#coronavirus 6 | In ordine sparso: le domande, le reazioni, gli appelli, le proposte

Il mondo del teatro alle prese con la Quaresima della cultura

Pubblicato il 06/03/2020 / di / ateatro n. 171

La “distanza sputazzo”

Come risponde il mondo dello spettacolo alla disposizione che impone chiusura dei teatri (e dei cinema)?
Il Decreto-Legge del 4 marzo prevede che siano “sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.
Tutto vietato… salvo la “distanza sputazzo”. Insomma, una scappatoia ci sarebbe. Ma come metterla in pratica?
Ne discuteremo di sicuro alle Buone Pratiche del Teatro il 14 marzo 2020 –> Confermate le Buone Pratiche dello Spettacolo il 14 marzo 2020.
Ma nel frattempo abbiamo iniziato a raccogliere i pareri e le considerazioni che stanno iniziando a circolare…

Alcune domande ai tempi del coronavirus

Per cominciare, bisognerebbe risolvere qualche dubbio.
# Chi deve far rispettare la “distanza sputazzo”? Tocca all’esercente oppure la responsabilità è dei singoli cittadini? Deve essere un dispositivo o è un problema di autodisciplina?
# Chi deve decidere se si va in scena o no? Ivisto che il Decreto con la “distanza sputazzo” demanda la scelta ad altri) Il teatro? La compagnia? Basta un obiettore (tra attori e tecnici) per annullare lo spettacolo?
# Se qualcuno si ammala (uno spettatore, ma anche un lavoratore), di chi è la responsabilità civile e penale?
# In questo clima di paura generalizzata, quanti sono gli spettatori che hanno il “coraggio” di andare al cinema o a teatro?
# Per i lavoratori (e per le imprese) è più conveniente la calamità naturale o la causa di forza maggiore? (qui sotto la posizione dei sindacati sull’art. 19 del CCNL)

Chiudere o non chiudere, questo è il dilemma

All’atto pratico, si possono adottare diverse soluzioni:
# Chiudere, senza se e senza ma. Le ragioni possono essere numerose: di carattere economico (non ci conviene, e sicuramente ci arriverà qualche aiuto o risarcimento), pratico (all’atto pratico è impossibile gestire la “distanza sputazzo” e smistare le prenotazioni già recepite), legale (non voglio correre rischi).
# Repliche regolari, adottando la “distanza sputazzo”, occupando una poltrona su tre (diciamo), e confidando su un’affluenza ridotta, ma con le stesse spese (paghe eccetera);
# Due repliche al giorno (garantendo la stessa paga ad artisti e tecnici), in modo da consentire al pubblico di godere dello spettacolo.
# Diretta streaming dello spettacolo (con conseguente perdita degli incassi). “Ma il teatro non è televisione…”

5 marzo 2020. La conferenza stampa del Teatro della Toscana al Teatro della Pergola di Firenze con l’Assessore alla Cultura e Presidente della Fondazione Tommaso Sacchi © Filippo Manzini

5 marzo 2020: che cosa è successo all’AGIS

In sede AGIS il giorno 5/3/2020, si sono riuniti gli operatori dello spettacolo per prendere in esame il DPCM del 4/3/2020 , in particolare L’ARTEC si è riunita in seduta straordinaria e con decisione unanime tra tutte le componenti del sistema teatrale ha deciso di SOSPENDERE tutte le manifestazioni, gli eventi, gli spettacoli e le attività legate alla formazione svolti in luoghi, sia pubblici che privati, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Riteniamo che le condizioni dettate dal decreto non siano applicabili per la specifica condizione dei luoghi di spettacolo, e per la particolarità del lavoro artistico che è basato sulle relazioni interpersonali, pertanto dichiariamo la chiusura di tutte le strutture associate e l’apertura dello stato di crisi.Per quanto riguarda le sale cinematografiche, fermo restando l’assoluta libertà del singolo operatore e la relativa responsabilità, l’orientamento di massima è quello di ritenere che, richiesto rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, come richiesto dalla norma, è difficilmente conciliabile con le modalità proprie dello svolgimento dello spettacolo cinematografico, traducendosi di fatto in una impossibilità, in molti casi, di svolgere l’attività.Stante questa situazione è stato inoltrato alla Regione e alle altre Istituzioni interessate un documento per ottenere la dichiarazione dello stato di crisi e l’attivazione di un tavolo tecnico per valutare tutte le iniziative più opportune a tutela delle imprese e dei lavoratori.

