#artepartecipativa | Spunti e riflessioni intorno all’arte partecipativa: l’incontro a cura del Teatro Periferico
In vista dell’incontro del 3 marzo 2018, #BP2018 Verso le Buone Pratiche del Lavoro | Teatro, performance e arti partecipative: un nuovo crocevia disciplinare e professionale, pubblichiamo alcuni materiali relativi all’incontro “Spunti e riflessioni intorno all’arte partecipativa” a cura del Teatro Periferico.
Nell’ottobre del 2017, presso la Casa dei Diritti, in partnership con la Associazione Culturale Ateatro e con il patrocinio di Fondazione Cariplo e del Comune di Milano, Teatro Periferico ha organizzato un evento legato al progetto Case Matte, il tour teatrale in nove ex manicomi italiani, durante il quale la compagnia, dal 2012 al 2017 ha presentato lo spettacolo Mombello. Voci da dentro il manicomio, oltre a eventi letterari, artistici e sociali intorno al tema della memoria della vita degli internati e della salute mentale in genere.
Allo spettacolo si sono aggiunti successivamente il libro Mombello. Un’inchiesta teatrale, uno spettacolo, un viaggio edito da Sensibili alle foglie e la mostra Per uscire e basta – Follia e manicomio nella rappresentazione artistica a cura di Daniela Rosi, scenografa, docente dell’Accademia di Belle Arti di Verona, ricercatrice dell’ “Osservatorio nazionale di Outsider Art” che si occupa del monitoraggio delle opere che escono dai luoghi di cura.
Durante l’evento è stato organizzato un incontro dal titolo Spunti e riflessioni intorno all’arte partecipativa, intendendo per arte partecipativa quei progetti che si sviluppano fuori dal teatro, basati su una ricerca sul campo, legati ai territori, con tempi lunghi, che possono cambiare forma nel tempo e nei quali l’artista, come scrive Claire Bishop nel suo Inferni artificiali “è visto meno come produttore singolo di oggetti specifici e più come collaboratore e produttore di situazioni”.
L’incontro moderato da Oliviero Ponte di Pino, volutamente multidisciplinare, ha visto attorno al tavolo: Gabi Scardi, curatrice, scrittrice e docente, esperta di pratiche artistiche contemporanee; Fabrizio Fiaschini, direttore dei Teatri del Sacro, docente di Storia del teatro e dello spettacolo medievale e moderno; Stefano Laffi, ricercatore sociale presso l’agenzia di ricerca sociale Codici, esperto in culture giovanili. Ognuno ha presentato un diverso punto di vista sulle forme di coinvolgimento del pubblico non solo come fruitore di prodotti, ma come protagonista di processi. Quali gli obbiettivi? Quali i rapporti con i committenti? Ha senso un’arte partecipativa che non lavori sui conflitti? Quanto conta l’elemento formale, estetico, autoriale e quanto quello etico? Lavorare sulla memoria che riporta al passato comporta anche lavorare sul desiderio che progetta il futuro? Il protagonismo del pubblico non corre il rischio di nascondere una forma di narcisismo di massa? Qual è il rapporto tra professionismo e amatorialità?
Durante la discussione sono state anche affrontate alcune delle domande sollevate da operatori e artisti convocati qualche giorno prima alla tavola rotonda “La gente pratica (il teatro)”. Il laboratorio teatrale nei percorsi di riabilitazione psichiatrica, in collaborazione con Van-Ghé Ambulatorio d’arte, che aveva visto la presenza di molti gruppi di operatori e artisti legati a forme di teatro sociale.
Con l’incontro si è voluto proporre differenti punti di vista (artistico, sociale, teatrale, politico) sul tema dell’arte partecipativa; sostenere le forme d’arte come possibilità di riabilitazione e aprire un confronto costruttivo tra chi le pratica; creare un collegamento tra il tavolo teorico e le esperienze concrete di chi “pratica” l’arte in questi contesti e coinvolgere le fasce più giovani nella discussione ai tavoli.
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