#coronavirus 3 | Su i sipari? ovvero la Quaresima della cultura e dello spettacolo
I teatranti discutono sulla chiusura delle sale: ma riusciamo a immaginare un futuro diverso per lo spettacolo italiano?
In alcune Regioni il blocco dell’attività culturale (compreso lo spettacolo) è stato prorogato fino (almeno) al 7 marzo prossimo, con alcune “mitigazioni” (forse) per i musei.
Il provvedimento è conseguenza di un gravissimo problema, la rapida diffusione di una malattia per molti aspetti sconosciuta, una minaccia che sta mettendo a rischio l’intera popolazione, ma soprattutto alcune delle sue fasce più deboli. Nel caso il contagio dovesse diffondersi, non sappiamo se il nostro sistema sanitario sarebbe in grado di accogliere in maniera adeguata il crescente numero di pazienti.
Le autorità sanitarie (e le autorità politiche) hanno adottato un principio di precauzione, imponendo misure drastiche, che hanno pesantissime conseguenze economiche (anche attraverso l’immagine del paese veicolata dai media italiani e internazionali: ma appare clamorosa la scarsa qualità culturale, intellettuale e umana di buona parte della nostra classe dirigente, come dimostrano l’imbarazzante gag con la mascherina del Governatore della Lombardia Fontana e la gaffe del Governatore del Veneto Zaja sui “topi vivi”). Anche se poi le “misure drastiche” risparmiano per esempio supermercati, centri commerciali e mezzi pubblici, dove le distanze sono assai ravvicinate, mentre penalizzano i mercati all’aperto…
Il mondo della cultura e dello spettacolo è stato subito congelato. Nelle Regioni colpite (ma anche nelle Marche), chiuse scuole e università, e poi teatri, cinema, musei, parchi archeologici, chiese, parchi a tema… Le conseguenze sono drammatiche dal punto di vista economico (i danni sono ingenti e qualcuno si sta accorgendo che prima di COVID2019 “con la cultura si mangiava”: vedi Coronavirus: dopo la sospensione degli spettacoli, il teatro italiano chiede lo stato di crisi). I primi a essere colpiti sono i lavoratori (attori, musicisti, tecnici), in un settore dominato dalla precarietà e con scarsissimi ammortizzatori sociali (il documento presentato da C.Re.S.Co. al MiBACT il 28 febbraio 2020). Il Ministro Franceschini e il MiBACT, nell’incontro di venerdì 28 febbraio con le rappresentanze del settore, hanno cercato di rassicurare il comparto, ma finora non ci sono stati provvedimenti concreti. E tra i lavoratori e imprese si discute se l’annullamento degli spettacoli sia dovuto a “case di forza maggiore” o a “calamità naturali”, perché l’effetto sulle paghe sarebbe diverso…
Ci sono poi le ricadute di carattere sociale e culturale: che cosa significa cancellare le occasioni di incontro tra le persone, e tra le persone e le opere? Quali possono essere le conseguenze a lungo termine di questa “quaresima culturale”? E come reagire? Ha senso chiedere di riaprire subito cinema e teatri?
Non sono stati cancellati soltanto gli spettacoli e i concerti di queste settimane. Diversi festival hanno azzerato l’edizione 2020. Con il blocco decretato il 23 febbraio 2020, Vie Festival è stato costretto a cancellare buona parte del suo programma (che avrebbe dovuto estendersi fino al 1° marzo). Una scelta analoga l’ha fatta il Teatro della Meraviglia di Trento, il “Festival di Teatro e Scienza”. Particolarmente interessante la risposta del direttore del festival Andrea Brunello a chi aveva criticato la decisione, mettendola a confronto con la posizione di chi aveva scelto di alzare ugualmente il sipario:
“Ci viene segnalato che il Centro Santa Chiara di Trento ha tenuto aperto riducendo la capienza dei teatri per stare dentro l’indicazione di una persona ogni 2mq. Chi ci ha fatto questo appunto ha indicato tale scelta come “coraggiosa”. Ci tengo a spiegare che, nonostante i vari tuttologi in televisione e sui media continuino a sbraitare affermazioni da astrologi, la scienza e gli scienziati stanno ancora cercando di capire con che cosa abbiamo a che fare e chiedono appunto di attuare il principio di precauzione massima. Fermare le attività non piace e non fa piacere a nessuno ma è anche vero che il principio dei 2 mq a testa è totalmente anti-scientifico: i virus non conoscono la geometria e se ne fregano delle nostre prescrizioni. Personalmente sono felice della scelta che abbiamo fatto (in comune accordo con l’Università e l’Opera Universitaria) perché altre scelte mi sarebbero apparse egoistiche ed irresponsabili. Forse il nostro sacrificio può contribuire a risolvere più velocemente la faccenda. E comunque, dovesse capitare, chi lo va a a spiegare agli immunodepressi (e sono tanti, e sono attorno a noi) che… accidenti, il virus se ne è fregato dei 2mq…”
Il Festival del Giornalismo di Perugia, che avrebbe dovuto tenersi tra il 1° e il 5 aprile 2020, è stato cancellato:
“Ci siamo fatti guidare da un principio che ha ispirato in tutti questi anni il nostro impegno e la nostra dedizione per la manifestazione e che ha animato lo spirito stesso della sua community: il prendersi cura gli uni degli altri. Ecco perché per noi è fondamentale tutelare la tranquillità e la serenità di chi lavora con noi e per noi ed è fondamentale avere come priorità assoluta la salute e la sicurezza degli speaker, dei volontari così come dei cittadini di Perugia. (…) Il Festival Internazionale del Giornalismo tornerà più forte, più appassionante e coinvolgente che mai il prossimo anno. Sempre in Umbria, sempre a Perugia. Dal 14 al 18 aprile 2021.”