Intanto i festival chiudono

“Uno dei comparti che sta subendo più duramente in queste ore di emergenza nazionale è quello della cultura. Difficoltà economiche che si tramutano in difficoltà sociali nel riuscire ad affermare il ruolo della cultura, non come servizio ma come motore di identità, unione socialità.”

Leggi tutto l’articolo con l’elenco dei festival cancellati e rinviati.

La posizione dei sindacati e la lettera dei sindacati al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e al ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini del 4 marzo 2020

Le richieste per i lavoratori dello spettacolo di Centro Studi Doc

Con riferimento al D.L. 2.3.2020 n.9 chiediamo al Governo per i lavoratori dello spettacolo:

# Chiediamo che le misure previste per i lavoratori autonomi a gestione separata valgano anche per i lavoratori autonomi con gestione Inps ex-Enpals.
# Chiediamo che l’indennità di malattia sia finalmente riconosciuta fin dal primo giorno, mentre ora è richiesto il versamento minimo di 100 giornate di contributi INPS dal gennaio dell’anno precedente: chiediamo semplicemente i diritti dei lavoratori degli altri settori.
# Chiediamo, per l’accesso alla Naspi, l’abolizione del “ticket” licenziamento in caso di licenziamento per giustificato motivo a causa della crisi Covid-19.
# Chiediamo che l’indennità di disoccupazione Naspi sia riconosciuta agli intermittenti dello spettacolo per tutti i periodi di sospensione di attività, anche in costanza di rapporto di lavoro, per un periodo almeno pari a quello lavorato, considerando anche le giornate di lavoro per prove.
# Chiediamo che l’accesso a un ammortizzatore sociale (FIS) sia garantito anche ai lavoratori intermittenti e sia commissionato alle giornate di lavoro svolto durante l’anno precedente e non solo al lavoro cancellato nel primo periodo di crisi.
# Chiediamo che sia garantito l’accesso a un ammortizzatore sociale (FIS) estendendolo ai lavoratori con meno di 90 giorni di anzianità con un unico committente, requisito quasi impossibile per chi non è socio dipendente di cooperative o di teatri stabili.

L’articolo

Le richieste per le imprese dello spettacolo alla luce del decreto legge straordinario di Centro Studi Doc

In considerazione di quanto già deliberato, chiediamo al Governo che le misure straordinarie pensate per le imprese (da art. 1 a 8) valgano anche per le imprese dello spettacolo soggette a versamenti INPS ex Enpals (CSC 1.18.08 e 7.07.09. 1.12.10) e con copertura di tutto il territorio italiano. In particolare, chiediamo:

# Chiediamo che, così come già previsto per il settore turismo, anche per le imprese dello spettacolo, beneficiarie o meno del FUS, siano sospesi i versamenti delle imposte, delle ritenute e degli adempimenti tributari in scadenza nel periodo compreso dal 23 febbraio al 30 ottobre.
# Chiediamo la sospensione delle cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione e quelli conseguenti ad accertamenti esecutivi.
# Chiediamo la proroga di tutti i versamenti IVA relativi alle fatture non incassate dai committenti fino al 30 ottobre 2020.
# Chiediamo la definizione di misure di emergenza per l’accesso agevolato al credito e la sospensione del pagamento delle rate dei mutui per un periodo coincidente col perdurare della crisi.
# Chiediamo l’attivazione della Cassa Integrazione in Deroga attraverso uno specifico Decreto Legge che ne renda fruibile l’accesso a tutti i settori colpiti dalla crisi e su tutto il territorio italiano.
# Cancellazione contributo addizionale NASPI e ticket licenziamento.
# Chiediamo che l’accesso alla Cassa in deroga, prevista anche per piccole realtà con meno di 5 dipendenti, sia esteso alle imprese dello spettacolo che operano sul tutto il territorio italiano.

