#Sanremo2017 | La folla grida e la scimmia nuda balla
Quante volte sentiremo cantare la parola amore questa settimana?
Luca Monti sta seguendo #sanremo2017 per ateatro.it e per trovafestival | la cultura in movimento
I testi delle canzoni in gara tracciano ogni anno la mappa del sentire pop italiano: tra amore e vita, niente baci e niente sesso, tanto da capire, occhi nella notte, pioggia e vento, poco sole e poco mare, e … una scimmia nuda che balla.
Dante Alighieri, XXIV canto del Purgatorio: “Io mi son un che quando amor m’ispira, noto e ciò che ditta dentro vo significando”. Dalla poesia del sommo poeta alla linea petrarchista della letteratura italiana, dalla leopardiana memoria al melodramma e a Cantanapoli: niente di nuovo, non dobbiamo spaventarci per questo caleidoscopio sanremese. AMORE è sempre la parola vincente, la più usata: compare 57 volte nelle 22 canzoni di questo 67° festival.
Attenzione però, c’è una sorpresa: se la sola canzone di Elodie (non so chi sia, ma è tra i big) dice 28 volte 28 AMORE, in effetti il termine è meno inflazionato rispetto al passato recente: lo si cita circa una media di una volta a brano.
Che amore sarà, allora? I più attempati insistono sullo stereotipo cortese.
“Tu sei passione e tormento, tu sei aurora e tramonto.” (Michele Zarrillo)
“C’è una strada per sempre dove con te voglio andare.” (Ron)
Un brivido proibito? “Un istante di complicità, un deserto di felicità.” (Lodovica Comello)
L’eterno romantico triste: “Quando stiamo insieme non esiste più una nuvola.” (Bianca Atzei)
Mogol ci riprova con un giovanissimo Michele Bravi: “Almeno tu rimani fuori dal mio diario degli errori”.
Sergio Sylvestre canta sul Titanic: “In questo disastro mentre affondo io penso a te”.
Lo sfortunato Masini lancia la sua minaccia: “Tornerei daccapo nella stessa stanza, farei tutto di nuovo”.
Pregevole è l’amore per sé stessi della bravissima Paola Turci: “Fatti bella per te, se un’emozione ti cambia, tu dalle ragione”.
L’amore sanremese è un sentimento strettamente legato alla VITA: 21 menzioni. Non è certamente un fatto di CUORE, citato solo 8 volte. E non c’è nemmeno (attenzione!) un BACIO e men che meno SESSO… Nemmeno nominati! Tempi duri…
Per fortuna qualcosa di hot lo si rintraccia in Bernabei: “Ho aperto uno spiraglio nel tuo intimo, non ho bussato, però sono entrato piano” (e meno male!).
I casti ma decisi Raige e Giulia Luzi (sono big, vi giuro) intonano: “Togliamoci la voglia stanotte”.
La VITA, si diceva, è la protagonista di un brano sanremese doc, quello della consolatoria Fiorella Mannoia: “Che sia benedetta, per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta”.
Seguono gli OCCHI persi nella NOTTE, menzioni 19.
A sottolineare precariato, crisi, instabilità etica e politica, siamo ossessionati dal CAPIRE, verbo più usato: 18 volte.
In effetti serpeggia una certa “confusione”: Chiara compie trent’anni e appare sola, stanca e volubile: “Avrò sempre occhi stanchi e mancherai, poi mi abituerò”.
Gigi D’Alessio rimpiange la sua mamma, e va bene, non c’è nulla di nuovo. Confusi anche certi giovani: Nesli e Alice Paba (per un attimo avevo letto con stupore Irene Papas) sentenziano: “Tu, se questo è il senso lo sai tu, quello che cerco non c’è più”, vai a capire.
In questo specchio di incertezze c’è l’esile Pulcinella di nome Clementino, con parole in napoletano che fanno una tenerezza da libro Cuore: “Tu ca me parl cu l’occhi. Questa non è l’aria che respirerai, ricordi quando eravamo noi”. Nemmeno Giulio Andreotti nel 1948 pensava che la gioventù partenopea fosse così…
Soffia un gran VENTO in terra italiana (10 citazioni), accompagnato dalla PIOGGIA e dal PIOVERE (9). Non è nemmeno più il paese del MARE, solo 5 volte, e del SOLE, appena 4 menzioni. Niente FIORI quasi scomparsi, a parte l’inossidabile Albano con “Rose e spine”.
E per concludere…
Son tanti quei lamenti, quei giovani emergenti,
Tra tutti una cometa quella di Ermal Meta:
Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai
e ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai,
con Samuel dei Subsonica:
Noi riusciremo a dare
un nome alle paure che ancor ci fan tremare.
Risuonan come oro
le parole di Fabrizio Moro:
Portami via dai momenti,
da questi anni invadenti.
E in mezzo a tante rime, ritornelli, frasi fatte,
non abbiamo trovato uguale,
la miglior metafora è il Karma Occidentale:
la folla grida un mantra, l’evoluzione inciampa, la scimmia nuda balla
nelle parole sante del geniale Francesco Gabbani.
Buon festival a tutti!
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