#BP2018 Obiettivo lavoro | Il documento programmatico

I temi e i partecipanti della giornata del 24 marzo 2018 alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano.

Pubblicato il 25/01/2018 / di and / ateatro n. #BP2018 , #BP2018 Lavoro , 164

Associazione Culturale Ateatro

 

 

 

 

#BP2018 Le Buone Pratiche del Teatro

Obiettivo lavoro: nuove professionalità, occupazione, welfare, formazione
a cura di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino

in collaborazione con

 

 

24 marzo 2018, ore 9.00-18-00
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, viale Pasubio 5, Milano

A seguire aperitivo musicale con Giangilberto Monti presso Casa della Associazioni/Nonriservato, via Marsala 8

 

 

Il documento programmatico
a cura di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino

Le trasformazioni della società e del mondo del lavoro investono anche lo spettacolo.
La disintermediazione e la svalutazione del lavoro intellettuale, la precarizzazione e l’auto-impreditoria, la crisi del welfare segnano una fase di difficoltà, ma anche possibili opportunità: nelle figure professionali, nei contratti, nei diritti, nella internazionalizzazione, nel rapporto con il pubblico e con i media, nella gestione dell’intermittenza, nel sostegno alla creatività.
Da queste considerazioni è nata la scelta di dedicare il prossimo appuntamento nazionale delle Buone Pratiche del Teatro al tema del lavoro. Discuteremo di “nuove professionalità, formazione, occupazione, welfare” il 24 marzo 2014, presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, viale Pasubio 5, Milano. Il progetto è frutto della collaborazione della Associazione Culturale Ateatro con Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione di Vittorio e Fondazione Symbola.

L’impatto della crisi economica sul settore dello spettacolo dal vivo è stato significativo, con ricadute rilevanti sull’organizzazione, sulla qualità e sulla stessa identità del lavoro. Fra gli effetti più rilevanti, la contrazione dei consumi culturali (che già vedevano l’Italia agli ultimi posti in Europa) e l’ulteriore progressiva riduzione della spesa pubblica per la cultura (e anche in questo l’Italia è a fondo classifica).
La minore disponibilità di risorse ha determinato una contrazione, ma soprattutto una diversa strutturazione, della “distribuzione”, sia per quanto riguarda i Circuiti sia per quanto riguarda le scelte e modalità di programmazione delle sale, anche con trasformazioni sostanziali dei modelli di gestione. Alla riduzione dei consumi ha corrisposto un paradossale aumento dell’offerta produttiva, tanto a livello di teatri istituzionali quanto nell’area indipendente.
A pagare il prezzo di un aumento dell’offerta accompagnato da una riduzione della domanda sono stati in primo luogo i lavoratori. I (nuovi) Teatri Nazionali e TRIC producono fino a 15-20 spettacoli l’anno, ma offrono ai lavoratori, artistici e tecnici, periodi di occupazione sempre più brevi. Parallelamente, soprattutto a livello giovanile, si crea impresa con facilità e leggerezza, spesso senza credibili strategie economiche e con scarsi sbocchi di mercato, e a volte anche senza forti motivazioni artistiche: il risultato è un inevitabile e inesorabile auto-sfruttamento.
Non sono mancate risposte concrete a questi problemi, più o meno nuove, creative e efficaci. Si sono diffusi nuovi modi di selezione, a cominciare dai bandi (degenerati poi anche a causa dell’eccessivo ricorso e della burocratizzazione del meccanismo). Si stanno affermando spazi di nuova concezione, multidisciplinari e multifunzionali, si è diffuso su scala nazionale il modello della residenza, in forme nuove o rivisitate. Altre opportunità vengono offerte dai processi di internazionalizzazione, dalla diffusione del teatro sociale nella sua varie articolazioni. Un altro possibile ampliamento del mercato del lavoro può arrivare da un più stretto rapporto fra le diverse discipline e con altri media. Sono entrate in campo in modo sempre più rilevante le Fondazioni di origine bancaria. L’obiettivo sempre più condiviso della crescita quantitativa e soprattutto qualitativa del pubblico sta producendo progetti innovativi, e anche quando si è appiattito sul marketing ha costretto anche le organizzazioni più refrattarie a “ragionare” nell’ottica della promozione (aprendo lo spazio alle varie forme di social media management) .