Leggi tutto l’articolo.

#ilbelcontagio

La chiusura dei teatri di diverse regioni causata dall’emergenza sanitaria ha avuto un effetto devastante sullo spettacolo dal vivo, con conseguenze particolarmente gravi sui lavoratori (attori, musicisti, tecnici) e in generale sull’economia: perché, a differenza di quanto pensano alcuni, “con la cultura si mangia”.
Soprattutto questa chiusura ci sta facendo capire, con evidenza sempre maggiore, l’importanza della cultura (sia umanistica sia scientifica) e del teatro per la nostra società: per il suo progresso civile ed economico, per lo sviluppo di un efficace spirito critico, per un libero confronto di idee e di emozioni, per la capacità di creare comunità e condivisione. Soprattutto in un momento di crisi come questo.
Per ribadire l’importanza delle varie forme di spettacolo, per sensibilizzare i nostri politici e amministratori e l’opinione pubblica sulla necessità di dare il giusto spazio allo spettacolo dal vivo anche in settimane così cruciali, abbiamo deciso di lanciare la campagna #ilbelcontagio: perché le idee e la bellezza sono l’unico contagio che ci piace. L’emergenza non può cancellare un bisogno primario, un diritto fondamentale dei cittadini.
I temi di questa campagna aperta e condivisa sono l’importanza della bellezza e la necessità della cultura come strumento di crescita individuale e collettiva, e in particolare lo spettacolo dal vivo come occasione di incontro e di condivisione di una esperienza.
Tutti posso partecipare e aderire, seguendo alcune semplici regole.

COME PARTECIPARE OVVERO I VIDEO CHE CI CONTAGIANO

Puoi partecipare al progetto con la tua adesione inviando una mail a ilbelcontagio@gmail.com.
Puoi diffondere il contagio rilanciando sui tuoi canali i video con l’hashtag #ilbelcontagio.
Ma se sei stato davvero contagiato, puoi partecipare con il tuo video.

# Realizza un video (tra i 30” e i 59”). Nel video puoi leggere, interpretare, reinventare, con grande libertà, un brano che ti ha ispirato o semplicemente lanciare un messaggio sul tema del “bel contagio” di cultura e teatro.
# Le prime parole del video devono essere “Il mio bel contagio è…” (e devi dire qual è il contagio di cui ci parli: un autore, il titolo di un libro o di uno spettacolo, il titolo della tua idea, sogno, progetto…).
# Mandi a queste 5 persone a tua scelta questo messaggio, chiedendo di loro partecipare e di diffondere #ilbelcontagio.
# Carichi il video su youtube con l’hashtag #ilbelcontagio (se hai un canale youtube è meglio; altrimenti puoi caricarlo sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/ilbelcontagio/ ; oppure puoi inviarlo usando wetransfer a ilbelcontagio@gmail.com)
# Mandi una mail all’indirizzo ilbelcontagio@gmail.com con il link al tuo video.
Il link al tuo video, se risponde ai requisiti sopra elencati, verrà inserito nella playlist #ilbelcontagio.
# Il tuo video verrà condiviso anche dagli aderenti alla campagna #ilbelcontagio.
# Condividi sui tuoi canali (siti e sociali, mail…) i video che ti piacciono (compreso il tuo), ovviamente con l’hashtag #ilbelcontagio.