Tra le manifestazioni rinviate ai prossimi mesi, a Milano tra l’altro Salone del Mobile/Fuoriasalone e Digital Week.
I festival cancellati
# Vie Festival (Modena e Bologna) | febbraio-marzo
# Teatro della Meraviglia (Trento) | febbraio
# Visioni di futuro, visioni di teatro (Bologna) | febbraio-marzo
# Seeyousound (Torino) | febbraio-marzo
# I Boreali Nordic Festival (Milano) | febbraio-marzo
# Metamorfosi Festival (Brescia) | febbraio-marzo – forse in via di spostamento # Bergamo Film Meeting | 3 giorni di streaming dove si racconterà come sarebbe stato il festival
I festival rinviati
# Cartoomics (Milano) 13-15 marzo 2020 –> 2-4 ottobre 2020
# Buk (Modena) 7-8 marzo –> 9-10 maggio 2020
# Music Inside Festival (Rimini) 8-10 marzo –> a breve nuove date
# Children’s Book Fair (Bologna) 30 marzo-2 aprile 2020 –> 4-7 maggio 2020
# Mia Photo Fair 19-22 marzo 2020 –> a breve nuove date
Altre se ne aggiungeranno di sicuro nei prossimi giorni.
Qualcuno ha messo in atto le prime contromisure. I musei organizzano visite virtuali: è il caso della Pinacoteca di Brera (il sito del museo pubblica ogni giorno gli “appunti per una resistenza culturale”) e del Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” a Milano, che ha potenziato un progetto già attivo. La Cineteca di Milano ha messo online molti nuovi film per il consumo domestico. Alcuni teatri organizzano le dirette degli spettacoli nei teatri vuoti (come è accaduto per alcune partite di calcio): ma non è una soluzione, obiettano alcuni, questa pratica esiste già da tempo e la chiamano “televisione”…
Il Milano Clown Festival, programmato tra il 27 e il 29 febbraio, in attesa di definire le nuove date (presumibilmente in aprile) ha tentato una contromossa. I Pic, i Pronto Intervento Clown, compagnia di giovani artisti circensi guidati da Maurizio Accattato (direttore del festival), nonostante la psicosi da Covid-19 giravano per la città per tirare su di morale grandi e piccini. Ha spiegato lo stesso Accattato:
“Siamo nati tanti anni fa adesso è il momento in cui serviamo di più. Dove non arriva la guardia medica o i vigili del fuoco interveniamo noi. Adesso siamo andati in Comune a chiedere l’autorizzazione all’Assessorato alla Cultura per fare gli spettacoli all’aperto o con il nostro Pic-bus ma ci è stato detto che il decreto non lo consente, quindi dobbiamo avere pazienza e per ora facciamo solo abbracci e sorrisi a distanza”.
Per i teatri e le compagnie la situazione si fa sempre più drammatica, giorno dopo giorno. Nella parole del direttore del Piccolo Teatro Sergio Escobar,
“In questa prima settimana con circa seimila biglietti già acquistati, abbiamo avuto un mancato incasso di 92mila euro tra rimborsi agli artisti, al pubblico e iniziative annullate. Se si protrae la sospensione la situazione diventa insostenibile non solo per le compagnie. Porterebbe alla chiusura del nostro teatro e di tutti gli altri, non per fallimento ma per cause di forza maggiore.”(“Corriere della Sera”, 29 febbraio 2020)
Ma il discorso vale per tutte le sale e per tutte le compagnie (anche quelle del Sud in tournée nelle Regioni della quarantena).
