Giovani alla prova: le selezioni della Borsa Teatrale Anna Pancirolli
La drammaturgia dei gruppi tra autobiografia e temi di attualità, politica, società
Al Teatro Edi nel Barrios, quartiere voluto da Don Gino Rigoldi, torna la Borsa Teatrale Anna Pancirolli, dedicato alla memoria di Anna.
L’associazione Amici di Anna con la sua famiglia generosamente da vent’anni promuove le giovani compagnie e le proposte originali con la tenacia di Dino e Franca, angeli custodi di giovani generazioni intraprendenti, che da tutta Italia propongono i loro progetti e venti minuti di spettacolo.
Una giuria di esperti, dopo aver selezionato prima sulla carta, in questo 2020, sessanta idee porta diciotto semifinalisti in teatro, dialoga coi candidati, valuta l’originalità della proposta e del testo, la qualità attorale, la messa in scena, la provenienza degli artisti.
I lavori sono passati in rassegna l’ultima settimana di settembre: di notevole livello, con alcune criticità dovute al desiderio di fare tanto o forse troppo e mettere dentro tante cose, tanti livelli. Molti lavori partono da una drammaturgia originale, spesso si affrontano storie del proprio vissuto.
Il Covid paradossalmente ha giovato: i lavori, che si sarebbero dovuti vedere a marzo, con qualche mese in più di riflessione sono cresciuti.
La Compagnia La Lucina presenta il duetto La Callas e la tenia dal testo di Antonio Moresco, una messa in scena essenziale e precisa e una raffinata ricerca musicale, una ricerca sullo spazio in cui si innesta la relazione tra mondo pubblico e privato.
Tanti i temi di attualità, di politica, di società: il margine, la malattia, che denuncia quello che non si può o non si vuole dire come nel ritratto della anziana Anna di L’albero di Giulia Lombezzi.
In I cassetti non parlano di Teatro Periferico la malattia e la demenza senile sono oggetto di un encomiabile e corposo carosello di azioni e pensieri.
Non disturbare di Enrico Lombardi e Quinta Parete racconta la depressione e la solitudine, le manie dei protagonisti. Di donne e criminalità parlano Amaranta di Salvatore Cannova e il sentito e conciso monologo Cor Leone di Mariangela Sagona. Di dittatura e di resistenza dicono sia La Grande Democrazia” di Fragnelli e Culzoni sia Come le stelle del firmamento di Adele di Bella. I tanti abitanti della città senza fissa dimora compaiono in I buoni a nulla di Occhi Aperti, quasi una inchiesta, una testimonianza della Milano più notturna.
La creazione artistica tra cartoons e sentimenti di fratellanza e tradimento è tema di I pesci morti di Compagnia Rosso Marte.
Originalissima, ironica e potente la faccia dei Clown della compagnia omonima Tokyo e Kyoto di Ingenuesi, che rivisitano la genesi del mondo (e del teatro) con piccole smorfie, scene comiche, oggetti, riconoscimenti. Altrettanto convincente la messinscena del proprio ‘pene’ che parla e decide col protagonista in Marco di Alessandro Pico.
Dopo accese discussioni, la giuria ha selezionati i finalisti.
Per il premio di teatro sociale Enea Ellero, che affianca la borsa dedicata ad Anna Pancirolli, la vita dei vecchi all’interno di una struttura sanitaria è la cornice delle maschere dei giovani esordienti del gruppo Officine Culturali in Centro anziani Villa Pia, dove un bambino arriva a sconvolgere l’aria ferma della casa di riposo.
Prendono a pretesto il viaggio di Ulisse i ragazzi di Scialla, laboratorio teatrale condotto da operatori provenienti dall’esperienza di Atir, un mosaico di giovinezza e di sensazioni, in Il leggero peso della fine.
Per il premio principale (5.000 euro e una circuitazione a Milano) si sono qualificati sei lavori.
I fortissimi e dirompenti spasmi di danza dei due protagonisti di La foresta, Compagnia Pesci & Ortica, convincenti anche nella tenuta attorale e nella messa in scena, a tratti poetica.
Gli archetipi ecologici nel caleidoscopico Radici di Gabriele Anzaldi e Simone Corso, un libro, un tavolo, due figure ma sei personaggi surreali per il tema di declinazione ambientale;
I performer, attori, danzatori, autori che indagano il presente, le relazioni, che cercano di riempire un vuoto, lo spazio e il niente, e di reinventare il teatro, in (O) pera didascalica di Alessandro Paschitto.
Sciu Sciu del Collettivo Trappen Witz, che con spirito documentaristico ci fa scoprire che nei mari di Gaeta esiste un problema taciuto di scorie nucleari.
La cura del fiore, un cammino che ricorda Godot, con due viandanti alla scoperta di quel che resta del mondo dopo un evento catastrofico.
Il destino e l’autobiografia di tutti noi, le tre donne di Quirk of fate”, di Tojla Djokovic, interessante variazione sul tema dei capricci del destino.
Il premio dimostra che il teatro è ancora una forma di resistenza: questi giovani interpreti sembrano dirci che siamo esplosi in un delirio di onnipotenza e al genere umano tocca ricostruire tutto, a partire da frammenti di sentimenti, di storie, con uno spazio da reinventare. Abbiamo bisogno di renderci responsabili dei grandi problemi del presente, di indagare su noi stessi e sul nostro ambiente, senza perdere mai umanità, forza e sorrisi. Quelli che animano questi ragazzi.
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