisti:
Alessandra Anzaghi (delleAli Teatro)
Silvia Baldini (Quieora Residenza Teatrale)
Lorenza Cervara
Matteo Curatella – LeMat
Marco Di Stefano (La confraternita del Chianti)
Barbara Eforo
Luca Marchiori (Residenza R.A.M.I.)
Michela Marelli (teatro in-folio)
Valentina Maselli
Barbara Menegardo (Compagnia Piccolo Canto)
Raffaella Meregalli
Stefano Panzeri
Sara Parziani
Carmen Pellegrinelli
Enzo Biscardi, Giorgio Branca, Elisa Canfora, Alessandro Luraghi, Paola Manfredi, Laura Montanari, Raffaella
Natali, Loredana Troschel, Dario Villa (Teatro Periferico)




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