AwArtMali Ateatro | 4 | Tunka ovvero l’avventura a Bamako (con qualche informazione sul teatro nella capitale del Mali)
Un viaggio teatrale in Mali e Burkina Faso con il progetto AwArtMali (Awarness Raising and info through Art on Irregular Migration Risks in Mali)
Riassunto delle puntate precedenti ☺: una capillare raccolta di testimonianze che confluiranno in un documentario e uno spettacolo teatrale sono il cuore progetto Awart Mali – ideato da Maurizio Schmidt di Farneto Teatro con Tamat ONG – che si propone di contribuire al cambio di percezione e di comportamento delle persone che vedono nella migrazione irregolare verso l’Europa la sola possibile soluzione ai loro problemi, spesso alla situazione di grande povertà in cui versano. Il 25 gennaio lo spettacolo Tunka / L’aventure è andato in scena Ouagadougou in Burkina Faso, presso il Centre Culturel Gambidi: lo spettacolo affronta con chiarezza e commozione le cause dell’emigrazione, i rischi del viaggio, le condizioni dei migranti in Europa, le enormi difficoltà al rientro.
Dopo due rappresentazioni a Oagadougou, in Burkina Faso, Tunka. L’aventure è approdato in Mali. Le prime quattro date a Bamako si sono svolte in quattro diversi spazi della città: quartieri e pubblici diversi che hanno consentito un’ulteriore messa a punto e verifica. L’edizione per la capitale privilegia ancora il francese sul bambara, ma si prova anche l’edizione bambara cento per cento, che debutterà nei villaggi.
Mercoledì 29 gennaio, lo spettacolo è stato allestito sulla terrazza di Acte Sept (Acte de Sensibiliation, Education et Pomotion Théatral), un’organizzazione storica della città, nata nel 1994 nel fermento creativo e associativo seguito all’avvento della democrazia (del 1991). Dal 1996 organizza il festival Théatre de la Réalité (che si svolge tuttora ed è biennale). Nel 1999 ha ottenuto il “premio Unesco per la promozione delle arti”. Oggi l’associazione ha carattere multidisciplinare, ma gli obiettivi sono quelle delle origini: la ricerca sulle tradizioni e i rituali legati a tutte le forme di teatro, la diffusione di messaggi di salute, igiene, protezione dell’ambiente e educazione civica, la formazione, “favorire l’integrazione fra cultura e economia, rafforzare i diritti degli artisti, appoggiare le collettività locali nella formulazione di proprie politiche culturali e nella lotta contro la povertà”, e altro ancora. In sintesi “lo scopo principale dell’associazione è che ogni persona debba poter partecipare alla vita culturale secondo le proprie scelte e esercitare proprie pratiche culturali nei limiti imposti dal rispetto de diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. Un’organizzazione solida e con le idee chiare dunque, ma con piccoli spazi, una biblioteca e salette d’incontro: l’attività si sviluppa infatti spesso in altri luoghi cittadini.
All’ingresso, prima di salire sulla terrazza dove lo spazio è stato allestito apposta per lo spettacolo, con una gradinata di circa 100 posti, ci si imbatte nel pensiero del giorno: “Gli uomini dimenticano più facilmente la morte del loro padre, che la perdita del patrimonio” (Machiavelli! Il segretario fiorentino è uno degli italiani più noti e citati al mondo).
Acte Sept ha un proprio pubblico consolidato, che accoglie con molto calore lo spettacolo. C’è anche Adama Traoré, direttore del centro da sempre, una delle personalità più importanti della scena maliana, un pioniere del teatro di promozione sociale in Mali e in Africa occidentale (è spesso in Francia ed è stato anche in Italia): nel suo intervento a fine spettacolo dice di aver apprezzato in particolare la modalità in cui è stato trattato il tema (mostrare e informare) e la qualità interpretativa: è una bella conferma per la compagnia, di buon auspicio per la tournée. Act Sept è stato il posto giusto per l’esordio maliano di Tunka.
Giovedì 30 gennaio è la volta di Theatre Blomba. Una piccola porta di ingresso in un quartiere piuttosto periferico porta in una multisala che non ti aspetteresti: è uno spazio coperto/aperto che può ospitare più o meno 700/800 persone), con un grande palco di cemento che fa un po’ discoteca, una seconda sala da circa 200 posti con gradinata, tecnicamente ben attrezzata (dove si recita Tunka) e poi salette più piccole, un bar ristorante, passaggi e corridoi gradevoli con qualche bella pianta. Il centro è privato, attivo in tutte le discipline, programmato direttamente anche con produzioni teatrali, ma utilizzato da diverse organizzazioni e molto frequentato. Lo spettacolo è previsto in tarda serata – alle 22 – dopo un affollato incontro sulle problematiche connesse a internet – pregi e limiti della rete – promosso dall’Institut Francais (“La nuit des idées”): la formula ricorda quella delle “Buone Pratiche” di Ateatro, 5 minuti massimo a intervento, panel che si alternano. Anche le cose che si dicono avrei potuto sentirle a Milano.
Allo spettacolo partecipano giovani, studenti universitari soprattutto: applausi generosi, capannelli finali (ma è troppo tardi per la discussione).
