#BP 2020 | Territori tra teatro e turismo: qualche riflessione per il post-pandemia

Con una prima analisi dei risultati del questionario

Pubblicato il 27/05/2020 / di / ateatro n. 173

Il dossier Spettacolo dal vivo e Turismo per le Buone Pratiche 2020</strong

Martha Friel, con un’analisi sintetica dei questionari e da una riflessione sull’impatto della pandemia
Le schede di Lanfranco Li Cauli (sul turismo e la musica), Michela Buscema (sulle politiche europee), Elina Pellegrini (sul ruolo della cultura e dello spettacolo dal vivo dal punto di vista del Piano Strategico del Turismo PST).
La sessione Spettacolo dal vivo e Turismo alle Buone Pratiche del 14 marzo 2020.

Duane Hanson (1925–1996)

Analizzare le opportunità di una più stretta relazione tra turismo e teatro può sembrare una scelta infelice in un momento in cui i due settori non solo sono tra i più colpiti dalla pandemia ma sono anche quelli per i quali la ripresa delle attività – in Italia e all’estero – avverrà per ultima – o penultima, prima della scuola…
D’altra parte, la volontà di analizzare questo tema è nata prima dell’arrivo di Covid-19 e anche i dati qui presentati, tratti da un’indagine condotta su un campione di teatri italiani, risalgono al febbraio 2020.
Il tema però non ha perso di attualità e, anzi, può essere oggi particolarmente interessante per le strategie di recovery di entrambi i settori. Da un lato, il teatro può offrire al turismo competenze e contenuti utili a promuovere una valorizzazione diversa dei luoghi e a innovare le esperienze proponibili al turista sul territorio, dall’altro il turismo può aiutare lo spettacolo dal vivo a trovare ambiti di intervento, modalità di espressione e pubblici nuovi, anche fuori dall’edificio “teatro”.

L’indagine sui teatri di Milano e sui teatri italiani

Alla fine del 2019, Ateatro ha avviato – all’interno di un più ampio progetto – un’indagine per fotografare lo stato dell’arte nella collaborazione tra il mondo del teatro e quello del turismo (culturale), cercando anche di individuarne opportunità e ostacoli.
In particolare, l’indagine ha voluto approfondire tre aspetti:
1. comprendere quanto i teatri riescono attualmente a intercettare e attrarre un pubblico di non residenti o di turisti;
2. comprendere la propensione del mondo dello spettacolo a una più stretta collaborazione con il mondo del turismo e le possibili strategie da implementare;
3. capire che relazioni ci sono tra le istituzioni dello spettacolo dal vivo e gli operatori del turismo.
L’indagine è stata condotta attraverso un questionario online di una quindicina di domande e si è sviluppata in due momenti: un primo momento di test sui teatri di Milano grazie alla collaborazione di Teatri per Milano e un secondo momento di allargamento dell’indagine a livello nazionale su un’ottantina di istituzioni.
Il sondaggio è stato l’occasione anche per mappare altri aspetti relativi per esempio ai canali di comunicazione e di vendita più utilizzati dai teatri, e la composizione della loro offerta.

Alcuni risultati

Quasi la metà delle istituzioni analizzate ha indicato che il pubblico di spettatori fuori regione è ancora abbastanza ridotto. Il pubblico straniero, in particolare, dove presente, incide per meno del 10% del totale. Fanno eccezione alcune grandi realtà e in particolare i teatri d’opera, che possono contare su un rapporto consolidato con i pubblici internazionali.
Quest’ultimo dato peraltro era emerso già anche in occasione di altre indagini recenti sul sistema musica, come il Primo Rapporto sul Turismo Musicale in Italia e in Veneto del 2019 (CUOA Business School/Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura).
Sebbene pochi teatri riescano ad attrarre anche un pubblico internazionale, i paesi raggiunti sono numerosi. Le aree di provenienza sono soprattutto quelle del centro Europa (i mercati tradizionalmente più rilevanti anche per il nostro turismo) ma si segnalano anche alcuni paesi extra-europei come gli Stati Uniti e il Giappone: composizioni geografiche che, naturalmente, dipendono molto dalla programmazione dei teatri e dalla loro collocazione territoriale.
Molti teatri hanno già collaborazioni attive con gli operatori del turismo: molte delle realtà analizzate hanno contatti con tour operator/agenzie di viaggio o con il mondo dell’ospitalità (alberghi eccetera).
Le collaborazioni che si sviluppano anche sul fronte digitale: il 39% delle istituzioni rispondenti è presente su Tripadvisor e il 61% collabora con portali che propongono esperienze sul territorio.
In generale, tutti i soggetti analizzati dispongono di una varietà di strumenti di comunicazione, con una vivace attività sui social. In molti casi, tuttavia, si tratta di canali dedicati prevalentemente al pubblico italiano. Ne è dimostrazione anche il fatto che in meno della metà dei casi, i siti prevedono una traduzione in lingua straniera (che è poi quasi esclusivamente l’inglese), almeno di alcune sezioni.
Da questo primo monitoraggio emerge quindi come la collaborazione tra turismo e teatro sia senz’altro presente – in alcuni casi già da un certo numero di anni – ma con un grande spazio per ulteriori sviluppi, sia da un punto di vista strategico sia sul lato operativo.

Teatro e turismo: quale collaborazione per il recovery

L’interesse ad ampliare la collaborazione, almeno dal lato spettacolo, senz’altro c’è: molti teatri hanno infatti indicato di essere consapevoli e interessati alle opportunità insite in un più stretto rapporto con il mondo del turismo. Gli elementi considerati di maggiore interesse sono quelli legati alla comunicazione, all’impatto mediatico delle attività proposte e al reperimento di nuove risorse economiche.
Più complesso, nell’opinione dei teatri, è invece individuare opportunità in termini di innovazione dell’offerta. Probabilmente, invece, sarà proprio questo uno degli ambiti più interessanti da esplorare nel post pandemia – già da Fase 3 – in sinergia con le destinazioni. D’altra parte sono numerosi i teatri che già lavorano sul territorio con interventi site-specific costruiti insieme ai soggetti deputati alla valorizzazione del territorio o che operano nei beni culturali.

Duane Hanson (1925–1996)

Restano aperte una serie di criticità e alcune linee di lavoro importanti per la concreta riuscita di questa collaborazione. In una lista non esaustiva e in progress in termini di approfondimento senz’altro ci sono:

• la necessità di continua promozione della conoscenza del sistema teatro e della sua attrattività presso gli operatori del turismo e presso i soggetti che si occupano di promuovere i territori e le destinazioni.
• L’individuazione di nuovi possibili temi e dei target di riferimento (con particolare riferimento ai turisti italiani).
• La necessità diportare avanti azioni di sensibilizzazione presso decisori pubblici e privati sul ruolo che il teatro può avere nel processo di valorizzazione anche turistica di risorse culturali e ambientali (progetti site specific).
• La creazione di strumenti di promo-commercializzazione ad hoc (traduzione dei siti, piattaforme di vendita ecc.) oltre che la necessità di una calendarizzazione strategica e integrata a livello di città/destinazione.

Tutto questo andrà affrontato un po’ alla volta. La domanda – di cultura e di turismo – ripartirà all’inizio per “scale geografiche”. Ma ragionare in termini di sistema e di offerta a tutto tondo è vitale. Mai più di oggi la singola istituzione culturale – ma anche il singolo attrattore turistico – dipendono dal sistema di offerta in cui si collocano.

 

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