Nel frattempo i teatri restano chiusi per un’altra settimana, fino all’8 marzo, in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. In Piemonte la quaresima teatrale potrebbe finire – dicono – a metà settimana… Questo clima di incertezza, e le modalità in cui vengono annunciati i provvedimenti, sempre all’ultimo minuto, con un’informazione che spesso tralascia di menzionare teatri e cinema, irrita operatori e spettatori.
Di quello che sta accadendo, se ne discute molto su Facebook. C’è chi accetta il provvedimento, come il regista e attore Corrado D’Elia, che se la piglia con i radical chic:
Di fronte all’emergenza dobbiamo solo essere pazienti ed ascoltare chi, sapendone più di noi, ci dice cosa fare… Per questo deploro quanti in questi giorni, teatranti, politici, gestori, continuano a scrivere “SI RIAPRANO I TEATRI” o “RIAPRITE LA CULTURA” … è un atteggiamento incomprensibile, radical chic, infantile e irresponsabile. Tutti vorremmo poter tornare a lavorare, tutti vorremmo poter fare il nostro lavoro. Non certo in un momento come questo, con una faticosa e per molti tragica emergenza in corso. Facile è parlare e fare proclami. Difficile evidentemente riuscire a vedere al di fuori del proprio orticello. Un pensiero invece a quanti, medici, infermieri e volontari silenziosamente, giorno e notte, stanno facendo il loro lavoro.
Qualcuno invece chiede la riapertura senza se e senza ma, come Federica Fracassi. L’attrice milanese invoca “SU I SIPARI!!!” con un allusivo selfie: “Se tanti luoghi di aggregazione sono aperti, perché la cultura viene penalizzata?”
C’è chi si interroga, come Andrée Ruth Shammah:
pensavo che i teatri potevano essere utili in questa fase delicata per informare pacatamente sulla situazione sanitaria. Potevamo aiutare le mamme a trovare le parole giuste per parlare con i loro bambini. In piccoli gruppi magari …Insomma fare la nostra parte in città
Ci sono tentativi di mediazione. Per esempio si chiede di limitare il bando a spazi di grande capienza: in Svizzera sono vietati gli eventi che richiamano più di 1000 persone. Qualcuno propone invece di contingentare gli ingressi a sale grandi e piccole, “una poltrona sì e una no”, per rispettare la distanza di cortesia di un metro, che però non ha alcuna evidenza scientifica: il fatidico metro sarebbe la “distanza di sicurezza droplet”, ovvero la “portata dello sputazzo”, dato che il virus si trasmetterebbe attraverso le goccioline di saliva. Applicare la “precauzione sputazzo” a una pianta teatrale già prenotata crea qualche problema. Le coppie che hanno i biglietti per due posti vicini vanno separate? Lui quella sera e lei l’indomani? Il teatro deve tenere unite le coppie o proporre un inedito “scambismo teatrale”?
Le associazioni di categoria rifiutano l’ipotesi del “contingentamento degli ingressi”, ritenuta impraticabile:
Nelle comunicazioni istituzionali odierne di alcuni Presidenti delle Regioni interessate ai provvedimenti per il contenimento del Covid-19 è emersa l’intenzione di introdurre la limitazione transitoria alla capienza di sale cinematografiche, teatri e auditori.
A tale proposito ci preme rilevare che la misura della limitazione transitoria degli accessi risulta assolutamente impraticabile nell’ambito delle rappresentazioni operistiche e teatrali e dell’esecuzione dei concerti, così come per le attività cinematografiche.
La dinamica delle vendite al botteghino nei teatri d’opera e di prosa, nei festival e nelle stagioni di musica e danza, ad esempio, si basa sulla prevendita di biglietti e abbonamenti il cui annullamento parziale comporterebbe enormi disagi – organizzativi, logistici ed economici – sia agli spettatori, sia alle istituzioni e imprese di produzione e distribuzione, sia infine alle compagnie e agli artisti.
(dal Comunicato Stampa AGIS, 29 febbraio 2020)
In questo tempo sospeso, mentre un settore fragile e sottovalutato e tuttavia strategico del “sistema paese” subisce colpi durissimi, forse è il caso di riflettere sul senso che può avere oggi l’azione culturale, soprattutto in un campo come lo spettacolo dal vivo. E immaginare azioni che portino a individuare nuove prospettive di rilancio e sviluppo. Perché prima o poi, come ha insegnato Eduardo, “ha da passa’ ‘a nuttata”.
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