Tutti questi problemi e opportunità, come tutte le risposte e le iniziative che hanno generato, ruotano intorno al nodo del lavoro e della sua dignità. Si inseriscono in uno scenario più ampio, che riguarda in primo luogo il diverso statuto del lavoro nelle società contemporanee: nelle società Occidentali sembra aver perso la sua centralità nella definizione dell’identità personale (come dimostrano anche le proposte del “reddito di inclusione”, di “cittadinanza” o di “dignità”). La rapidità dell’innovazione tecnologica rende molte professionalità obsolete nel giro di alcuni anni, innestando processi di riposizionamento che devono prevedere opportunità di riqualificazione professionale e di formazione permanente. In campo culturale, viviamo in una società dell’informazione diffusa, un flusso che attraversa senza sosta le nostre esistenze. La produzione di contenuti (testuali, audio, video) è in crescita esponenziale, e tuttavia chi la realizza in genere non viene remunerato (mentre i grandi player della rete risucchiano profitti giganteschi).
Il tema del lavoro culturale non riguarda dunque solo chi opera in questo settore, riguarda tutti i cittadini. Al di là dei diritti o delle aspirazioni degli operatori dello spettacolo (o di chi sogna di diventarlo), il lavoro culturale si intreccia con il tema della democrazia: la crescita culturale è condizione di libertà e di uguaglianza, rimuovere gli ostacoli che impediscono il libero sviluppo della personalità è un dovere della Repubblica, come lo è sostenere le arti e la ricerca (art. 3 e art.9 della Costituzione).
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un innegabile attivismo sul fronte governativo e parlamentare, anche con approcci innovativi: vedi per quanto riguarda il FUS i criteri del Decreto 1° luglio 2014, i sostegni ai consumi culturali attraversi i Bonus (come quelli destinati agli insegnanti e ai diciottenni). La consapevolezza dei problemi del settore ha perfino prodotto alla fine del 2017 una nuova legge, il cosiddetto Codice dello spettacolo (un anno dopo la legge sul cinema).
Non si sono tuttavia definite strategie per affrontare i nodi storici irrisolti del sistema, che si sono progressivamente aggravati: come il differenziale – di risorse, di qualità delle organizzazioni e della produzione, di fruizione – fra Nord e Sud, centro e periferie, aree metropolitane e provincia.
Il percorso che porterà alla definizione dei necessari decreti attuativi del Codice dello Spettacolo rappresenteranno una fondamentale occasione di riflessione e di confronto.

La giornata del 24 marzo

Questi i nuclei tematici che cercheremo di mettere a fuoco – attraverso interventi e, se possibile, qualche caso e buona pratica – nel percorso e nella giornata del 24 (senza escludere ulteriori approfondimenti in occasioni successive).

IL LAVORO CULTURALE: LE TENDENZE
Cosa sta cambiando e perché nella considerazione, nella funzione, nell’organizzazione del lavoro intellettuale?

TUTTI I NUMERI DEL LAVORO CULTURALE E DELLO SPETTACOLO
Anche grazie alla collaborazione con le Fondazioni citate, cercheremo di mettere a confronto, capire e discutere i dati disponibili a livello italiano e europeo e, attraverso i dati, le trasformazioni e le tendenze.

LA COMPAGNIA E LA QUALITA’ DEL LAVORO
La compagnia è la struttura portante del teatro italiano: è l’ambiente creativo, la casa, il vivaio, la “pianta organica”. Torneremo su un tema storico, un nodo irrisolto e ancora fondamentale: quello della compagnia “stabile”, e delle diverse possibili forme di compagnia

IMPRESA E AUTOIMPRENDITORIALITA’
DALL’IMPRESA ALL’IMPRESA CULTURALE E AL TERZO SETTORE: negli ultimi anni l’accento si è posto sempre più spesso sul carattere di “impresa” delle organizzazioni dello spettacolo, forse a discapito della loro specificità artistica. E, per molti fra i gruppi più giovani, l’AUTOIMPRENDITORIALITA si è forse rivelata più una trappola, un equivoco, che una reale opportunità.

