I festival al tempo della pandemia: le ricerche di Effetto Festival e Ipsos per Intesa Sanpaolo e quella di Trovafestival per “Economia della Cultura”

Online e offline: come sono cambiati e come cambieranno i consumi culturali?

Pubblicato il 13/11/2020 / di / ateatro n. 174

Che cosa è successo, che sta succedendo ai festival in questi mesi? E come stanno cambiando i festival, tenendo conto della convergenza verso il digitale?
L’effetto della pandemia su un settore strategico della cultura, e in generale sui consumi culturali, è l’oggetto della ricerca sostenuta da Intesa Sanpaolo, Effettofestival: festival e consumi culturali ai tempi del Covid-19 , che mette a disposizione degli operatori culturali e del pubblico strumenti di analisi per la ripartenza dell’attività secondo i nuovi parametri. La ricerca, di cui pubblichiamo qui le sintesi, è stata presentata a BookCity nel corso dell’incontro Effettofestival il 13 novembre 2020 (sul sito di BookCity è disponibile il video).

La prima parte, Effettofestival 2020, curata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, è dedicata ai festival di approfondimento culturale e al modo in cui hanno affrontato le restrizioni dovute al Covid-19. La seconda parte realizzata da Ipsos, I consumi culturali degli italiani ai tempi del Covid-19: vecchie e nuove abitudini, raccoglie i risultati di un’indagine a livello nazionale su un campione di 1200 persone. E’ l’approdo della fase iniziale di una più ampia indagine sul mondo dei Festival culturali in tempi di Covid ed è stata realizzata appositamente per BookCity Milano da Effetto Festival, che dal 2008 segue l’evoluzione del settore. Alla ricerca, condotta su base nazionale, hanno aderito 87 festival italiani di approfondimento culturale. Al centro, l’impatto della pandemia sull’utilizzo di nuove modalità di produzione culturale: una svolta che probabilmente determinerà un cambio di paradigma nella loro fruizione. Significativo appare in questi mesi l’incremento dei contenuti culturali online, una modalità che già esisteva e che ora è diventata prioritaria, se non essenziale. La produzione di conferenze, dialoghi, spettacoli in streaming, le registrazioni di contributi video e la valorizzazione degli archivi contenutistici che alcuni festival avevano costituito nel corso degli anni sono stati gli elementi che hanno permesso di superare il lockdown e di passare a un sistema “ibrido”: eventi live in contemporanea a streaming/registrazioni per la fruizione online.
La seconda parte, I consumi culturali degli italiani ai tempi di Covid-19, commissionata in parallelo da Intesa Sanpaolo a Ipsos, si è concentrata sul rapporto tra cultura e lockdown, sui mutati atteggiamenti rispetto ai consumi culturali e sul ruolo ricoperto dal digitale. E’ stata svolta dal 6 al 21 ottobre 2020 su un campione di 1000 persone a livello nazionale e 200 fruitori abituali della cultura. L’indagine ha evidenziato l’importanza del digitale nella fruizione della cultura durante il periodo di confinamento, sia per i “neofiti”, cioè coloro “che si sono avvicinati al mondo della cultura a partire dal lockdown”, sia per i fruitori abituali (“almeno 4 attività culturali al mese”).
A un orizzonte più ampio, ovvero all’insieme di tutti i festival culturali (compresi anche spettacolo, musica e cinema), si è dedicata l’analisi condotta da Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino, I festival culturali: dal lockdown a un nuovo inizio? L’impatto del Covid-19 sugli eventi dell’estate 2020, pubblicata sulla rivista “Economia della Cultura” (Anno XXX, 2020 / n. 2), a partire dal database di TrovaFestival:

Tra il 15 febbraio e il 15 ottobre 2020, su un totale di 1033 manifestazioni censite, erano programmati 922 festival. Di questi, 164 sono stati cancellati, e altri 200 non hanno dato nessun informazione al proprio pubblico, lasciando sui propri social e sulle proprie pagine web le date del 2019 (e dunque hanno presumibilmente cancellato l’edizione 2020). 42 festival si sono svolti esclusivamente in streaming, 308 si sono svolti nelle date previste tra giugno e ottobre, 8 sono stati condensati in un’unica giornata e altri 24 si sono diffusi nell’arco di diversi mesi4. Ben 176 festival sono stati spostati in un periodo diverso da quello in cui si svolge abitualmente la manifestazione: in genere, si tratta di slittamenti dalla primavera a settembre-ottobre, ma non mancano i casi di festival che hanno anticipato le date, per sfruttare la possibilità di proporre eventi all’aperto.

Per gentile concessione degli autori, pubblichiamo le sintesi delle ricerche Effettofestival: festival e consumi culturali ai tempi del Covid-19 .

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