Venerdì 31 gennaio, al mattino, Tunka è accolto con grande entusiasmo dagli studenti del Conservatoire des Arts et Métiers Multimédia Balla Fasséké Kouyaté (assieme a quelli di un vicino liceo). Anche in questo caso uno spazio sorprendente: un bellissimo complesso di strutture, giardini e spazi aperti che “assicura la formazione artistica e professionale dei creatori nel campo delle arti plastiche, della danza, del design, dei mestieri multimediali, della musica, del teatro e dell’ingegneria culturale”: un’organizzazione indipendente ma totalmente finanziata dallo Stato. Il direttore generale Fofana, che interviene dopo lo spettacolo, è quasi commosso: è importante che il teatro tratti questi temi ad alti livelli di qualità interpretativa e auspica future collaborazioni (si fissa un incontro prima della fine della tournée: anche per uno scambio di idee con il corso di “ingegneria culturale”). Gli studenti del dipartimento di arti drammatiche si fermano a lungo a interrogare il regista Luca Fusi e gli attori (due sono usciti da questa scuola), sono toccati dal tema, ma interessati soprattutto alla costruzione della drammaturgia, al metodo di lavoro, alle scelte interpretative.. è un bello scambio.
Sabato 1 febbraio, alle 17.30, tocca a un quartiere popolare, Dialakorodji. Finora Bamako aveva mostrato il suo volto metropolitano, forse un po’ sgarruppato, ma da capitale. Qui la città sembra entrare nella campagna: si attraversa il grande e caotico quadrilatero del mercato alimentare (Medina), per proseguire poi in un largo stradone sterrato, rosso, polveroso e trafficato (è una delle possibili vie verso Dakar), costeggiato da case basse, un paio di belle vecchie moschee, stazioni di servizio un po’ precarie. Qui lavora da qualche anno Happy Theatre: una piccola sala (ovviamente all’aperto), gestita da un complesso giovane, che produce e ospita, lavora nelle scuole, con gli insegnanti e attività di animazione nel quartiere. Assitan Tangara, il regista che dirige il gruppo (e che in questi giorni sta seguendo un corso di perfezionamento a Ouagadougou), e Honorine Diama (a sua volta regista, autrice e attrice), non hanno solo organizzato lo spettacolo nel quartiere, scegliendo il più capiente spazio CinemaSo (Casa del Cinema) – un vecchio cinema di quartiere, naturalmente all’aperto, anch’esso sterrato, rosso e polveroso – ma hanno collaborato al complesso dell’organizzazione della tournée di Tunka a Bamako. Honorine, che ha diversi spettacoli al suo attivo, circondata da insegnanti-animatori locali, racconta dei laboratori in corso, ma anche dello stato dell’arte nella città: è un momento particolarmente vivace, è in corso un ricambio generazionale, i soci di Happy Theater – usciti da qualche anno dal Conservatoire – come altri giovani stanno dandosi molto da fare: oltre all’attività continuativa nella propria sala, distribuiscono capillarmente i propri spettacoli nella città (soprattutto nei cortili di case ospitali, dove il pubblico accorre spontaneamente), organizzano un festival, stanno moltiplicando le relazioni internazionali in Africa e anche in Europa, cogliendo tutte le occasioni di formazione possibile.
Assieme al volto della città, a CinemaSo cambia anche il pubblico: allo spettacolo, alle 17, partecipano molte donne, pochi gli uomini adulti – ma fra questi gli insegnanti che seguono il laboratorio teatrale – e poi moltissimi bambini, silenziosi e attenti. La concentrazione è altissima, gli applausi alla fine calorosi e liberatori. All’Ambasciatore della Delegazione dell’Unione Europea nella Repubblica del Mali, Bart Ouvry, lo spettacolo gli piace molto: il suo intervento, non troppo formale, viene apprezzato alla gente, contenta che sia venuto lì, nel loro quartiere. Molti lo ringraziano e salutano, le donne salutano e ringraziano tutti.
Tunka prosegue la tournée a Katy e in 14 villaggi rurali. Tornerà a Bamako mercoledì 19 febbraio all’Institut Français.
Le informazioni sul teatro a Bamako avrebbero dovuto essere integrate con le cronache dal Festival sur le Niger di Ségou. E’ il festival il più importante del paese, teatrale e musicale (4-9 febbraio 2020). Era previsto un passaggio anche per raccontare il Progetto AwArtMali allo stand della Comunità Europea: l’allerta terrorismo ha impedito questa deviazione dal percorso di Tunka.
In compenso l’accoglienza nei villaggi rurali sta riservando momenti indimenticabili: non solo per la partecipazione e la risposta allo spettacolo, ma anche perché il passaggio della compagnia è un vero e proprio avvenimento, spesso festeggiato con danze, musica e in un caso anche con un’esibizione acrobatica in maschera. E prosegue fino al 22 febbraio!
Progetto AwArtMali (Awarness Raising and info through Art on Irregular Migration Risks in Mali). Cofinanziato dal fondo per l’asilo e l’integrazione dell’Unione Europee, coordinato da Tamat NGO in partenariato con ISMU, Giusti Eventi, Farneto Teatro, Instrategies, Cogenia, Cardet.
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