IL LAVORATORE E IL LAVORO NELLO SPETTACOLO: DIRITTI E TUTELE
I diritti dei lavoratori dello spettacolo sono continuamente messi in discussione, e i CCNL (perennemente in fase di rinnovo) sono sempre meno applicati. Occorre un quadro di regole che consenta di esercitare e coltivare la specificità del lavoro creativo (tempi di lavoro e di aggiornamento) e assieme garantisca tutti i diritti e le tutele del lavoratore dipendente.

LA FORMAZIONE E LA FORMAZIONE PERMANENTE
In che misura il sistema della formazione (artistica, tecnica, manageriale, a livello professionale e universitario), è corresponsabile del degrado e dei problemi occupazionali del settore? E’ in grado di preparare ai “cambiamenti”? Come “accompagna” al lavoro? E’ possibile (anche grazie ai fondi già esistenti presso l’INPS) attivare un sistema efficace e qualificato di formazione permanente e aggiornamento? E’utile e possibile incentivare la MOBILITA’ a scopo formativo?

POLITICHE LOCALI E POLITICHE NAZIONALI
Anche a partire dai Decreti Attuativi del Codice dello Spettacolo, e attraverso le normative legate ai finanziamenti pubblici (statali e regionali) e le politiche locali, come è possibile incentivare la qualità e la quantità dell’occupazione in modo efficace?

NUOVO PUBBLICO E NUOVI MERCATI
Più lavoro, migliori condizioni di lavoro, maggiore consapevolezza sociale sono strettamente collegati a un auspicabile (e possibile) ampliamento del pubblico e del mercato: interventi strutturali nella scuola, la nuova frontiera della performance e delle arti partecipative (vedi l’incontro del 3 marzo), teatro sociale e di comunità, presenze più incisive nelle periferie, attività più capillare in provincia e al Sud, e ancora il rapporto con il patrimonio e con il turismo.

Interverranno, tra gli altri:

Lucio Argano

Claudio Bernardi (CIT-Centro di Ricerca e Iniziative Teatrali “Mario Apollonio”, Milano)

Emanuela Bizi (SLC CGIL)

Fanny Bouquerel

Maurizio Busacca (Università Ca’Foscari Venezia)

Marco Cacciola (attore)

Roberto Calari (CulTurMedia Cultura Turismo Comunicazione Legacoop)

Gaetano Callegaro (Manifatture Teatrali Milanesi)

Alessandro Caramis (Istat)

Patrizia Coletta (Fondazione Toscana Spettacolo)

Franco D’Ippolito (Teatro Metastasio, Prato)

Filippo Del Corno (Assessorato alla Cultura, Comune di Milano )

Daniele Di Nunzio (Fondazione Di Vittorio)

Valentina Falorni (IT Festival e AV Turnè)

Mario Ferrari (Pandemonium Teatro, Bergamo)

Claudio Longhi (Emilia Romagna Teatro Fondazione)

Luca Mazzone (Cresco)

Massimo Mezzetti (Assessorato alla Cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità, Regione Emilia-Romagna)

Ferdinando Montaldi (INPS)

Valentina Montalto (JRC – Joint Research Center)

Roberto Naccari (Santarcangelo Festival)

Donato Nubile (smart.it)

Angelo Pastore (Teatro di Genova)

Andrea Rebaglio (Fondazione Cariplo)

Giampiero Solari (Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”)

Giulio Stumpo (Associazione Culturale Ateatro)

Antonio Taormina (Fondazione Symbola e Università di Bologna)

Ilaria Zanotti (Incontro Allievi Attori)

Elena Bucci, Roberto Latini, Marco Manchisi, Marco Sgrosso (intervento all’improvviso)

 

Per informazioni e per registrarsi: segreteria@ateatro.org / 389 6308310

Si ringrazia

 




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