Il canale youtube
#ilbelcontagio su Radio Popolare (dal minuto 8:12)

La lettera di ApTI-Associazione per il Teatro Italiano al Ministro Franceschini (4 marzo 2020)

Gentile Ministro Franceschini,
in questi giorni di emergenza sanitaria e a seguito del Decreto della Presidenza del Consiglio pubblicato oggi, i lavoratori dello Spettacolo vengono a trovarsi in una situazione di pesante criticità: i teatri chiudono, le Compagnie sono senza lavoro e i lavoratori non sono sufficientemente tutelati.
L’ApTi-Associazione per il Teatro Italiano, nella considerazione dell’eccezionalità dell’attuale stato di emergenza, auspica che il settore dello Spettacolo dal vivo possa beneficiare di un sostegno straordinario che sappia alleviare la già critica condizione dei suoi lavoratori. E, soprattutto, che l’attuale emergenza costituisca l’occasione per dare finalmente vita a un welfare ordinario a difesa della categoria.
Cogliamo l’occasione per inviarLe un cordiale saluto

ApTI-Associazione per il Teatro Italiano
Il Presidente
Massimo Dapporto

L’appello di Massimo Marino, Andrea Porcheddu, Attilio Scarpellini

Per non diventare una terra di zombie
Appello
Siamo ormai nella seconda settimana senza cinema, teatri, concerti in tre regioni d’Italia, mentre il decreto che chiude luoghi di ritrovo e di cultura si estende a tutta l’Italia fino al 3 aprile. Decine sono ormai gli spettacoli annullati, e cresceranno nell’ordine delle centinaia nelle prossime settimane, perché la possibilità di tenere aperte le sale mantenendo una distanza di un metro tra ogni intervenuto è di difficile applicazione (e non vale per Lombardia, Veneto, Emilia Romagna). I teatri, grandi e piccoli, fanno il conto dei danni, spesso quantificabili nell’ordine delle migliaia o centinaia di migliaia di euro. Artisti, tecnici, organizzatori, amministrativi sono bloccati, a casa o su posti di lavoro dove non si può lavorare.
Non discutiamo che questi provvedimenti siano stati presi dalle autorità politiche, in accordo con quelle scientifiche, con motivate ragioni. La conseguenza, però, è la desertificazione delle città, l’annullamento delle occasioni di sociabilità e di cultura, il chiudere nell’isolamento le persone, accentuando la paura e la paranoia sociale, fino a propagare, oltre a quella del Covid-19, una vera e propria “infezione psichica”.
Se credessimo nell’esistenza di una «Spectre», di un complotto, potremmo vedere realizzato un progetto che abbiamo visto montare per anni: chiudere gli individui nel particulare, smantellare la società, il senso critico, la cultura dell’analisi, del distinguo, della creatività, della relazione, a favore di un’omologazione in nome della paura.

Che cosa si può fare?
Chiediamo innanzitutto urgenti misure economiche di sostegno ai settori, agli enti e agli individui che operano nella cultura teatrale, in particolare nei comparti più “deboli”, quelli della prosa, della danza, del teatro di figura (senza escludere provvedimenti per le altre realtà): un rinforzamento strutturale del Fus, Fondo Unico dello Spettacolo, al fine di garantire un ammortamento dell’emergenza anche in previsione delle prossime stagioni e delle prossime produzioni per il triennio; e un adeguato intervento economico extra-Fus, immediato e straordinario, al fine di sostenere quanti, enti o singoli artisti e lavoratori, operano nel settore spettacolo dal vivo in tutto il territorio nazionale e non solo nelle aree cosiddette di “zona rossa”, fortemente danneggiati dalla chiusura delle sale e dalla interruzione delle attività. Il Fus, infatti, già estremamente contenuto, non può essere il bacino economico da cui attingere economie per contenere l’emergenza attuale.
Un paese senza teatri, senza cinema, senza incontri, senza dibattiti, senza istruzione, o con tutte le attività culturali bloccate o penalizzate, è un luogo che si avvia a una infezione più pericolosa di quella del Covid-19: quella delle menti e delle anime.

 

Con il contributo di




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